di bobchill [user #6868] - pubblicato il 08 marzo 2019 ore 15:00
La versatilità della ES335 permette di spaziare dal jazz al rock con tutto quello che c'è di mezzo. La Dot del 1960 era parte di una piccola rivoluzione.
Oggi la Les Paul Standard è indiscutibilmente il modello porta-bandiera di casa Gibson. Questo risultato non è però da dare per scontato: negli anni ’50 la solid body di Kalamazoo precorreva i tempi e mal si adattava alle esigenze dei chitarristi dell’epoca, tanto che ebbe vita tutt’altro che facile sotto il profilo del riscontro commerciale.
Al contrario, nel Gennaio del 1958, l’introduzione della ES-335 fu salutata da vivo interesse e immediato successo di mercato. Il nuovo modello aggiungeva alla comodità e alla playability di una solid body il tocco di tradizione dato dalla sua componente acustica.
Nei tardi anni ’60 e negli anni ‘70 le chitarre a corpo solido diventarono protagoniste assolute del mondo del rock e la Three-Thirtyfive, fatte le debite eccezioni, finì con l’essere prevalentemente accostata all’universo delle hollow body care ai chitarristi jazz.
Probabilmente ero un po’ condizionato da questo pregiudizio quando anni fa il mio caro amico Gianni Bucci mi offrì per la prima volta la possibilità di posare le dita sulla sua 335 Dot vintage originale del 1960.
Un mondo nuovo mi si aprì, un universo sonoro in cui attacco, compressione sui bassi e sustain delle migliori solid body incontrano calore, amalgama di frequenze ed espressività delle migliori acustiche, il tutto elettrificato da una coppia di originali PAF long magnet dal suono incredibile.
Oggi Silvio Bucci - figlio di Gianni - e la sua famiglia mi hanno generosamente offerto la possibilità di suonare ancora questo straordinario strumento. I video che ne sono scaturiti sono due corti filmati documentari in cui ho cercato di raccontare la singolare storia di questa 335 e di farne ascoltare la voce.
Le “Dot Neck” vintage hanno probabilmente una versatilità insuperata. Possono sfoggiare tutto il carattere, l’attitudine e l’aggressività richieste dal mondo del rock ma si muovono con altrettanta disinvoltura tra le sonorità più calde e pulite del jazz. Per dimostrarlo ho avuto l’opportunità di ospitare un chitarrista di eccezione, il romano Manlio Maresca, già chitarrista di “Neo” e successivamente “Squartet”, attualmente titolare del progetto “Manual of Errors” con il quale ha realizzato l’album “Hardcore Chamber Music”.
Come raccontava Larry Carlton, per il suo lavoro da giovane turnista nella 335 scoprì tre diverse chitarre: una Les Paul per il rock, una Telecaster per il country e una ES-175 per il jazz.
Nell’ultimo dei due episodi, abbiamo avuto anche l’opportunità di accostare la vintage originale a un’ottima 1960 reissue prodotta dal Custom Shop di Nashville, in un interessante confronto diretto.
I filmati sono in lingua inglese con sottotitoli attivabili nel player sia in Italiano sia in Inglese.
Naturalmente le varie differenze si diluiscono in un periodo di transizione che dura almeno 6-7 anni, ed in cui è possibile trovare strumenti che presentano diverse caratteristiche sovrapposte.
Semplificando e sintetizzando: i manici diventano più sottili di spessore e più stretti al capotasto, i P.A.F. long magnets originali vengono sostituiti da pick-ups con caratteristiche via via
differenti, il body presenta un "cutout", ovvero uno scasso interno in più. uguale a quello che nei modelli 345 e 355 è usato per alloggiare i trasformatori ed il circuito del Varitone, le buche a F
diventano più grandi, le sellette del ponte di metallo diventano di nylon, ma soprattutto lo stop bar viene sostituito con il tailpiece a trapezio in uso sulle hollow body. Naturalmente tutto questo
influisce in misura differente sul suono o sulla playability dello strumento, rendendo le vecchie Dot neck più pregiate.
