Quanto è importante la musica nella nostra vita? Indipendentemente che facciamo musica, che ci definiamo musicofili esperti o semplici ascoltatori, essa è tra le arti di maggior fruizione nella storia dell'uomo. Eppure al suo interno convivono eterne diatribe tra generi, malcostume e ignoranza data dalla non conoscenza e vere e proprie leggende metropolitane. Vorrei parlare del lato nostalgico che crea in tanti di noi veri e propri amarcord musicali. Un tratto comune che percepisco attraversando questa vita fatta di musica, è che saltando di generazione in generazione attraverso le decadi come spazio temporale, ritrovo sempre quel commento dolce amaro: "La musica di allora, ah si che era meglio!". Vorrei prendere in considerazione i diversi fattori che possono influenzare quest'affermazione. In primis, l'oggettività dell'atto pionieristico di creare qualcosa che prima non c'era o quanto meno il rimescolamento del brodo primordiale, che nella commistione di generi va a creare un sound o uno stile nuovo. Tanto può aver creato Hendrix, nel suo essere innovatore con un modo di suonare che prima non c'era, tanto quanto nelle sue influenze musicali ha inconsciamente shakerato il tutto e con una certa visione futurista e visionaria ha proiettato tutto fuori di sè. Il pioniere ha l'involontario vantaggio che nell'arrivare prima degli altri, squarcia le nostre menti con un emozione fortissima, primordiale, creando un primo seme che inconsciamente potrà crescere successivamente come appunto amarcord musicale. Ma Hendrix oltre a non essercì più, è stato unico, così come nella percezione della sua arte in ognuno di noi lo é. Perché siamo sempre alla spasmodica ricerca di qualcosa di nuovo? Perché eternamente incontentabili, siamo sempre pronti ad affermare che la musica di allora è meglio di quella di adesso? Un allora senza tempo e confini, come un ora infinito, che si ripete generazione dopo generazione. Considerando la natura fortemente incontentabile dell'uomo, siamo portati alla ricerca di continue emozioni, facilmente passibili di assuefazione. Senza contare che andando in là con l'età, è un tratto comune il provare la sensazione del già sentito, tanto quanto la difficoltà ad emozionarci come la prima volta, che avviene poi in età che a volte neanche ci ricordiamo. Altra considerazione importantissima è l'involontaria, ma sempre presente, divisione per stili musicali. Purtroppo, ad un certo punto, si può fare delle considerazioni che utilizzano la matematica, premesso che non si vuol contenere l'atto creativo entro variabili ed equazioni. Ma tanto più un genere è popolare, fatto da elementi semplici, comprensibili e assimilabili da tutti, tanto più sarà costituito da elementi appunto semplici. Quindi partendo dal suo rimescolamento, finisco più o meno presto le opportunità di dire qualcosa di completamente nuovo nel genere, anche considerando la commistione di stili come mezzo di evoluzione. Ad un certo punto il rischio di essersi allontanati diciamo troppo dalla musica primordiale, si decontestualizza involontariamente appunto dallo stile. Mai come negli ultimi anni, leggendo recensioni, vedo utilizzato il termine 'classic': quindi via con classic rock, classic blues, classic funky... Certo, classic rock e abbiamo subito bisogno di sentirci dire che il riferimento sono i Led Zeppelin o i Rolling Stones, ma con suoni più moderni, nuovi arrangiamenti, nuovi testi e melodie... e cioè nuovo classic rock?! Da subito la sensazione di già sentito il più delle volte è molto forte. Ma perché la classica lasagna della mamma, vogliamo che sia diversa tutte le volte? In realtà se l'assaggiamo in cinquanta posti diversi, avrà delle leggere differenze che involontariamente ci porteranno a stipulare una classifica, fino alle rivisitazioni della lasagna, che magari ci faranno stortare il naso perché troppo distanti dal classico: e quindi il pesto al posto del ragù o la panna al posto della besciamella non rientrano nel nostro stereotipo culinario/musicale. Un altro argomento tipico di questi tempi è che tutto è più veloce, più usa e getta: e conseguentemente la