di redazione [user #116] - pubblicato il 21 dicembre 2014 ore 08:00
Addentrarsi nella musica etnica, anche se di origine italiana, non vuol dire affrontare solo nuovi suoni, ma modi del tutto differenti di approcciare armonie e melodie. "Creuza De Ma" di Fabrizio De André ne è un esempio eclatante. La trasportiamo su chitarra acustica con i consigli di Paolo Pilo.
Addentrarsi nella musica etnica, anche se di origine italiana, non vuol dire affrontare solo nuovi suoni, ma modi del tutto differenti di approcciare armonie e melodie. "Creuza De Ma" di Fabrizio De André ne è un esempio eclatante. La trasportiamo su chitarra acustica con i consigli di Paolo Pilo.
Rispetto a molti "colleghi", la chitarra è uno strumento molto giovane. La sua forma attuale ha poco più di un centinaio d'anni e l'uso che se n'è fatto l'ha tenuta sempre più vicina alla musica folk e pop moderna piuttosto che alle composizioni classiche o tradizionali. La musica etnica, anche quella italiana, ha raramente fatto uso della chitarra acustica così come la conosciamo, preferendo per forza di cose strumenti a corda di altro genere, con sonorità notevolmente differenti e approcci lontani da quelli della sei-corde. La natura stessa di quegli oggetti ha portato alla nascita di stili specifici, spesso con tappeti armonici su cui la melodia oscilla e si ripete, sempre con una timbrica apparentemente impossibile da replicare su uno strumento diverso. Per "Creuza De Ma", brano di apertura dell'album omonimo, Paolo Pilo ha sperimentato nuove sonorità senza però agire né sull'equalizzazione della chitarra né inserendo effetti. Il suono nasale e incisivo della melodia è imitato plettrando a ridosso del ponte, e le corde a vuoto formano un tappeto modale che richiama l'atmosfera mediterranea e mediorientale dell'arrangiamento originale. L'ultimo accorgimento è accordare la sesta corda in Re, per avere il caratteristico pedale di basso fluido e ininterrotto. Poi si è pronti a partire.