Belleissima Chitarrona!!!!! io ho una Dot Plain in tobacco burst e credo che sia inanziatutto l'unica chitarra che se suonata un po alta di tracolla non ti fa sembrare un sfigato, perchè è talmente
grande che ti compre tutto il caxxo!!!;-) a parte gli scherzi un manico così comodo e versatile non esiste in altro strumento! l'unica cosa che non comprendo di queste serie hollowbody è perchè
sopratutto le sorelle di lusso ES345 e ES355 costino almeno un 30 % in più! mi piacerebbe fin da quando ero piccolo farmi la ES 345 cherry red con hardware e bigsby in oro che Marty Mcfly strapazzava
in ritorno al futuro, ma sono come i Rolex salgono continuamente di prezzo!!!!!!
Hello Nicky, non avevo mai pensato a questo "aspetto scenico" delle 335 : )
Comunque non è corretto parlare di "hollowbody", il punto che cerco di mettere in evidenza nei filmati è proprio questo : )
Quanto al tuo quesito, naturalmente le 345 e 355 sono nate come sorelle maggiori più "lussuose" della 335, quindi, se ti riferisci alla produzione più recente è ovvio che costino di più. Al limite
dovresti chiederti come mai nel mercato del Vintage sia la 335 a fare la parte del leone, che è lo stesso "paradosso" che c'è tra Les Paul Custom e Standard anni '50.
È da qualche mese che sto pensando ad una semiacustica Gibson, una chitarra matura e definitiva pur cercando di rimanere in una fascia di prezzo 'accessibile' quindi secondo me le Gibson serie Studio
sono vincenti sotto il profilo qualità prezzo, prestazioni suono suonabilità e tenuta di valore. Articoli come questo aumentano la mia GAS a dismisura. Detto questo, chiedo a chi ne sa più di me:
esiste anche una sorella minore della 335, cioè la 339, che, a parità di tutto direi, ha una cassa più piccola (con un suono a detta di alcuni più proiettato al rock (vedi Les Paul), in un certo
senso meno incline al feedback. Ora a parte queste ovvie differenze, mi chiedevo come mai la 339 ha avuto un successo così inferiore rispetto alla 335. Sarò felice di leggere vostri commenti in
materia. Grazie ciao
Ciao Max, grazie del tuo feedback! Anche prescindendo da valutazioni nel merito sui due modelli, la prima cosa che mi viene da dirti è che la ES-335 è un modello storico creato nel 1958, mentre la
ES-339 è una moderna reinterpretazione introdotta nel 2007. Naturalmente, basterebbe anche soltanto questo motivo per mettere le due chitarre su due livelli completamente differenti sotto il profilo
dell'importanza storica e del successo di mercato.
Ciao Max...Il mio nome è Silvio Bucci e sono il possessore della chitarra che Bob ha citato/mostrato in questo articolo..Diciamo che, visto ciò che hai letto e sentito, se vuoi un consiglio da chi
sa dove cercare i suoni e mantenere valore e suonabilità...Più che una 335 Studio Gibson, ti consiglio una riedizione Made in Japan (Greco-Tokai-Edwards per dirne alcune)...Resterai soddisfatto. Per
altre curiosità, non esitare a chiedere. :)
considerando poi che hanno una buona risonanza anche unplugged, direi 4 chitarre in una, visto che se te la vuoi portare in giro senza amplificatore per suonarla tipo chitarra acustica si può anche
fare
Il tuo esempio calza comunque a pennello, la Trini Lopez non è altro che un "restyling personalizzato" della ES-335. Si potrebbe parlare anche di Rich Robinson, del compianto Chris Cornell, di Luther
Dickinson e chissà quanti altri!
Video ed articolo bellissimi, la vintage sembra un po’ più definita nelle medio alte, almeno così mi è sembrato. Penso che la 335 sia uno strumento stupendo, sono anni che sono passato da les
Paul a 335 e la trovo assolutamente efficace in qualsiasi contesto, io la uso con overdrive Bogner sparato dentro ad un green muff ed il tutto amplificato da un mesa lonestar ( molto lontano da ciò
molti pensano sia il suono di questa chitarra ) e la potenza che ne esce è infinita. Lo stesso Alberto Ferrari dei Verdena la usa con big muff russo. C’è un ottima descrizione dello strumento in
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