Alla luce del mio post precedente provo a riportare una considerazione a caldo di un articolo che ho letto ieri, come pure la sintesi di una discussione con un amico. Così, per i posteri.
Leggo nel Corriere della Sera di ieri che tra 5 ani la Russia sarà al livello dell'Italia - si parla di economia in una spalletta di contorno all'articolo sui 4 Big che governeranno (ahimè) il pianeta.
La mia reazione a caldo è stata "Non è la Russia che "sale" al livello dell'Italia, ma l'Italia che scivola al livello attuale della Russia". E la chiudo qui.
Per restare in ambito (circa), un amico mi pone la domanda "Oh - ma tutti 'sti soldi, dove sono finiti?..." parlando dell'attuale crisi finanziaria.
Giustamente i soldi non si "bruciano" - vengono solo trasferiti da uno all'altro. Nel nostro caso vengono concentrati, come sappiamo, nelle mani di una cerchia sempre più ristretta di attori economici. Oltre ai magnati delle telecomunicazioni, o dei divi del calcio, o dei politici (a dipendenza di quale nazione stiamo esaminando, beninteso) dobbiamo includerci anche stati sovrani come la Russia, l'India, la Cina, i paesi del Golfo. A costoro abbiamo trasferito - spesso anche indebitandoci - i nostri soldi in cambio di petrolio o altre materie prime o, soprattutto, manufatti a buon mercato.
In cambio di quei manufatti abbiamo spesso e volentieri rinunciato a quanto poteva essere prodotto localmente, riducendo la ricaduta economica derivante dagli stipendi di impiegati ed operai delle imprese nazionali / europee. L'assenza di questa ricaduta è stata poco avvertita sin tanto che i prezzi calavano (per molti prodotti anche in maniera significativa) ma ora che questa tendenza è venuta meno, i nodi vengono al pettine.
Per molti infatti il concetto di *ricchezza" era legato alla disponibilità di una carta di credito - un mezzo per aumentare fittiziamente il potere d'acquisto del salario. Un conto infatti è avere a disposizione 1'000 di cui resta ben poco (200?) da spendere, un altro conto è poter ripartire quei 200 in rate mensili ("a costo zero!"...) per poter finanziare acquisti per importi X volte superiori alle proprie possibilità. Acquisti di cosa? L'imbarazzo della scelta, lo sappiamo tutti.
Ma la conditio sine qua non per l'accesso al credito, e la gestione dei debiti che ne concorrono, deve essere la presenza di attività economica sul territorio, che permetta di avere accesso ad un salario e quindi di finanziare i debiti che contratti. Ma questa attività è venuta progressivamente meno, mentre sul fronte opposto milioni di individui si indebitavano progressivamente di più.
OK - ma prima i soldi c'erano, no? È l'osservazione (logica) del mio interlocutore. Giusto - ma da dove arrivavano? Dai risparmi - è vero. E prima ancora? Per quanto concerne l'Europa del dopoguerra, dal piano Marshall, che liberò una valanga di "soldi" per co-finanziare la ricostruzione. Soldi che si diramarono in mille ruscelli (ecco spiegato il termine tecnico di "liquidità) nell'economia reale, nelle tasche di muratori, imbianchini, operai, impiegati, medici, panettieri, ristoratori, piccoli commercianti, e poi medici, avvocati, industriali, banchieri, finanzieri, faccendieri, politici.
Per poi andare a finire, cinque decenni dopo - in maniera accresciuta dai nostri debiti collettivi - in mano ad altri banchieri, finanzieri, industriali, politici, avvocati, immobiliaristi, impresari costruttori, ingenieri, architetti, muratori, agricoltori - ma di un altro paese, più o meno lontano, più o meno simile al nostro. L'indebitamento globale ha semplicemente spostato altrove una massa importante di soldi lasciando da noi un vuoto equivalente.
L'occhio attento avrà notato la progressione del passaggio di questo fiume dal piccolo al grande, e poi nuovamente dal grande al piccolo. Questo trasferimento è tuttavia "distruttivo", in quanto ad ogni passaggio la portata di questo immaginario fiume si riduce. Il piccolo ne trattiene una porzione piccola, il grande ne trattiene spesso una quantità esponenzialmente sempre maggiore, creando quella concentrazione della ricchezza che una volta all'anno i quotidiani di tutto il mondo si premuniscono di presentarci.
