La versatilità della Telecaster con Gennaro Porcelli
di redazione [user #116] - pubblicato il 04 gennaio 2023 ore 14:00
Due pickup, ponte fisso e una scheda tecnica essenziale, eppure ancora oggi è la regina: Gennaro Porcelli racconta il suo approccio alla voce blues - ma non solo - che la Telecaster nasconde tra le sue corde.
Abbiamo incontrato il bluesman presso gli studi RR Sound di Napoli e con lui abbiamo trascorso un denso pomeriggio a parlare di chitarre, suono e approccio allo strumento. Quando sulla rastrelliera le mani hanno sfiorato le curve inconfondibili di una Telecaster, parlare di twang era d’obbligo. Meno scontato è stato scoprire la versatilità di cui la chitarra è capace a fronte di una configurazione e di una catena del suono quanto mai semplici.
Gennaro, che nella band di Edoardo Bennato rappresenta forse l’estensione più puramente blues per sound e approccio, e che da sempre costruisce il suo suono con pochi elementi - ma ben studiati - ci racconta quanto sia importante conoscere il proprio strumento, padroneggiare controlli e tocco. Nella sua personale ottica, solo più in là arriva il momento di aggiungere elementi che possano quindi espandere le possibilità espressive del chitarrista, e non rappresentino un tentativo di ovviare ai propri limiti.
A rendere il tutto più evidente, tra le sue mani c’è un modello in stile Telecaster, una delle sei-corde più elementari e antiche in circolazione. Spesso tacciata di essere uno strumento spartano, svela di avere una pletora di suoni al suo interno, se la si conosce abbastanza a fondo.
Quella imbracciata da Gennaro è una chitarra costruita dalla liuteria italiana Marvit Guitars su sue specifiche. La configurazione è quella classica con ponte fisso a tre sellette e due pickup. Si tratta di una coppia di Joe Barden Danny Gatton, che del leggendario chitarrista riprendono brillantezza e aggressività con una risposta organica invidiabile. Il manico, più sottile del solito per una Telecaster old-school, condisce l’insieme con una suonabilità più pratica per chi ama passaggi veloci o bending profondi.
È inaspettato scoprire poi come il suono di Gennaro non venga costruito da tasselli graduali per puliti, crunch e distorti. Funziona invece - in un certo senso - per sottrazione: il suo suono base è quello dell’amplificatore insieme con la corposa distorsione di un pedale in stile Marshall Bluesbreaker sempre attivo, poi modulato col volume della chitarra per tornare a un suono pulito e andare ogni volta a trovare il giusto equilibrio di volume, sustain e grinta per ciò che si va a eseguire.
Nel blues elettrico, parliamo di un approccio gustoso e perfettamente comprensibile. Ma quanti si affiderebbero a una catena del genere per lanciarsi in escursioni dal sapore jazzistico o per esplorare i dolci e solari bassi alternati di Chet Atkins? Eppure, tutti quegli orizzonti si scoprono essere a un passo di distanza, a una rotazione di potenziometro o a un tocco di switch.