I fatti di questi ultimi tempi, mettiamoci pure anche Schettino, hanno riacceso nei dialoghi la vecchia trita e ritrita questione nord sud, con parecchi italiani del sud che su queste pagine si sono un po' risentiti, circa alcune cose dette. Mi piacerebbe provare a distendere un po' gli animi raccontando la mia esperienza di "nordista".
Io sono di Torino e, come tutti i torinesi abituatissimo alla convivenza con chi viene da fuori.
Il nord Italia dalla fine dei cinquanta fino a tutti i settanta ha accolto generazioni di emigrati dal sud e dal veneto, Città come Milano e Torino si sono profondamente trasformate e... non necessariamente in peggio, in seguito a questo che è stato a tutti gli effetti un esodo. Fatti raccontati nei libri e in moltissimi film, come dimenticare in Ricomincio da Tre, l'indimenticabile Troisi che non riusciva a farsi accettare come turista, lui napoletano per tutti poteva essere "solo" emigrante. Un altro bellissimo film in cui si vede una Torino anni settanta è stato Mimì metallurgico ferito nell'onore, in cui le riprese fatte a Porta Palazzo il più grande mercato d’Europa sono da antologia, e poi moltissimi altri come Totò e la malafemmena con la ormai mitica scena girata davanti al duomo di Milano dei due in colbacco e pastrano in piena estate: Nous volevom savuar ecc. ecc.
Immigrazione è anche un fatto culturale, certamente si, quando ero piccolo mi ricordo le nonne del sud che portavano i bambini a scuola vestite di nero, per noi erano come oggi una mussulmana col chador, non c'eravamo abituati, in città non si vedevano, per noi era strano. Però la convivenza stretta, perchè la famiglia di meridionali erano i vicini di casa, i compagni di scuola, gli amici dei giochi in strada, questa convivenza, anche se a volte con qualche attrito, era uno scambio culturale. LA PASTASCIUTTA.
Il piatto tipico piemontese sono i tajarin (tagliatelle di pasta fresca tagliate finissime) al sugo d'arrosto, una squisitezza ma, come tutte le ricette piemontesi, estremamente raffinata e complessa, insomma non una roba da tutti i giorni. Spaghetti e pummarola era invece roba da terroni, si ma che comodita! E che bontà! Pronta in poco tempo, economica e buona. Le massaie piemontesi non c’hanno messo molto a capire che era la soluzione e l'hanno adottata da quasi subito.
A Torino non troverete una pizzeria senza forno a legna e pizzaiolo bene in vista, perchè? Anzi una pizzeria col forno elettrico e senza pizzaiolo è destinata a chiudere subito o al limite, ad essere roba tipo fast-food, perchè? Perchè l'immigrazione è cultura ed è cultura anche la pizza fatta come deve essere fatta.
Conoscevo un signore anziano, si chiamava Giovanni, torinese fino alla punta dei capelli che si vantava così: "Io ho abitato quarant'anni nello stesso alloggio, nello stesso stabile eppure con i miei vicini solo buongiorno e buonasera, mai niente di più" In questa frase c'è tutta una certa Torino aristocratica e distaccata, molto signorile ma certamente un po' freddina... Vi lascio immaginare l'impatto con i chiassosi e invadenti meridionali. E' chiaro che due mondi così distanti abbiano fatto fatica a trovare un punto d'incontro, ma vi garantisco che è stato trovato, questo è un fatto incontestabile, dimostrabile e visibile, cecchè ne dica Bossi...
