Da tanti anni mi occupo di registrazione audio per scopi personali, inizialmente con un registratore a bobine degli anni ‘70, rimpiazzato poco tempo dopo da una piastra a cassette della Akai, la GXC-310D sempre dello stesso decennio all'epoca appena uscita.
La scelta delle cassette fu dovuta alla maggiore praticità e compattezza del supporto, utile ad avere una copia dei dischi acquistati anche su nastro, per l’ascolto di una parte di un brano senza rovinare il prezioso vinile, ai tempi in cui suonavo. Il più grande difetto del nastro era sicuramente il suo rumore bianco di fondo, il tipico soffio, che in qualche modo i vari Dolby mitigavano. La registrazione era quindi sempre ben ponderata sui picchi del brano, in modo da far andare le classiche lancette nella zona rossa solo per pochi istanti. In questo modo si ottimizzava al meglio i livelli, i rumori di fondo, senza distorsioni in quanto il nastro stesso comprimeva leggermente ad alti livelli. Un utile Limiter presente nella piastra aiutava non poco ad evitare queste distorsioni. Questa piastra fu utilizzata anche per alcuni provini fatti nel nostro studio e in qualche evento dal vivo, con risultati discreti per l’epoca. Quando furono disponibili i nuovi supporti digitali registrabili, come i Compact Disk, che io accolsi con molto entusiasmo, queste nostre registrazioni furono tutte convertite sul nuovo supporto, cercando anche di correggerne la qualità con i vari software disponibili al tempo. Eravamo già a fine anni ‘90 e quelle cassette, ascoltate molte volte, non erano sicuramente più come appena registrate. Dopotutto erano anche passati oltre 15 anni.
Recentemente mio fratello, l’unico ad aver continuato a suonare, mi pone un problema letto su una pagina in rete. Mi afferma che secondo l’autore, la registrazione di un brano in digitale dovrebbe avere il valore di picco a -18 dB con una registrazione a 24 bit e -12 dB a 16 bit. Questo per evitare saturazioni digitali che possono creare armoniche molto fastidiose all’orecchio. Spiego che a -18 dB è come perdere 3 bit, riducendo dinamica e aumentando il rumore, mentre a -12 dB si parla di 2 bit in meno.
L’articolo spiegava che l’inerzia dei classici VU-meter, in una registrazione analogica, non legge il valore di picco effettivo che potrebbe arrivare anche a 18 dB in più e quindi l’ago a fondo corsa potrebbe avere un valore decisamente più alto di quello indicato sullo strumento.
In realtà leggendo io stesso la pagina, si riporta il valore medio di una registrazione, l’indicazione visiva è spesso focalizzata sulla parte di media potenza del brano e l’occhio o il sistema potrebbe non riuscire ad indicare picchi di breve durata. Gli consiglio comunque di trovare il picco del brano e di rimanere di qualche dB (2 o 3) al di sotto del massimo. Concludo dicendogli che una volta ottenuto il prodotto finale su due traccie, allora potrebbe o dovrebbe normalizzarlo allo 0 dB, con la funzione apposita, per avere tutto il volume disponibile.
Anche nelle mie registrazioni, spesso la misurazione del livello medio di un brano pop o rock non compresso in maniera pesante come in altri generi, ha un valore di circa 15-20 dB sotto lo zero, che è il valore massimo del digitale. Se lo andassimo a tradurre in potenza musicale su un ipotetico impianto stereo da 100 watt rms per canale, questo valore medio richiederebbe circa 2 watt rms di potenza, mentre i 100 watt sarebbero sfruttati solo sui picchi a 0 dB. Con uno strumento musicale come la chitarra elettrica con un suono pulito, succede qualcosa di molto simile, ben diverso di quando si usa la distorsione, cui anche 5 watt di potenza massima a volte sono troppi al confronto.
Per un certo periodo fu molto di moda proporre brani o CD pesantemente compressi, con livelli medi di -12 dB o addirittura meno, per aumentarne il volume e far “pompare” di più il brano, questo anche in raccolte ufficiali di vari artisti che risultano così poco naturali e diverse dal disco originale. All’ascolto oltre al volume ben maggiore il suono risulta più duro, fastidioso, con poca dinamica e tendente all’affaticamento dell’orecchio. Non escludo che per certi generi possa anche andare bene così, ma quando esagerano con questi livelli, poi si ascoltano brani anche distorti sulle basse frequenze, dove nelle registrazione originali invece erano completamente pulite.
Nelle mie registrazioni digitali, spesso tendo a tenere il livello medio del brano a circa -17–18 dB, con il canale sinistro leggermente più basso di non oltre 1 dB. Questo perché come lessi tanti anni fa, l’orecchio sinistro è leggermente più sensibile del destro, cosa confermata da una prova fatta in cuffia all’epoca. Per leggere questo valore medio, i software dedicati hanno una funzione specifica che analizza tutto il brano. Anche se sforassimo lo ‘0’ dB per brevissimi istanti, tipico di qualche picco su alte frequenze, non ho notato particolari distorsioni, dato il tempo brevissimo d’ascolto, ben diverso da un suono di bassa frequenza che supera detto limite, a causa proprio della maggiore durata.
Se registrassimo però della musica classica, potremmo trovare enormi differenze di livello medio, in quanto ci potrebbero essere parti suonate pianissimo e indicate con ‘pp’ o ‘ppp’ sullo spartito e parti suonate fortissimo indicate con ‘ff’ o ‘fff’. Visto che le parti suonate fortissimo non possono superare il limite massimo del digitale, è chiaro che il livello massimo in registrazione sia abbinate a queste. Fortunatamente la grande dinamica dei supporti digitali, ci fa godere delle parti suonate pianissimo senza rumori indesiderati. Dalla lunghezza del tempo delle parti suonate pianissimo rapportata al tempo dei fortissimi, abbiamo quindi livelli medi di potenza che variano in maniera molto più ampia, rispetto a un disco rock, ad esempio, con brani molto simili.
Un altro tipo di registrazione che potrebbe essere difficoltosa riguarda certe incisioni degli anni ‘60, le prime stereofoniche, dove per esaltare le nuove doti del sistema, spesso venivano posti strumenti come il basso, la batteria, la voce, solo su un canale invece di entrambi, risultando sia poco naturale, sia con livelli medi d’ascolto molto diversi tra i due canali. Riportando il tutto su un supporto digitale, non sempre è facile mantenere i bilanciamenti originali e il livello massimo di riproduzione. |