musica segue di pari passo la velocità consumistica di questi anni. Ricordo il 'Frigider' di mia nonna, un frigo che è durato cinquant'anni: ora sarebbe impensabile produrre un oggetto del genere e quindi diamo la colpa all'industria e al consumismo? Quanto influenza la velocità del modo di vivere in questi ultimi anni nel fare e quindi nel produrre musica? Forse se tutto durasse nel tempo come gli oggetti di un tempo che fu, metà del mondo sarebbe senza lavoro. Un altro fattore fondamentale è il web. Come un contenitore di pezzi delle nostre vite, regala alla musica un momento florido, attraverso lo scambio istantaneo di idee, il libero accesso a tutto, oltre all'incredibile portabilità e fruizione: è la vera rivoluzione in termini di globalizzazione del secolo scorso, ma a un carissimo prezzo, di cui tutti ne paghiamo e ne pagheremo le conseguenze. Mi spiego, chi di noi non ha mai (e ripeto mai) scaricato qualcosa illegalmente? Per assurdo anche uno strumento come YouTube, ultimamente integrato in ogni smartphone o tablet che si rispetti, è addirittura un mezzo che ci permette di scavalcare il download pirata, ma che involontariamente e probabilmente in un era del troppo dal punto di vista discografico, ci ha portato a vivere un'era del poco o nulla. YouTube è assolutamente uno strumento che si basa sul libero arbitrio e che semplicemente ci mette a disposizione ciò che vogliamo. Ma è anch'esso involontariamente una causa di una certa cultura musicale che sta forse morendo? Si spera ovviamente che come l'araba fenice, la discografia possa rinascere con il riconoscimento dell'opera dell'ingegno a favore dell'artista. D'altronde, in questo momento le etichette discografiche non hanno più energie da investire sui giovani o quanto meno non ne hanno abbastanza per osare ed azzardare. Quindi ecco che i classici si presentano e ripresentano, permettendo il limbo della sopravvivenza a questa malandata industria discografica. Ora siamo nell'era in cui chiudono le grandi major e magari le etichette indipendenti potranno curare meno artisti ma con maggior cura e sensibilità artistica: ma questo è un processo appena iniziato, ma ancora in evoluzione. Forse la vera soluzione, potrebbe essere una consapevole e vera riconoscibilità della cultura musicale da parte del genere umano. La musica è un patrimonio mondiale, valore di arricchimento intellettivo e spirituale, veicolo di trasporto emotivo, che ognuno di noi dovrebbe o potrebbe imparare a riconoscere, dovendo all'artista che l'ha creata il giusto contributo e riconoscimento anche economico per la sua sopravvivenza. A nessuno verrebbe in mente di andare in Piazza della Signoria a Firenze ad appropriarsi di un opera d'arte oppure di entrare in libreria e infilarsi nello zaino un libro senza pagarlo. Questo dovrebbe valere anche per chi scrive musica, pagando il diritto all'autore di un brano o un album. Ormai non lamentiamoci più che i cd costano troppo, la maggior parte li troviamo distribuiti a meno di dieci euro. Forse dobbiamo imparare a guardarci un po' più dentro. Da eterni nostalgici, ancorati ad un'era che comunque non torna più, dovremmo essere semplicemente consapevoli che, se vogliamo, abbiamo sia Hendrix di allora che l'ultimo dei Muse, per certi c'è Gigi D'Alessio e per altri rimane ancora Mozart. In ultimo, ma non da meno, questi tempi hanno permesso a sempre più gente di fare musica e conseguentemente il mercato consumistico ne ha capito il potenziale economico, generando talent show e business a tutto spiano. La conclusione è che starà sempre e solo unicamente a noi cosa accendere e cosa ascoltare. Quindi la prossima volta che stiamo per ordinare la rivisitazione della lasagna, pensiamoci bene se è quello che vogliamo. L'erba del vicino non è sempre la più verde e stare troppo tempo a guardarla in cagnesco, non fa che togliere tempo al nostro di giardino.
Personalmente non ho risposte, ma molte domande. Credo però di aver raggiunto un primo step di maturazione, dividendo semplicemente la buona dalla cattiva musica.
Buone riflessioni e acculturamento musicale a tutti.
PaoloAnx JazzRock
|