Martin D18E: la dreadnought elettrica di Unplugged in New York
di Pietro Paolo Falco [user #17844] - pubblicato il 05 agosto 2024 ore 07:30
Due pickup magnetici, uno da buca al centro e un top sforacchiato che fa rabbrividire i puristi: La Martin D18E del 1959 di Kurt Cobain è inconfondibile, strapazzata da un custode celebre quanto sfortunato, e così proiettata nella leggenda.
Siamo sul finire del 1994, il grunge impazza tra gli adolescenti e, nell’immaginario chitarristico, i patinati anni ’80 delle super-Strat sono stati ormai del tutto rimpiazzati dall’ondata del vintage. La ricerca guarda ai “ferri vecchi” dalle forme estrose e con soluzioni costruttive singolari da trattare senza troppi riguardi, da stravolgere fino a farne degli attrezzi perfetti per dare voce a uno stile di musica che mai si sarebbe immaginato, quando quegli stessi strumenti lasciavano i negozi per la prima volta decenni addietro.
È questo lo scenario che vede Kurt Cobain e i Nirvana davanti alle telecamere di MTV per dare vita a uno dei concerti/album simbolo di un intero movimento. Per la trasmissione che passerà poi alla storia come “Unplugged In New York”, tra le mani del frontman compare un’acustica a dir poco sopra le righe.
Quella in foto è una delle chitarre più rare nella storia Martin, sicuramente anche una delle più controverse.
La D18E - quella di Cobain era del 1959 - era la risposta di Martin alla domanda crescente di chitarre elettriche. Le solid body prendevano piede, i pickup magnetici diventavano lo standard sonoro, e non si poteva restare a guardare. Ma Martin lo fa a modo suo: è l’inventrice della chitarra acustica moderna, così come la conosciamo, quindi resta fedele alla sua dreadnought e ci avvita dentro una coppia di pickup magnetici DeArmond. Sul top un selettore e tre potenziometri.
La chitarra resta un fenomeno di nicchia, non propriamente apprezzato dai puristi del suono acustico, salvo poi essere scelta da Kurt quasi quarant’anni più tardi. La differenza è che il nuovo proprietario ha deciso di spingerla ancora oltre, ficcandoci un terzo magnete nella buca, un pickup Bartolini.
Così allestita, la chitarra è andata dritta nell’Olimpo delle sei-corde più desiderate di sempre. Il resto è storia, come si dice e, quando Kurt è divenuto il simbolo di un’epoca passata, la sua Martin si è trasformata in memorabilia da record.
Già quotatissima, nel 2018 la sua D18E diventa oggetto di contenzioso tra sua figlia e il marito, impegnati in un burrascoso divorzio che è valso all’uomo la proprietà dello strumento “purché abbandonasse immediatamente il tetto coniugale”, queste le condizioni di Frances Bean Cobain.
Solo due anni più tardi la chitarra è stata battuta all’asta per la bellezza di sei milioni di dollari, guadagnandosi il titolo di chitarra più costosa al mondo.
Chitarra discussa per il valore collezionistico sia legato alla proprietà di Kurt, sia per la rarità del modello in sé, la Martin D18E ha forse una delle voci più distintive di sempre, nel campo della chitarra acustica.
L’uso che Cobain ne fa nel concerto è forse quello più puro, alternando parti da chitarra acustica propriamente dette a escursioni in distorsione e affogate in effetti tipici del mondo elettrico.
Il suono che ne scaturisce è sempre presente, argentino quasi nello strumming e dolcemente compresso, gonfio quando in saturazione. Nel concerto, le parti soliste supportate dal violoncello di Lori Goldston creano un’amalgama unica.
Oggi la D18E ha un posto di diritto nei libri di storia. Trovarne una appesa alla parete di un negozio è improbabile, com’è difficile che future creazioni Martin calcheranno lo stesso percorso. Per questo è ancora più interessante prestare l’orecchio a ciò che accadeva in quei laboratori nella metà del ‘900 e che probabilmente non tornerà a succedere mai più.
Quanto a sua maestà la D18, è ancora oggi uno dei cavalli di battaglia per Martin.
Se da un lato la liuteria di Nazareth si è dimostrata assai propensa alle innovazioni con introduzioni accattivanti per il 2024 come il bracing traforato delle Inception Maple o i materiali alternativi a basso impatto dell’HPL, dall’altro è innegabile che il legame con la tradizione è forte, e la D18 non solo resta tutt’ora in pianta stabile in catalogo, ma si vede affiancata svariate edizioni storicamente corrette ispirate ai fasti dell’era pre-war per la serie Authentic, fino al relic pesante delle edizioni StreetLegend.
Nella sua veste “liscia”, la D18 rappresenta la quintessenza della dreadnought Martin, con fasce e fondo in mogano abbinate a una tavola armonica in abete. Tutto naturalmente in legno massello, con catenatura a X di tipo forward-shifted per regalare bassi generosi e reattivi, e con un manico ovale mediamente sottile nella sezione per accogliere anche il chitarrista avvezzo agli stili più moderni, con tutta la suonabilità di un trattamento High-Performance Taper per una scorrevolezza notevole. Le tecnologie e i gusti in fatto di chitarra acustica, non c’è dubbio, sono andati decisamente in una direzione diversa.