In seguito alla lettura di un post di Diumafe ho sviluppato una breve riflessione su una delle contraddizioni del nostro tempo.
L'articolo in oggetto linka al sito "Gibson Lifestyle" ufficiale, e parla di false Gibson. Ora: se siamo chitarristi, il falso può crearci "fastidi" per motivi tecnici, di suono, economici: quaità scadente, cattivissimo investimento, suono -come minimo- diverso, o non all'altezza, del Gibson originale.
Bene. Rido sempre un pò sotto i baffi quando vedo il sito Gibson Lifestyle, perché mi dico: ma che razza di narcisi feticisti siamo diventati?! Da chitarristi a lifestylers, o consumatori di prodotti che definiscono un lifestyle. Per carità nulla di nuovo sotto il sole, ma se la fabbrica di chitarre dal core business della chitarra passa alla cura del lifestyle del cliente, qualcosa cambia.
Badate che lo stesso fanno molti marchi prestigiosi: per citare un esempio, la famosa marca di caffè triestina ha fatto lo stesso, già da anni. E' un segno dei tempi, le aziende che cercano di proporsi per accompagnare il consumatore (non più solo chitarrista) in ogni momento di consumo dela sua vita.
Ma c'èun effetto collaterale, evidentemente: quanto più si insiste sul lifestyle, e sull'immagine, tanto più si alimenterà il fenomeno dei falsi. Non solo perché c'è qualcuno che vuole fare affari producendo falsi. Ma perché altri (probailmente non il professionista né l'audiofilo, ma questi sono minoranze) che evidentemente sono disposti a correre il rischio del tarocco pur di sfoggiare una LP fiammata. Chi di immagine ferisce, di immagine perisce?
Se l'accento e l'attenzione si spostano dal suono e dai particolari tecnici, all'immagine, è possibile che a lungo andare questa scelta produca conseguenze di mercato consistenti: spostamento verso altre fasce di mercato e conseguente ridefinizione delle produzioni. Già oggi le Gib entry level (che a me personalmente proprio non piacciono) a portata di adolescente testimoniano un trend differente rispetto al passato.
Sia chiaro che per me non c'è nulla di male in tutto questo, e se addirittura (non credo) si arrivasse alla trasformazione di Gibson in una nuova Ibanez con pochi esemplari custom shop in aggiunta, il "buco" produttivo sarebbe comunque colmato da qualcun altro.
Come forse è avvenuto (ma qui rischio una baggianata) con Fender e Suhr o Tom Anderson.