Viviamo un epoca di limitata creatività. Non assente, certamente, ma limitata. Basta paragonarla con il passato, anche abbastanza recente, per vedere che quello che si propone di nuovo in campo musicale è in realtà piuttosto scarso oppure vecchio. L'esempio più eclatante è rappresentato dai vincitori del Festival di Sanremo, gruppo "estremo-melodico" formato da due tenori e un baritono (!) che da alcuni anni spopolano nelle classifiche, e nei tour, di tutto il mondo. In questo panorama piuttosto sconsolante, sembra quasi che le proposte offerte dalle cover rappresenti qualche cosa di veramente eccitante anche se, a mio avviso, nel campo della musica leggera (perchè di questa stiamo parlando) il concetto di cover mi convinca sempre poco. Nella musica classica, dove la partitura è scritta e definita, così come gli stumenti da usare, la cover non esite. Esistono gli interpreti che proprio perchè tali eseguono un brano dandogli caratteri e sfumature diverse, ma sempre in un modo molto circoscritto. Oppure c'è la trascrizione, che è la traduzione per strumenti diversi da quelli previsti in origine, ad esempio da un orchestra a un pianoforte, di un pezzo. Al massimo ci sono le variazioni sui tempi, che rappresentano però qualcosa di molto diverso. Nel jazz ci sono gli standard, che sono i brani divenuti dei classici, di cui viene preso il tema principale, reinterpretato liberamente attraverso l'improvvisazione. Nella musica leggera c'è una differenza abbastanza sostanziale. Il brano originale di questo tipo di musica si distingue non solo per il tema, per la melodia e l'armonia, ma per l'arrangiamento, la stumentazione e in generale tutta la produzione che lo rende unico e che è complessivamente responsabile del suo successo o meno. Il problema sorge quando si vuole prendere un brano di successo, più o meno lomntano nel tempo, e se ne vuole dare una nuova versione, più o meno vicina o lontana dall'originale. Il risultato, per me, è che il miglior risultato che nella maggior parte dei casi si ottiene consiste nel far rivivere il ricordo e l'impressione del brano iniziale, senza aggiungere quasi mai niente di nuovo, anzi togliendogli qualcosa. Allo stesso modo in cui noi mentalmente completiamo una parola scritta in modo incompleto, riusciamo a rivivere tramite le cover il ricordo dei brani originali, pur senza averne la sostanza. Immaginiamo per un istante quale sarebbe stata l'impressione che ci avrebbero fatto quasti brani da soli, senza il "supporto" del pezzo originale nella nostra mente. Probabilmente non ci avrebbero mai colpito come invece aveva fatto l'altro. In conclusione, sempre secondo me, le cover sono un esercizio che nella maggior parte dei casi ha il tempo che trova, salvo rarissime eccezioni. Naturalmente in questo discorso sono escluse le tribute band. In questo caso, i gruppi si sforzano di riproporre fedelmente i brani nella maniera più realistica possibile. E non si può parlare di cover. Ma chi ha letto questo righe che cosa ne pensa?
|