Finalmente ho montato una nuova muta di corde alla mia vecchia Eko Ranger 12 Electra.
Erano almeno 10/15 anni che giaceva dimenticata all'interno della sua custodia, verosimilmente perché non sono moltissimi i brani che richiedono il particolare sound di cui è dotata. Inoltre, avendo altre chitarre, la scelta cade sempre sulle stesse due o tre.
L'occasione per farla riemergere dall'oblio mi si è presentata quando, ricordando con un mio vecchio amico i bei tempi andati, questi mi chiese se avessi ancora la mia vecchia 12 corde, proponendosi per l'acquisto, cosa che ovviamente rifiutai.
Ho avuto, e venduto, diverse chitarre, ma questa in particolare rappresenta la mia adolescenza, le mie prime esperienze musicali, in altre parole una parte importante della mia vita.
Ricordo ancora la mia felicità quando mio padre, RIP, me la regalò nel 1968, e ricordo i gruppi (allora si chiamavano complessi) con cui la suonavo.
Ricordo le serate, i soldi (pochi) che si guadagnavano, ma che per uno studente squattrinato erano manna dal cielo, le prove, i box affittati per queste, l'emozione del palco e la botta adrenalinica che ne derivava, il repertorio che si adattava di volta in volta al pubblico presente, le risate, le nottate, le interminabili discussioni con gli altri musicisti, le rivalità, le incomprensioni, insomma tutto quello che era la vita di un gruppo.
Di groupie manco a parlarne, al più qualche ragazzina che timidamente attaccava bottone, ma sempre sotto l'occhio vigile della madre.
Poi con l'università non mi fu più possibile conciliare la musica con lo studio, e le chitarre (cui nel frattempo si era aggiunta una Stratocaster americana), furono tristemente accantonate, salvo durante le vacanze (ovviamente al mare), quando rispolveravo per gli amici i miei cavalli di battaglia. Quindi il matrimonio, e quasi in contemporanea il lavoro, infine dopo un paio d'anni la figlia.
Adesso, con l'agognata pensione, ho ripreso con la mia antica passione, trovando che nel frattempo è cambiato tutto, la strumentazione, l'effettistica, gli stili musicali.
Ma torniamo alla mia "12 corde". Questo era il nome con cui era indicata. Forse perché in quegli anni era l'unico (?) modello che girava in Italia di tale tipologia. Ricordo che ne avessero una identica i Dik Dik, Bennato, i Delirium, forse anche Battisti.
Era una chitarra di fascia economica, ricordo che il prezzo si aggirasse sulle 30/35.000 lire. Ma si presentava bene, con quel suo sunburst accattivante, e pazienza se i bassi lasciavano un po' a desiderare e l'action era tale che dopo una serata non sentivi più la mano sinistra. Anche la qualità costruttiva era di buon livello: dopo anni che non la toccavo, l'ho trovata ancora abbastanza accordata. Ovviamante dopo tanto tempo le corde erano molto ossidate e avevano uno sgradevole suono "sferragliante".
Non ho riscontrato alcuna deformazione sul top in corrispondenza del ponte, nonostante la tensione delle dodici corde che non ho mai allentato in tutti questi anni.
La finitura è rimasta impeccabile, grazie anche al fatto che è stata conservata all'interno della sua custodia rigida. Solo il binding, in origine bianco, ha assunto una gradevole tonalità color crema.
Le meccaniche tengono ottimamente ed è presente il tasto zero (non capisco perché non si usi più sulle chitarre).
L'ho provata collegandola all'amplificatore e l'elettronica funzione perfettamente. Questa è molto semplice: un solo pickup applicato alla fine del manico e due controllli, rispettivamante uno per il volume e l'altro per il tono.
Leggo sul web opinioni discordanti su questo modello prodotto in quegli anni, alcune positive, altre che lo stroncano senza pietà. Sono assolutamente consapevole della variabilità intraspecifica di ogni singolo strumento, e ciò mi porta a concludere che nella fattispecie personalmente sia stato fortunato.
Che dire? A prescindere dalla valenza affettiva che per me possiede, è innegabile che si tratti di uno strumento che ha fatto la musica italiana degli anni '70/'80 del secolo scorso, e se tuttora viene prodotto dimostra quanto sia iconico.
Non ho avuto modo di riscontrare personalmente la qualità dell'attuale produzione cinese, ma riconosco a tale liuteria un soddisfacente rapporto qualità/prezzo. |