E le perdite del settore finanziario, cosa c'entrano con noi? Hanno distrutto soldi nostri? Beh - per coloro che hanno investito in taluni prodotti finanziari sì. Per gli altri no, ma. Ma? Ma il problema è che il settore finanziario si è pure indebitato, approfittando dei tassi bassi, per andare a speculare su prodotti che rendevano tanto, intascandosi la lauta differenza. Ora che il giochino si è rotto, gli istituti scoprono che a fronte dei loro impegni - i nostri mutui, piuttosto che i prestiti alle aziende,piuttosto che alle loro attività finanziarie - non hanno abbastanza riserve per tutto. Se ne consegue che il credito disponibile deve essere globalmente ridotto. L'impossibilità di accedere al credito fa sì che magari una o tante aziende devono chiudere i battenti, o ridurre personale in esubero. Più di una banca d'affari deve procedere a riduzioni dell'organico. Più di un manager decide di ridurre la sua propensione al consumo e più di un concessionario di autovetture, e/o ristoratore, agente immobiliare, costruttore edile, architetto, imbianchino, etc si trova all'altro capo di questa trafila, creando la situazione che dovrebbe esserci familiare.
Ma a fronte di questo trasferimento "altrove", a noi, alla nostra economia, qualcosa in fin dei conti rimane, no? Certo. Rimarranno per esempio i soldi derivanti dai salari elargiti dallo stato ai suoi servitori del settore pubblico: politici, forze di polizia, organi giuridici, burocrati, addetti alla sanità e quant'altro. (caveat lapalissiano: i soldi per pagare questi salari sono sempre i nostri).
Rimarranno anche i salari dalle rimanenti attività economiche dell'imprenditoria che, perchè comunque (o ancora) redditizie, e perchè strutturali, non vengono trasferite altrove. Banche, assicurazioni, autostrade, ipermercati e discount, aeroporti, porti, edilizia, turismo, agricoltura, servizi di infrastruttura (telefonia, trattamento acque, per esempio), industria del divertimento, etc. Ma coloro che beneficiano di uno stipendio sono anche coloro che in maniera maggiore o minore si indebitano, trasferendo così soldi a favore di qualcun'altro "altrove".
Sì ok - ma allora scusa, quelli che i soldi li hanno davvero, secondo te cosa andranno a fare...dove si va a finire? La carta da gabinetto la usano anche loro, mangiare mangiano anche loro, il rubinetto mica se lo riparano da soli, no...?
Azzardo un'ipotesi un po' futurista. "Coloro che" si concentreranno in quartieri residenziali "sicuri" - quello che in inglese si chiamano "gated communities": cioè recintati e con accesso limitato ai soli residenti e provvisti di guardie di sicurezza. Possibilmente questi quartieri saranno serviti all'interno per quanto attiene lo shopping di generi voluttuari, mentre la spesa generica sarà verosimilmente reperita all'esterno. La manodopera selezionata sarà residente in prossimità del quartiere, verosimilmente gestita da una società di servizi - possibilmente di proprietà dei medesimi condomini (per ovvie ragioni di sicurezza nella selezione della forza lavoro, per esempio). In Argentina sono già una realtà consolidata e se ne trovano vari esempi ubicati in località remote, ma comunque ben servite con il proprio aeroporto / eliporto. La connessione elettronica e fisica al resto del mondo sviluppato permette così di vivere e lavorare lontano dal disagio metropolitano ed i servizi localizzati - scuole, cinema, piccole cliniche, etc - permettono di vivere in un contesto quasi "normale". La sicurezza è peraltro garantita da guardie armate lungo il perimetro recintato.
Non tutti si rifugeranno in queste soluzioni residenziali esclusive che odorano un poco di "domiciliari". Sui rotocalchi da cesso di mia moglie apprendo che un numero imprecisato di VIP hanno acquistato terreni, ville, case in Uruguay. Provvisto di ampie riserve idriche (bacino di Iguaçu), situato in prossimità del gigante brasiliano (in termini di petrolio e produzione agricola), il paese sudamericano è un "buen retiro" ideale per chi vuole ricrearsi un Nuovo Mondo meno scomodo di una base lunare o su Marte, ben lontano da Europa, Russia, USA, Cina, Medio Oriente ed i rispettivi potenziali problemi.
Paul