di perrynason [user #17170] - pubblicato il 15 luglio 2012 ore 19:39
Mi sono imbattuto in una canzone che sembra cascare a fagiuolo dopo gli ultimi interessanti articoli su falsi e plagi. “Tears dry on their own” di Amy Winehouse mi ha dato subito la tipica sensazione di già sentito anche se non l’avevo mai ascoltata prima. Il pezzo continuava a mandare input inequivocabili e nella speranza di riesumare dalla mia scarsa memoria il titolo del brano di provenienza ho cominciato a canticchiare sopra alla Winehouse, fino a quando non mi è uscito un sonoro: “aint no mountain high enough”. Eccola lì, una hit Motown degli anni ’60. Ci si adagiava pari pari, per filo e per segno, non un accordo e una ritmica fuori posto, tanto che ho pensato fosse una cover, ma Amy si dava il suo bel da fare per cantare tutt’altro su una linea melodica scialba e poco orecchiabile che non aveva nulla a che fare con l’originale. Strano caso di copia, melodia inedita su base nota. Fatta eccezione per i dj, avvezzi a rub... a campionare basi e metterle in loop, nei casi di plagio la controversia avviene solitamente sulle linee melodiche. Ho cercato in rete e infatti nessuna accusa di plagio, il brano viene definito a sample interpolation of Marvin Gaye and Tammi Terrell's 1967 Motown classic hit "Ain't No Mountain High Enough" (Wikipedia). Interpolazione, il termine ha un significato tecnico nel lessico della musica classica, ma ha assunto nuovi significati in ambito pop: addition of new material in a performance or recording of a previously existing piece of music (sempre Wikipedia). Dunque se prendete anche solo un paio di battute da una linea melodica esistente siete passibili di plagio, mentre se razziate un intero brano e gli cambiate la melodia, nessuno verrà a bussare alla vostra porta, nemmeno Al Bano.
Strana concezione dell’identità musicale: la melodia è tratto somatico riconoscibile, mentre le combinazioni di ritmo e armonia sono parti accessorie. Per dirla in altri termini, l’una è segno denotativo e gli altri connotazione. Insomma tutto sta là sopra, nel tratto più esposto, nello sviluppo orizzontale della melodia, anche se sappiamo benissimo quanto una diversa sequenza di accordi possa cambiare radicalmente il significato più intimo di una melodia. Ma visto che siamo in campo artistico, l’ambito connotativo, quello dei significati metaforici, della poesia, delle emozioni, non dovrebbe avere maggior peso? Non ho una risposta, ma mi sembra una domanda lecita. Quello che mi pare di notare è che la nostra cultura è sempre più orientata alla semplificazione (o samplificazione?).
Se l’argomento vi interessa e vi hanno appassionato diatribe storiche come quella tra Doobie Bros. e Led Zeppelin (Long train running VS Trampled under foot) o tra Huey Lewis e Ray Parker Jr. (I want a new drug VS Ghostbusters) vi segnalo un sito interessante: plagimusicali.net. Contiene un nutrito archivio di piccoli e grandi furti musicali, documentati con brevi ascolti in mp3 che mettono a confronto diretto le parti “incriminate”. Pare davvero che stiamo rimestando la stessa minestra da parecchio tempo.