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Il Fai-da-te che non fa-più-per-me
Il Fai-da-te che non fa-più-per-me
di [user #12502] - pubblicato il

Da un nostro lettore, un "breve compendio dei motivi per cui un appassionato di chitarra e di elettronica appende (temporaneamente) il saldatore al chiodo".
Costruisco pedali da più di due decenni. Di più, tenendo conto dei primi anni di rozzi esperimenti. Premetto inoltre che non ne ho mai venduto uno, considerandola una pratica scorretta per più di una ragione, una delle quali è che non mi sono mai concentrato troppo sull'estetica.

Il Fai-da-te che non fa-più-per-me

Torniamo ai tempi di quando beltà splendea negli occhi miei: siamo verso la fine degli anni '90, in piena ondata grunge, e suoniamo tutti. Siamo anche agli albori di internet, e sui siti si trovano un sacco di foto con i rig dei nostri idoli. Io, coi sudati risparmi da studente universitario, mi compro l'attrezzatura di base e un po' di componenti, la cui disponibilità, peraltro, aumenta di giorno in giorno: scatole in alluminio, switch, transistor e diodi strani, circuiti integrati esotici... Arrivo ad avere una decina di box, qualcuno con i fori per tre potenziometri, qualcuno con quattro, uno con cinque (per il Fuzz Factory, lo usa Matthew Bellamy!) dentro i quali, all'occorrenza, piazzo i circuiti più disparati.
Mi sento un gran figo. I miei amici si sono comprati il Boss DS-1 (quello di Kurt Cobain!) e se lo fanno piacere anche se suona zanzaroso. Io lo costruisco, lo uso tre volte e poi tolgo il circuito dalla scatola. “Ah, ma il suono bello lo faceva col Turbo Distortion!”, e allora costruisco pure quello.
Poi compare la foto del chitarrista dei Mudhoney col RAT, e il disco si chiama Superfuzz-Bigmuff. Pronti e via, costruisco il RAT (troppo intubato), il Superfuzz (acidissimo). E il Big Muff? Ce ne sono varie versioni (c'è un sito dedicato che propone tutti gli schemi), un mio amico si compra quello americano, un altro quello russo, e io? Io mi costruisco il Ram's Head (troppo acido...), il Triangle (troppo ciccio...), il russo e pure il Civil War. E per cambiarli spendo pochi euro di componenti e qualche ora del (tanto) tempo che avevo a disposizione, mentre quegli sfigati dei miei amici che l'hanno comprato e a cui non piace più poi devono aspettare di venderlo per prendere uno stompbox diverso.

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Poi comincio a intripparmi per il suono di Jimi: che cosa usa? Il Fuzz Face (ma quale, quello coi transistor al germanio o al silicio) o l'Octavia? Me li costruisco tutti, sono circuiti banali, bisogna solo sbattersi a trovare i transistor. Sbattersi per modo di dire, sul sito di riferimento vendono già le coppie matched.
Un amico mi segnala che il primo Malmsteem usava il DOD 250: niente di più facile, pochi componenti e facilmente reperibili. Ma poi esce il suo overdrive signature. Due ore di lavoro ed è pronto pure quello.

I miei gusti diventano più adulti. Comincio a usare ampli sempre più puliti, spunta la necessità di un pedale che simuli il crunch del Marshall e quindi mi costruisco l'Hao Rust Driver (suona bene solo con quell'ampli ma con quell'altro no), il Crunch Box (impasta i power chord, maledetto hard clipping), il Carl Martin Plexitone (troppo gain). Mi costruisco sua maestà il Klon Centaur, lo uso una settimana e poi lo scarto senza pietà e nel box ci infilo un tremolo, perché Il Klon è ottimo come booster, ma mi piace pure il Super Hard On (ce l'ha Kenny Wayne Sheperd!) che ha solo un componente attivo: costruito in 30 minuti, alla pari del Rangemaster.
Nel mentre, oltre all'effettivo risparmio e alla possibiltà di provare un sacco di cose, maturo anche un bel po' di competenze. Capisco come funzionano i filtri, come lavorano i vari componenti, la differenza tra i tipi di clipping e tante altre cose. Qualche amico mi porta dei pedali da modificare (è il momento in cui vanno in voga le modifiche “d'autore”, tipo Keeley o Monte Allums) e io, oltre a farle al volo, mi permetto anche di proporre soluzioni personalizzate. Sviluppo anche una certa manualità che mi verrà buona per il mio futuro professionale. Anche se continuo a non annoverare il concetto di ordine (comunque questa è la pedaliera “sperimentale”) tra le mia priorità.

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Continuo a costruire. Mi viene la fissa per il wah wah, anche se in realtà non l'ho mai usato molto. Prendo un vecchio pedale volume che uso come controller dapprima per un classicissimo Cry Baby (in cui però alterno due induttori diversi e inserisco il selettore di frequenza) e poi per un clone del Colorsound Wha, che modifico almeno mezza dozzina di volte fino a quando trovo il suono giusto. Colleziono una quantità di circuiti fatti (anche se non tutti funzionanti) che finiscono inevitabilmente in disuso.

Il Fai-da-te che non fa-più-per-me

E poi venne Behringer, che propose una linea di pedali plasticosi super-economici, e tutti capirono che oramai le tecnologie chitarristiche erano così assodate da poter diventare prodotti di consumo. I Behringer erano fragili e mangiavano segnale in bypass, ma chi se ne frega, tanto usavo già il looper, l'unico vero limite è che erano quasi tutti cloni di pedali “commerciali” che non mi interessavano, tipo il Tube Screamer, circuito che avevo già vivisezionato a fondo.
Intanto il tempo libero comincia a scarseggiare, trovo l'overdrive boutique “della vita” (fisso in pedaliera ormai da più di un decennio, in due esemplari) e anche il secondo overdrive boutique “della vita”, quello adatto alle chitarre con gli humbucker, per cui la produzione pedalifera si fa discontinua e sporadica. E il colpo di grazia lo danno altre aziende che cominciano a clonare a basso prezzo qualsiasi cosa, dai vecchi, vituperati Boss (chissà perché poi) ai più esclusivi prodotti di boutique, pratica di cui ho parlato in un precedente articolo, e quindi quando ogni tanto mi viene voglia di provare qualche stompbox nuovo (per esempio il BB Preamp). Non faccio in tempo a cercare lo schema in rete che qualcuno comincia a venderne una copia esatta per un prezzo, spese di spedizione comprese, che supera di pochi euro il valore dei singoli componenti. Addirittura li fanno in versione migliorativa, magari mettendo nel box due circuiti diversi, con minimo aumento di prezzo.

Il risultato è che la passione per l'autocostruzione, causa anche un effettiva diminuizione del fenomeno boutique e dell'interesse che lo circondava (fino a 4-5 anni fa spuntavano modelli nuovi come funghi, adesso ne nascono pochissimi e vengono quasi immediatamente clonati, tipo il Friedman BE-OD) se n'è andata, annichilita da una produzione di massa che oramai ne ha annullato tutti i vantaggi. Tutti tranne il desiderio di conoscere e sperimentare: per ora, come anticipato, appendo il saldatore al chiodo, magari in futuro mi tornerà la voglia di breadboard e fumi di lega di stagno.
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L'attacco dei cloni
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