di Ale_gtr [user #24327] - pubblicato il 16 febbraio 2015 ore 08:00
Che siate amanti dei virtuosismi o meno, ecco un esercizio che vi farà mettere in gioco, non solo da un punto di vista tecnico ma anche da quello della visualizzazione e dello studio di scale, arpeggi e accordi.
Che siate amanti dei virtuosismi o meno, ecco un esercizio che vi farà mettere in gioco, non solo da un punto di vista tecnico ma anche da quello della visualizzazione e dello studio di scale, arpeggi e accordi.
Con il termine “moto perpetuo” si è soliti indicare un tipo di brano o di una sua sezione caratterizzato da un flusso melodico senza sosta di figurazioni ritmiche veloci e omogenee che alla lunga sono destinate a provocarci un gran mal di testa. Ciononostante la storia della musica ne riporta numerosi esempi ad opera di compositori classici, dal Romanticismo in avanti (immediatamente viene da pensare a Paganini che diede questo titolo alla sua Op.11, ma lo stesso fece Weber con l'ultimo movimento della sua Sonata per Pianoforte Op.24). Questo andamento è poi diventato elemento caratterizzante di interi generi, come ad esempio del bebop e suoi derivati (lo stile di Coltrane venne definito sheets of sound -grossomodo traducibile in strati di suono) o il manuche. In questi generi scale e arpeggi si rincorrono senza tregua a tempi di metronomo fulminanti.
Oltre all'aspetto funambolico e alla sua utilità in fase di studio, per lavorare su coordinazione e pulizia del suono, la caratteristica più interessante di questo tipo di scrittura musicale è per quanto mi riguarda quella sorta di incrocio tra elemento melodico e armonico che viene a crearsi quando con l'aumento dei bpm le note arrivano quasi a sovrapporsi tra loro e a somigliare ad accordi. L'armonia risulta chiara anche quando non è resa esplicita da una sezione ritmica sottostante, grazie all'uso dei relativi arpeggi e attraverso il posizionamento delle note caratteristiche sui tempi forti. In questo caso sono partito da questa idea per applicarla ai tre semplici accordi del blues. Si tratta a dire il vero di un giro di blues “monco” in quanto occupa lo spazio di sole sei battute. Il motivo di questo vezzo è presto detto: tutto è nato mentre con un mio allievo ci stavamo concentrando sull'improvvisazione al di sopra di differenti cambi armonici; partendo dal giro di blues, alla fine, quasi senza accorgermene, mi sono ritrovato a cambiare armonia ad ogni misura (sono quindi eliminate le battute in cui gli accordi si ripetono) in questo modo: I - IV - I - V - IV - I.
Nell'esercizio la linea melodica si basa in prevalenza sui chord tones (le note che formano l’armonia, in questo caso 1, 3, 5, ♭7); questo vuol dire in pratica suonare i rispettivi arpeggi di settima di dominante. Le note cerchiate in figura sono quelle che invece non rientrano nelle struttura armonica (nonostante ce ne siano un bel po’ sono state concepite in origine come note di passaggio tra un chord tone e il successivo). In questo modo la successione armonica è riconoscibile anche senza una sezione ritmica di supporto e non servono gli accordi per capire che si tratta di un giro blues (pur se “modificato geneticamente” come in questo caso). Anche la linea di basso in walking poggia sullo stesso principio: vengono utilizzate in prevalenza le note dell’armonia, messe in risalto posizionandole sui tempi forti, mentre le altre (diatoniche o cromatiche) sono utilizzate principalmente con la funzione di dare movimento e varietà. Che siate amanti dei virtuosismi o meno, credo che questo tipo di esercizi possa comunque mettervi in gioco, non solo da un punto di vista tecnico ma anche da quello della visualizzazione e dello studio di scale, arpeggi e accordi.
Nota della Redazione: Accordo è un luogo che dà spazio alle idee di tutti, ma questo non implica la condivisione di ciò che viene scritto. Mettere a disposizione dei musicisti lo spazio per esprimersi può generare un confronto virtuoso di idee ed esperienza diverse, dando a tutti l'occasione per valutare meglio i temi trattati e costruirsi un'opinione autonoma.