Definire il suono di un pickup e il suo ruolo nel timbro di una chitarra non è mai facile. Allo stesso modo, riconoscere il carattere di uno strumento e misurare in maniera oggettiva quanto è in grado di influenzare la risposta di un magnete è tutt'altro che banale. Nulla però crea problemi come avere due Stratocaster dalle personalità profondamente lontane tra loro e trovarsi un saldatore tra le mani.
Da ormai un decennio - giorno più, giorno meno - due simil-Strat molto particolari mi fanno compagnia. Una è quella che ho affettuosamente battezzato Rozzocaster, un assemblato con body in frassino, manico in acero e palissandro recuperato da una vecchia LTD, DiMarzio Tone Zone al ponte e una coppia di single coil Fender Original '57/'62 per centro e manico. L'altra è una Manne Raven in korina con camere tonali sotto un top in pioppo, tastiera in resina e un set di pickup "della casa".
Brillante e accompagnata da due single coil molto squillanti la prima, calda e dall'elettronica più morbida la seconda, sembravano un banco di prova ideale per sbizzarrirsi con uno "scambio di cervelli" in piena regola.
I Fender Original '57/'62 montati sulla Rozzocaster si basano su magneti alnico 5 e conduttore formvar. Sei poli staggered e smussati fanno il paio con delle cover color crema dall'aspetto piacevolmente retrò. Per essere dei pickup d'ispirazione vintage (pare siano stati disegnati a partire da una Stratocaster del '63), hanno un'uscita decisamente consistente. La loro voce è molto aperta sugli acuti, non particolarmente marcata sui medi, con bassi ben presenti ma mai gonfi.
Sui pickup della Manne non so molto, se non che hanno un'uscita inferiore e, pur conservando una discreta percussività e una dose di acuti ragguardevole, privilegiano maggiormente le frequenze medie e si caratterizzano per dei bassi più rotondi. Anche per loro i poli sono staggered e i magneti, per quanto ne so, in alnico 5.
Per intenderci, mentre coi primi è difficile uscire da territori blues tradizionali, i secondi si sono trovati più volte a loro agio in ambito jazz, coi dovuti accorgimenti. Scambiare di posto i due set avrebbe avuto lo scopo di bilanciare maggiormente le chitarre, aprendo di più la Manne e addolcendo un pizzico la Rozza (anche allo scopo di rendere più uniforme la sua voce in relazione all'humbucker presente al ponte).
L'esito, va detto, è stato alquanto felice. Il tema dell'articolo, però, vira su altro: l'operazione è stata anche un'occasione per registrare le due chitarre prima e dopo il cambio-pickup, confrontando nella maniera più oggettiva possibile (seppur non scientifica) i quattro suoni che ne sono derivati, cioè Rozzocaster con pickup Fender, Manne con pickup Manne, Rozzocaster con pickup Manne, Manne con pickup Fender.
Nel video, potete ascoltare i singoli clip al seguente minutaggio:
02:35 - Rozza con Fender, manico
02:50 - Rozza con Manne, manico
03:00 - Manne con Manne, manico
03:14 - Manne con Fender, manico
03:35 - Rozza con Fender, centro
03:47 - Manne con Fender, centro
03:57 - Manne con Manne, centro
04:05 - Rozza con Manne, centro
04:19 - Rozza con Fender, Rozza con Manne, Manne con Manne, Manne con Fender, centro più manico 2 battute per configurazione
04:49 - Manne con Manne, centro più ponte
05:00 - Manne con Fender, centro più ponte
05:10 - Manne con Manne, ponte
05:14 - Manne con Fender, ponte
Quanto emerge dai confronti diretti dei clip sonori è che una differenza timbrica è più immediata quando si cambia pickup a parità di chitarra che non viceversa. Gli esempi suonati al manico fanno notare in maniera chiara come i pickup Fender sulla Rozza suonino particolarmente aperti, quasi slabbrati, per lasciare invece il posto a un tono molto più pacato e compatto quando la stessa chitarra monta i Manne. Viceversa, la Manne con i suoi pickup al manico fatica quasi a tirare fuori frequenze acute, privilegiando l'attacco delle note e un tono molto legnoso, che si apre di armoniche alte quando la chitarra ospita invece il set Fender.
Un carattere di fondo è comunque riconoscibile negli strumenti: i nuovi microfoni non li snaturano, ma vi appongono una firma importante, tanto che le differenze non sono così palesi quando si vanno ad ascoltare gli stessi pickup su due chitarre differenti. Nel video, accade coi clip del pickup centrale: delle differenze sono udibili e, sotto le dita, una risposta diversa è evidente, ma a un ascolto distratto tutto si riduce a delle sfumature. Ora le note hanno una punta di medio-alte in più, ora strizzano fuori qualche acuto extra, e quanto ciò pesi in percentuale sulla resa finale potrebbe essere argomento di discussione per ore.
Come suonino davvero - ma davvero - le due chitarre e che timbro abbiano i rispettivi pickup di per sé resta ancora un bel dilemma. Tuttavia, se così non fosse, forse non sarebbe così divertente perseguire la propria personale avventura per il suono definitivo. |