Quattro nomi altrettanto importanti per noi di Acordo. Magari qualcuno può sorridere per l'accostamento (che intendo alla pari, altro che si parva licet componere magnis), anche se i due nomi d'oltreoceano sono noti a milioni di persone e i due nostrani un po' meno.
Leo Fender e Roberto Pistolesi erano uguali. Talmente uguali che il secondo non aveva difficoltà a entrare nella testa del primo, per estrarne segreti che nessun altro è mai stato all'altezza di comprendere ed elaborarli, evolverndoli. Sta tutta qui la grandezza di Roberto, non in qualche fesseria su chitarre che suonano "da paura". Sta nella capacità di essere innovativo nel rispetto dei principi base. Nel capire dove si poteva intervenire e dove era tassativo lasciar stare, qualcosa che pochi o nessuno, non certo la Fender di oggi, sa fare. Si sta tanto a parlare (io per primo) di "suoni misteriosi". Per Roberto non c'erano misteri, solo aspetti oscuri, che per lui oscuri non erano (per fare un esempio: quanti geniacci della chitarra, quelli delle repliche che "suonano da paura", sanno come si montavano i tasti sui maple neck degli anni '50?).
Roberto Pistolesi era una persona unica, un genio assoluto, di quelli che ne nasce una ogni morte di papa. Pochissimi dei suoi amici (Alessandro-Emmetray e Paolino su tutti) hanno avuto la fortuna di capirlo. Altri l'hanno intuito solo in parte. Ma non era facile, per comprendere un genio e dialogarci occorre (modestia a parte) un po' di genialità.
Allo stesso modo, George Fullerton e Glen rappresentavano, ciascuno nel suo mondo, l'intelligenza emotiva, la creatività elevata ad arte che si combina con la genialità classica a generare la Qualità (cfr Lo zen e l'arte della manutenzione della motocicletta, di Robert Pirsig, un libro che anche Pistolesi amava). Il risultato è garantito, George Fullerton, combinandosi con Leo Fender, fece nascere Tele, Precision, Strat, Jazzmaster, Jazz, ampli Tweed, reverb unit, eccetera. A Milano, nel nostro piccolo, Glen si è combinato con la cocciutaggine giudeo-longobarda del suo socio che scrive questo diario ed è nato il sito di chitarre che state leggendo, di gran lunga il più bello del mondo. E che crepi la falsa modestia.
Ah, già, il gioco. Il regalo è un pedalino Echo Machine Behringer e andrà al primo accordiano che descriverà correttamente quel segreto di cui sopra, ovvero "come venivano montati i tasti sui maple neck degli anni '50?"
Sono esclusi ovviamente amici intimi e parenti di Roberto, collaboratori di Accordo.it e della società Accordo.it srl, editore di Accordo. Un grazie a Matteo Bergamini di Behringer che ha messo a disposizione il premio.