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D’Ambra Grigia e Canfora (articolo o diario?)
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di Alexander25 [user #607] - pubblicato il 12 marzo 2008 ore 12:52
Ieri grazie ad un invito fortuito io e la Peste abbiamo assistito a questo evento gratuito di teatro d'avanguardia e sperimentale.“D’Ambra Grigia e Canfora”, tratto da una poesia del poeta persiano Qatran, è il titolo della performance di Raffaele Curi.
"Un granello di sabbia per parlare poeticamente dell’annoso, difficile rapporto tra noi e i popoli chiamati arbitrariamente orientali.Un susseguirsi di immagini ed emozioni molto forti.
Nella struttura dell’Antico Mercato del Pesce degli Ebrei, allestita oltre per il simbolismo stesso che sottindente, presenta dei pannelli futuristi che circondano l'intera struttura e sulle quali vengono proiettate immagini, video tratti da film orientali, frasi di James, Yeats e tratte dal Corano e dalla Bibbia.
Presente al centro un attore arabo con un agnellino adagiato sulle gambe incrociate.
L'eterna differenza ed il disagio della cultura orientale/occidentale, due aerei partono dalle piramide al Big Ben, fino a fermarsi ad un passo dalle stesse, in quello che ovviamente richiama le torri gemelle ed ecco che viene proiettata un'enorme bandiera degli USA sui pannelli che aprendosi...eccoli: i Village People, in carne ed ossa, dal vivo con la loro YMCA, l'inno della futilità occidentale ma anche della diversità, l'inno all'omosessualità ed anche alla libertà.Poi le scene più forti:
Alessandro Pintus, ballerino di budò, un’antica danza giapponese, ci anticipa che si presenterà senza veli: una nudità intesa come purezza e riprende le parole delle sacre scritture: “se non ci spogliamo dei nostri averi non entreremo da nessuna parte”.
Il suo nascere dalla sabbia, bendato. Cieco cerca qualcosa, ma non lo trova, sbatte colpi fortissimi sulle strutture, lancia disperato la terra rossa che è il palcoscenico, disperato, agghiacciante nudità che non lascia quel senso di pudore, che va oltre, quell'oltre che tutti ultimamente cerchiamo.
Arte, espressione estrema del proprio corpo e della danza.
E' riuscito a trasmettermi cose che a parole sono poco esprimibili.
Questa è senz'altro Arte, quella che si capisce, ma non si può spiegare, quella che ognuno da la sua interpretazione e così deve essere.
La stessa band americana viene incorniciata in tutta quest'orgia di suoni ed immagini, tanto da dimenticarti anche di applaudirli, come per non interrompere questo continuum di cui loro stessi fanno parte, dal quale non possono distaccarsi.
Insomma vengono visti per quell'immagine che rappresentano, in carne ed ossa, non un video, per dare un messaggio ancora più forte.
Di diversità, ma di unione.
Aerei di ogni nazione con un rumore assordante sempre più forte si trasformano in angeli.
Una tessitrice di tappeti, gli stessi che vengono proiettati sul pubblico, facciamo tutti parte della stessa trama, disegnata apposta per noi da qualcosa di superiore che ci accomuna.
L'agnello, Sem, Cam e Jafet appaiono: Noi discendiamo da Cam.
Ragazzi in partenza all'inizio con i loro trolley girano in un battito di orologio, un'intreccio Kubrik/the Wall, torneranno alla fine bendati, il loro viaggio è finito, ma solo uno avrà capito, gli altri rimarranno lì, bendati affiancati all'uscita, mentre noi, pubblico, sfiliamo via, a ricordarci la nostra cecità, sotto lo sguardo severo dei tre pro-genitori, figli di Noè imponenti e al centro l'orientale, l'occidentale e l'agnello...Perla:
E il falco potrà ancora udire il richiamo del falconiere?
(W.B.Yeats – il secondo avvento).AlexUnder
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Ieri grazie ad un invito fortuito io e la Peste abbiamo assistito a questo evento gratuito di teatro d'avanguardia e sperimentale. “D’Ambra Grigia e Canfora”, tratto da una poesia del poeta persiano Qatran, è il titolo della performance di Raffaele Curi.
"Un granello di sabbia per parlare poeticamente dell’annoso, difficile rapporto tra noi e i popoli chiamati arbitrariamente orientali. Un susseguirsi di immagini ed emozioni molto forti.
Nella struttura dell’Antico Mercato del Pesce degli Ebrei, allestita oltre per il simbolismo stesso che sottindente, presenta dei pannelli futuristi che circondano l'intera struttura e sulle quali vengono proiettate immagini, video tratti da film orientali, frasi di James, Yeats e tratte dal Corano e dalla Bibbia.
Presente al centro un attore arabo con un agnellino adagiato sulle gambe incrociate.
L'eterna differenza ed il disagio della cultura orientale/occidentale, due aerei partono dalle piramide al Big Ben, fino a fermarsi ad un passo dalle stesse, in quello che ovviamente richiama le torri gemelle ed ecco che viene proiettata un'enorme bandiera degli USA sui pannelli che aprendosi...eccoli: i Village People, in carne ed ossa, dal vivo con la loro YMCA, l'inno della futilità occidentale ma anche della diversità, l'inno all'omosessualità ed anche alla libertà. Poi le scene più forti:
Alessandro Pintus, ballerino di budò, un’antica danza giapponese, ci anticipa che si presenterà senza veli: una nudità intesa come purezza e riprende le parole delle sacre scritture: “se non ci spogliamo dei nostri averi non entreremo da nessuna parte”.
Il suo nascere dalla sabbia, bendato. Cieco cerca qualcosa, ma non lo trova, sbatte colpi fortissimi sulle strutture, lancia disperato la terra rossa che è il palcoscenico, disperato, agghiacciante nudità che non lascia quel senso di pudore, che va oltre, quell'oltre che tutti ultimamente cerchiamo.
Arte, espressione estrema del proprio corpo e della danza.
E' riuscito a trasmettermi cose che a parole sono poco esprimibili.
Questa è senz'altro Arte, quella che si capisce, ma non si può spiegare, quella che ognuno da la sua interpretazione e così deve essere.
La stessa band americana viene incorniciata in tutta quest'orgia di suoni ed immagini, tanto da dimenticarti anche di applaudirli, come per non interrompere questo continuum di cui loro stessi fanno parte, dal quale non possono distaccarsi.
Insomma vengono visti per quell'immagine che rappresentano, in carne ed ossa, non un video, per dare un messaggio ancora più forte.
Di diversità, ma di unione.
Aerei di ogni nazione con un rumore assordante sempre più forte si trasformano in angeli.
Una tessitrice di tappeti, gli stessi che vengono proiettati sul pubblico, facciamo tutti parte della stessa trama, disegnata apposta per noi da qualcosa di superiore che ci accomuna.
L'agnello, Sem, Cam e Jafet appaiono: Noi discendiamo da Cam.
Ragazzi in partenza all'inizio con i loro trolley girano in un battito di orologio, un'intreccio Kubrik/the Wall, torneranno alla fine bendati, il loro viaggio è finito, ma solo uno avrà capito, gli altri rimarranno lì, bendati affiancati all'uscita, mentre noi, pubblico, sfiliamo via, a ricordarci la nostra cecità, sotto lo sguardo severo dei tre pro-genitori, figli di Noè imponenti e al centro l'orientale, l'occidentale e l'agnello... Perla:
E il falco potrà ancora udire il richiamo del falconiere?
(W.B.Yeats – il secondo avvento). AlexUnder
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