Sono in trasferta lavorativa presso un'azienda di 35 dipendenti, per alcuni giorni, e ho notato che il titolare ha parcheggiato all'interno del piazzale una meravigliosa Ferrari 612 Scaglietti, un modello uscito nel 2004 che costa tra i 200.000 e i 300.000 euro. Tra i suoi dipendenti vi è anche un ex-collega che possiede una vecchia auto con all'attivo ben 400.000 km e che per farla partire occorre insistere e imprecare per dieci minuti. Ho saputo che lo stesso titolare possiede anche un'altra Ferrari simile, che mi fa pensare a una florida situazione dell'attività produttiva. Premetto che ognuno è libero di spendere il proprio denaro come gli pare, anche se dover ogni volta aver problemi per mettere in moto un motore a benzina, mi sembra altamente scocciante, il che mi fa pensare all'impossibilità di cambiarla con un'auto più nuova. Dall'altra parte noto la facilità con cui probabilmente il titolare può permettersi di spendere il denaro per questo genere d'acquisti di lusso. E qui mi è scattato questo pensiero.
Se un datore di lavoro di una piccola attività, con appena 35 dipendenti può permettersi questo genere di lussi, grazie al lavoro dei suoi dipendenti, cosà potrà avere un datore di lavoro con 350 dipendenti o 3.500. Non perchè credo che la ricchezza sia proporzionale al numero di dipendenti, ma il fatturato di un'azienda vi è comunque legato. Quello che stupisce è però il fatto che nonostante questo il mio ex-collega è un tipo sempre di buonumore, per lo meno questa è la mia sensazione. Credo che la caduta del comunismo in molte parti del mondo abbia solo finito per acuire le differenze fra le varie classi sociali e oggi in Italia anche un tecnico specializzato che lavora da una vita ha poche possibilità di fare una vita decorosa pur dovendo ammettere di essere più fortunato di altri.