“Oliviero, ma chi è?!” “Il più grande chitarrista italiano: Ivan Graziani!” Il nome lo conoscevo (infatti mio padre aveva alcuni suoi LP), ma non lo avevo mai ascoltato granché. E amore fu. Se fosse davvero il numero uno non lo so, probabilmente no, ma di certo era un grandissimo artista di cui oggi si parla troppo poco. Un vero fuoriclasse, mi ha sempre colpito per il suo modo unico di fondere folk italiano e rock’n’roll, con testi perforanti nella loro stravagante ma sempre poetica visione della quotidianità di provincia. Storie di vita raccontate con ironia (anche quando nuotano nella malinconia più struggente), con quel suo modo originale, anzi, folle e geniale, che riusciva a creare scenari vividi con piccoli tocchi piazzati ad arte (si è diplomato nel Corso Superiore di Grafica ad Ascoli Piceno e poi all’Accademia di Belle Arti di Urbino nel '68, magari c’entra qualcosa). Cantastorie, dunque, ma anche incontenibile chitarrista. Anzi, “chitarrista rock”, perché ci teneva a sottolineare questa filiazione da un genere che secondo lui traeva le sue origini proprio nella sua terra di nascita, l’Abruzzo («Il rock è tutto l'universo possibile anche perché il rock è nato in Abruzzo. […] Nella seconda metà dell’800 in America c’erano più abruzzesi che indiani… E questi disgraziati oltre a lavorare come bestie avranno cantato e ballato le loro cose […] Anche se il rock fosse nato indipendentemente dalle nostre tradizioni, esso funziona magnificamente qui da noi»). E, ancora, grande amante dei concerti, durante i quali si mescolava spesso con la gente (letteralmente, nel senso che la faceva salire sul palco). Insomma, talentuoso artista ed eclettico performer che rappresenta un caso a sé nel panorama musicale italiano. Perché è stato dimenticato? Non so trovare una risposta, ma scalda il cuore leggere che il 28 agosto prossimo uscirà "Tributo A Ivan Graziani", doppio cd con cover eseguite da Marlene Kuntz, Linea 77, Roy Paci & Aretuska, Paolo Benvegnù, Simone Cristicchi, Cristina Donà, Marta Sui Tubi, Mauro Ermanno Giovanardi, Raiz, Tre Allegri Ragazzi Morti, Morinomigrante, Angela Baraldi e Massimo Zamboni, Titor e Filippo Graziani (figlio di Ivan, da cui è partita l’idea per il progetto), oltre a brani in versione originale.
Mi rendo conto di essere di parte, però questo è un tipo di iniziativa davvero prezioso. Mi mancano molto quelle portiere aperte. Purtroppo Oliviero ci ha lasciati nel ’94 e Ivan Graziani lo ha seguito nel ’97, ma la loro musica non me la scorderò finché campo.
P.S. Un doveroso ringraziamento al mio amico Gabriele Ambrosini (altro grande amante della musica) per aver dissotterrato dalla polvere del tempo i meravigliosi ricordi del parco macchine di Oliver.