di aPhoenix90 [user #22026] - pubblicato il 30 maggio 2011 ore 23:10
Sabato sono andato a vedere il Giro d'italia.
La tappa in questione era la Verbania-Sestriere, 242 km di vera e propria fatica, con arrivo in salita sulla vetta del Sestriere. Non ho idea se tra gli accordiani esiste qualche appassionato di ciclismo, se così fosse capirebbe certamente la portata dell'evento, che richiede un impegno fisico, psichico e atletico non indifferente. E come da previsione, l'evento ha regalato delle emozioni infinite, incredibili, ma sicuramente umane...
Inizialmente volevo postare qualcosa qui su Accordo, poi rileggendo ciò che avevo scritto ho cambiato idea, pensando che il contenuto non fosse adatto a queste pagine. Ma alla fine Janblazer mi ha convinto, e così ri-posto qui di seguito l'articolo intitolato "Pedala, pedala, pedala...":
La fatica non è sempre sinonimo di sacrificio, anche se i due termini in una situazione di sano agonismo si equivalgono, ma sicuramente si addice al vocabolo impegno. Anche ad alti livelli, dove le motivazioni a trovare furbesche scorciatoie (e non sono le sport…) sono tante quante le enormi poste in gioco, sottrarsi completamente a quella sofferenza fisica è impossibile. Perché nello sport “i bastardi non sono sempre al sole”, prima o poi l’ombra li coglie inesorabili e li costringe a pagare per i propri errori. Nello sport non ci si può sottrarre alla fatica…
Ieri ho assistito a una delle più belle tappe, se non nella storia recente del ciclismo, almeno in quella del Giro d’Italia: Verbania-Sestriere, 242 km con arrivo in salita oltre i 2000 metri di altitudine. Il percorso comprendeva (oltre al transito sulla statale dietro casa mia :D) la scalata al leggendario Colle delle Finestre, famoso per essere il punto d’incontro (o di separazione…) tra la Valle di Susa e la Val Chisone. Il versante Nord (quindi dalla parte di Susa) vanta la bellezza di 45 tornanti e oltre 16 km di salita, di cui 7 in sterrato a pendenza media del 9%. Dopodiché si scollina dalla parte opposta e si risale, passando in mezzo a Pragelato, verso la vetta del Setriere…
Io ero sistemato a 6 km dal traguardo, in un punto strategico poco affollato che mi ha permesso di avvicinarmi e gustarmi per bene il transito degli atleti (peccato per l’ombra che ha resto le foto un po’ sottoesposte). Vedere tutti quegli atleti scalare una salita incredibile a una velocità di quasi 25 km/h mi ha messo una gran pelle d’oca…
La maschera della fatica era ben visibile nel volto di ciascun corridore, cui gli occhiali e il casco non sono riusciti a nascondere. Le gambe contratte dallo sforzo avevano una cadenza regolare e disegnavano un ritmo fluido che aveva dell’incredibile, solo a pensare che quei muscoli ormai avevano registrato 200 km abbondanti di percorso. Il fiato, fiacco, soffiava deciso ma affaticato in modo automatico fuori dai polmoni… sembravano dei motorini ecologici pensati apposta per arrampicarsi su per le montagne.
Il primo a transitare è Kiryienka, in fuga solitaria da Meana (chi è pratico del percorso ne riconoscerà l’incredibile gesto atletico) aveva dipinta in volto un’espressione di sofferenza fisica misto a un chiaro orgoglio agonistico che fungeva da motore. Quando finalmente, dopo 242 interminabili chilometri di sofferenza fisica, è giunto in prossimità del traguardo, non ha cercato un appiglio psicologico sul fatto che ormai aveva posto fine allo scempio agonistico: commosso e contento ha alzato le mani al cielo regalando tutti i suoi sforzi, tutte le sue sofferenze, tutta la sua fatica al suo ex compagno di squadra (Tondo) morto in un incidente domestico pochi giorni fa.
Capite? La vetta del Sestriere e i 16 km di epica salita sterrata non sono stati affrontati con egoismo atletico, ma come un atto dovuto di estrema umanità nei confronti in un amico.
Per non parlare della tappa precedente: la maglia rosa Alberto Contador scatta per andare a riprendere gli inseguitori Rodriguez e Gadret, poi raggiunge il fuggitivo (nonché suo ex-gregario) Tiralongo, lo tira fino al traguardo e lo lascia vincere. Condador dice di dover molte delle sue vittorie proprio a Tiralongo, il quale vince per la prima volta in carriera alla veneranda età di 34 anni.
Capite? Contador, leader della Saxo Bank, maglia rosa, ha lavorato per un gregario di un’altra squadra solo perché li lega un’amicizia nata in un avventura sportiva precedente. Incredibile. È come il Conquistador che incoraggia il Peone: cose dell’altro mondo.
C’è un’umanità immensa dietro ad alcuni gesti atletici che mi fa pensare che la fatica faccia gonfiare a dismisura il cuore delle persone. Che spinga, in qualche modo, la razionalità umana verso la bontà, incoraggiando il benessere mentale prima che fisico (o, perché no, spirituale per chi è credente). È per questo che lo sport fa bene.
PS: è da un po' che penso al mio prossimo video per La Corrida Accordiana (da cui manco da un bel po'), ma in questo periodo, come avrete notato, non riesco ad essere molto presente a causa di impegni e casini vari (non suono da più di una settimana!). Appena possibile rimedierò... Tra l'altro ho anche un paio di articoli iniziati, ma non ho proprio tempo da dedicargli :(