Ovviamente io ho conosciuto tantissimi meridionali immigrati a Torino, molti sono dei carissimi amici da una vita, mi piace ricordare Antonio da Salerno, immigrato nel sessantuno e giunto a Torino Porta Nuova con la classica valigia di cartone, due stracci, poche lire in tasca e un indirizzo di parenti mai visti e conosciuti. Antonio è andato in pensione con la qualifica di caporeparto alla FIAT e la nomina a cavaliere del lavoro... non è poco per chi è partito da semianalfabeta. Antonio amava raccontare una vecchia storia, quella che appena sceso dal treno, un gruppo di paisà col gioco delle tre carte gli fotterono quelle poche lire che aveva. Benvenuto a Torino! Antonio, fece la scuola serale fino al diploma di perito, sposò una torinese e non è più tornato al paese. Era un tecnico fenomenale, espertissimo di macchine utensili, ma la dote migliore era la capacità di gestire il rapporto umano, lui sapeva trattare coi suoi collaboratori in maniera fenomenale, ho imparato tantissimo da lui. Pochi sanno che i motori IVECO dei veicoli leggeri sono fabbricati alla SOFIM di Foggia, avendo lavorato parecchi anni in IVECO il rapporto coi colleghi di Foggia era pressochè quotidiano. Ci potrei scrivere un libro... Se una telefonata per lavoro ad un collega torinese si esaurisce in brevissimo tempo e i convenevoli limitati al classico: "Come va?"
Telefonare a Foggia implicava sempre un po' di tempo da dedicare al... rapporto umano: Come va? Tutto bene? La famiglia? I figli? La salute? Esaurito l'aspetto puramente umano si passava al problema. Posso dire di avere fatto amicizie profondissime a Foggia, con persone che non ho mai visto nemmeno una volta in faccia.
Torino aveva le sue zone ghetto, aree dove abitavano solo meridionali, quella più vicino a casa mia era la Cerignola, la zona tra piazza Bottesini e corso Palermo. In quell'area era come se Cerignola si fosse trasferita a Torino, non immagino cosa ne pensasse il signor Giovanni (ammesso ne conoscesse l'esistenza) ma adesso che non c'è più e li, ora abitano solo extracomunitari, Torino non è più la stessa, è un diventata certamente po' più brutta. Io mi ricordo perfettamente i cartelli: "Non si affitta a meridionali" Razzismo, si certo, ma più che razzismo era prevenzione, diffidenza. Il fatto è che molti torinesi all'inizio affittarono ai nuovi venuti dal sud, però col risultato di vedersi l'alloggetto comprato con tanti sacrifici semidistrutto da gente che non era assolutamente abituata alla vita di città. Erano quelle, persone estremamente umili, per lo più analfabeti, che giù al sud vivevano in condizioni disastrose, il prezzemolo e ortaggi vari coltivati nella vasca da bagno erano realtà, io l'ho visto coi miei occhi. Questa non vuole assolutamente essere una giustificazione ai famigerati cartelli, solo una spiegazione per aiutare a capire due mondi lontanissimi e la difficoltà che hanno dovuto superare per incontrarsi.
Le città come Torino o Milano sono state sempre indicate come il centro della discriminazione raziale, dove l’odio per i meridionali era palpabile e dove non c’era spazio per chi veniva dal sud: i cartelli contro i meridionali, la discriminazione, la segregazione. Niente di più falso.
Dagli anni cinquanta ai settanta le città del nord hanno accolto milioni di immigrati e questo è un fatto. Accolti bene? Male? Comunque in qualche modo accolti ed integrati, e non vale il vecchio discorso che le città del nord si sono arricchite sulla pelle dei meridionali, io, i miei genitori i nostri concittadini non si sono arricchiti di certo, forse gli Agnelli si, come certamente altri grandi imprenditori, ma noi cittadini abbiamo avuto solo il compito di accogliere. Altri si sono arricchiti, non noi. E per inciso, anche gli emigrati venendo al nord si sono in qualche modo affrancati da una vita di stenti. Concludo con una considerazione, il famoso discorso di Berlusconi a Lampedusa: Proporrò di conferire all’isola il Nobel per la pace. Bene, se quell’isola, per qualche migliaio di immigrati merita il Nobel, le città del nord che hanno accolto per decenni milioni di emigranti e, come ringraziamento hanno ricevuto solo sputi in faccia cosa meriterebbero?