di jebstuart [user #19455] - pubblicato il 05 settembre 2011 ore 22:44
Serata ispirata, su People.
Un diario di Dave1975 mi ha fatto ricordare che le frenesie epicuree di questo inizio di millennio hanno quasi completamente reciso le sane radici contadine che per secoli hanno tenuto la nostra gente solidamente aggrappata alla sua terra.
Come tutti quelli nati nella prima metà (o quasi) del secolo scorso, tuttavia, sono abbastanza vecchio da averne un ricordo lontano, ma ancora vivido.
Solo quaranta o cinquanta anni fa, le stagioni scandivano molto più che oggi il tempo della nostra vita. E così, alla fine dell'estate, mentre si trascorreva un tiepido e pigro settembre aspettando l'inizio della scuola, era il mischiarsi della pioggia alle foglie rossicce per le strade ad avvertirci che era ora di preparare libri e cartelle.
Cominciava allora nei nostri animi una malinconica ma deliziosa tenzone tra l'angoscia del ritorno tra i banchi e l'emozione dell'attesa del Natale e dell'Epifania, spesso uniche occasioni per ricevere qualcosa che si era desiderato per un intero anno.
"Fa' il bravo, ché la Befana te lo porta".
E non si trattava come oggi di pazientare una notte, in attesa che il giocattolaio aprisse al mattino. Si aspettava per mesi, mentre nel nostro immaginario il pallone di cuoio o il fucilino a ripetizione si ingigantivano, perdendo la connotazione di giocattoli ed assumendo, lentamente, quella di obiettivo e traguardo di vita.
E, quando il nuovo giocattolo aveva smesso di allietare il grigiore e l'anonimato di gennaio e febbraio, era la primavera a rinnovare l'attesa per l'altro grande crocevia del nostro anno di bambini: le vacanze (pigre, interminabili e a buon mercato), il mare ed il riposo. Per ricominciare daccapo al settembre successivo.
Altre storie, ed altra gente. Che forse, oggi, interessano a pochi, ma che comunque è bello ricordare.