
Steve Rothery nasce a Brampton in UK nel novembre 1959.
Inizia a suonare appassionandosi, come molti, ad Hendrix e spendendo quindi gran parte della sua adolescenza ad esercitarsi e, come da tradizione, entrando ed uscendo da varie band locali.
Nel 1978 legge un inserzione su un giornale in cui una band, i Silmarillion, emergente anch’essa ma piena di entusiasmo, diceva di cercare un chitarrista. Il buon Steve prende 6 corde ed amplificatore e si presenta all’audizione, passandola, e andando così a ricoprire un ruolo che non abbandonerà mai più.
La trafila dei Silmarillion è la solita di tutte le band destinate al successo: concerti, crescente popolarità, ma anche accorciamento del nome nel più originale “Marillion” fino al quando 1983 viene pubblicato il primo LP Script for a Jester’s Tear, che impone la band come nuovo nome del filone progressive.
L’attività del gruppo, dal 1983 in poi sarà incessante seppur non priva di problemi e cambi di formazione, (1988 il cantante originale, Fish, lascia cedendo quindi il posto a Steve Hogarth, attuale singer oramai in seno alla band da più di 20 anni)..
Degli anni ’80, periodo durante il quale furono pubblicati i 4 dischi con Fish al microfono, non si può ignorare Misplaced Childhood, capolavoro del progressive, 45 minuti di bellissima musica, divisa in due lati da 20 minuti circa. Da quel disco fu estratto il singolo più famoso dei Marillion, quella “Kayleigh” che ancora oggi potete ascoltare in giro per l’etere (…do you remember??)
Dal 1989 in poi i dischi della band continueranno a seguire cadenza regolare, regalandoci alcuni capolavori, Seasons End, Brave, Afraid of Sunlight, i recentissimi doppi Marbles ed Happiness is the road, alternati a dischi più di passaggio, contraddistinguendosi per gusto, sperimentazione e grande creatività, atteggiamento che ancora oggi, dopo 30 anni di attività, la band continua ad avere.
E’ notizia recentissima l’inizio dei “lavori” per il prossimo disco, dopo la “pausa” di riletture acustiche del proprio repertorio del recentissimo Less is More, consigliatissimo a tutti i profani!!
Lo stile di Steve Rothery, per spiegarlo a “parole e paragoni” è quello di un David Gilmour molto più melodico, più sperimentale, un po’ più rock, ma anche altrettanto semplice.
Sua caratteristica principale è il grande sustain, sfruttato per creare linee melodiche “commoventi” e piene di pathos.
Nei primi anni di attività, Rothery si avvaleva prima di una Yamaha SG2000, con ponte fisso, forse ispirato da uno dei suoi modelli di riferimento, Santana, utilizzando però un suono più crudo (Marshall) rispetto al “maestro”, visto il contesto della band, sicuramente meno “latino”.
Da metà anni ’80 in poi si fanno spazio, nell’arsenale, modelli stratoformi prima custom (anche in versione guitar synth), poi direttamente Fender, anzi SQUIER!
Già, difficile da credere, ma la chitarra più usata da Steve Rothery nel corso della sua carriera è proprio una Squier giapponese degli anni ’80, nera, con tastiera in acero.
Un dato che non dovrebbe sorprendere gli esperti di stratocaster visto che le Squier dell’epoca non hanno nulla da invidiare alle colleghe americane più blasonate.
Come Gilmour, anche Steve Rothery dota la sua strat di EMG attivi, serie S e di ponte Khaler. Il nostro non fa un uso particolarmente pirotecnico della leva, ma la utilizza comunque molto, allo scopo di variare il pitch delle note e render il fraseggio più fluido.
Esempi particolarmente interessanti di questo stile possiamo rintracciarli in canzoni come Hotel Hobbies, White Russians, Sugar Mice, tratte da Clutching at Straw o The Party da Holidays In Eden.
Fino al 1997/1998 circa, il setup ed il sound di Rothery percorrono una strada dritta verso la melodia, al passo con picchi di complessità, a livello di setup, sempre più alti. Innanzitutto un doppio sistema di amplificazione, costituito dai Marshall per le ritmiche e da amplificatori Roland JC-120 per i puliti e i soli, e poi tanti rack di marche diverse, per effetti via via necessari.
Il suono da solista di Rothery, noto a tutti gli appassionati come suo suono principale, è ottenuto però con un semplicissimo pedalino Boss DS-1 dentro al suddetto Roland, colorato da abbondante delay (il classico TC Electronics 2290).
Il resto dell’effettistica è composto da wah wah, e un uso stupendo del pedale del volume per brevi fraseggi (su tutte cito Holloway Girl e Berlin da Seasons End).
Col passare del tempo, complice un suono progressivamente sempre più moderno da parte di tutta la band, il sound di Rothery si fa sempre più naturale e meno “finto” (come da tradizione anni ’80!) fino alla svolta di fine anni ’90, quando il nostro decide di abbandonare i tanto amati Marshall a favore di un sistema pre-finale abbastanza raro, ottenuto con un Groove Tubes Trio, praticamente un sistema a tre canali.
A parte un breve endorsment con la Laney (di cui Steve Rothery dirà un gran bene ma anche che “ho passato delle ore cercando di avvicinare il Laney al sound del GT ma con scarso successo”) da un decennio è quindi questo sistema 3 canali a “fare” il sound di Rothery.
A livello di chitarre, a seconda dei dischi e delle sonorità necessarie, si sono avvicendati vari strumenti: Ibanez, Jackson, Gibson Les Paul, Blade (sia in formato stratocaster che tele) fino all’attuale modello signature (finalmente!) prodotto da un artigiano americano, Jack Dent. Il modello in questione è possibile vederlo nel video presente alla fine di questo articolo.
Anche i suoni si sono fatti più complessi, con molti più effetti di modulazione, meno delay, sonorità più psichedeliche ed una sempre più crescente vena blues durante i soli (es: Born to Run da Radiation)
Mi piacerebbe citare brevemente anche il particolare uso del capotasto mobile su molte tracks marilliche, per sfruttare i voicing aperti anche in tonalità più ostiche, sia in elettrico che in acustico (es.Warm Wet Circles da Clutching at Straws).
A Novembre scorso ho avuto la fortuna di rivedere live a Roma i Marillion, stavolta in versione acustica, ed è stata l’ennesima lezione di chitarra. Ogni volta che vedo in azione Steve Rothery mi sembra di capire “il senso” anche delle cose più semplici, perché tanto è sapiente e misurato l’uso dello strumento, che mi sembra, per fare un esempio plateale, sfruttato al massimo anche il suono di un semplicissimo accordo di MIm al capotasto!
In definitiva, quindi, consiglio sicuramente l’ascolto dei Marillion a tutti coloro che non l’hanno mai fatto, per scoprire una band dalle sonorità davvero coinvolgenti!
Vi allego alcuni video da youtube che vi aiuteranno a capire meglio il personaggio!
Neverland Live: https://www.youtube.com/watch?v=xeoxxpVUQgs
Jack Dent Steve Rothery Signature: https://www.youtube.com/watch?v=5A0BsEWAo6s