Vorrei dapprima, insieme a voi, dare uno sguardo in generale alla parola musica. Mi diceva mio nonno che tutto è musica, anche un semplice rumore. Se ricordate un bellissimo film "La musica nel cuore" quando il protagonista, un bambino di nome August Rush, riesce a stupire tutti anche i professori dell’accademia di musica più scettici, facendo un concerto non solo con gli strumenti classici, ma anche con i rumori di sempre, di tutti i giorni. Riesco a immaginare meglio il valore delle parole che esprimeva mio nonno Diego quindi, per me il valore di musica è presente in tutto quello che mi circonda.
Secondo il mio modo di vedere , l’origine della musica va ricercata nella necessità di trovare un modo di comunicare facile e diretto, di immediata comprensione per una comunità. All’interno di essa una serie di messaggi che, oltre a colpire l’obbiettivo, lo coinvolgono nel tempo.
La lunga tradizione di musica popolare nel sud è riconosciuta e apprezzata in tutto il mondo, ma oggi si trova ad affrontare un giro di boa importante e significativo. Complice anche la non favorevole congiuntura economica che il paese sta vivendo, ma anche secondo il mio giudizio da un calo di interesse che coinvolge tutto il settore, almeno in Italia.
Vorrei invitare anche le istituzioni a non essere macchinose e favorire questo mondo che, oltre a creare posti di lavoro a questo indotto, vive di note culturali.
Si pensi che oggi siamo la nazione con il più basso rendimento musicale, e rapportare tutto ciò all’800 e anche al ‘900 dove i primati erano solo italiani deve far pensare.
La scuola primaria, come la secondaria rispetto all’Europa ma anche al resto del mondo, forgia solo il 3% di studenti di musica e non voglio fare paragoni, ma se andiamo al nord dell’Africa, in Libia la percentuale quasi si triplica. Ben 8 % di studenti continueranno a a essere legati a questo fantastico mondo della musica.
Altro dato importante ma non piacevole è quello del mio Sud, il quale ha sempre partorito musicisti di talento e di eccezione che hanno navigato l’Italia ma anche gli oceani e oggi, grazie a una politica educativa poco pressante nel campo, ci ha lasciato con poco o forse nulla.
Termino con una riflessione che potrebbe sembrare negativa, ma purtroppo spesso ultimamente vedo che tutto l’indotto musicale è portato a pensarlo. Vedo questo settore troppo arrendevole e stanco.
Spero che tutti noi non ci arrendiamo e che diventiamo un punto di riferimento per gli altri. Con ogni mezzo non dobbiamo arrenderci e inviare un messaggio d’amore verso la musica, che sia classica o digitale, ma è musica, cultura.
Noi Loveri da 130 anni cerchiamo nel nostro piccolo di alimentare questo segmento per quel che possiamo, e oggi con quello che non si ha più, con realtà ma anche con sogni.
In riferimento a quanto esposto sopra vi informo che personalmente e aziendalmente, credendo in un progetto nato a Napoli, daremo la nostra completa disponibilità professionale ed economica alla Mostra D’Oltremare per poter creare un evento che, secondo noi, farà storia. L’unico evento in cui l’esclusivo fulcro sarà la musica: MiMo, musica in movimento.
A metà settembre, la musica a Napoli diventerà regina e la cultura il suo re.
Strumenti musicali, scuole musicali private e pubbliche, scuole di danza, il Conservatorio S. Pietro a Majella, la Scarlatti, la musica etnica, concerti, live music, DJ e tantissimo ancora. Ci sarà di tutto ma la cosa importante è che il visitatore sarà il protagonista, l’esecutore, il musicista.
Noi Loveri ci crediamo davvero come tutti gli organizzatori. Qualcosa di serio lo facciamo e senza introiti. Per me questo significa non lasciare andare quella musica nel cuore, quel rumore solito che, in fondo, è sempre musica.