di Oliver [user #910] - pubblicato il 26 ottobre 2012 ore 13:30
Gwynnett colpisce ancora. Questa volta morde, con un piccolo ma aggressivo amplificatore da 20W dalla struttura semplice, ma affatto banale. Il piccoletto urla parecchio e, con il volume all'incirca a metà, corsa tiene tranquillamente testa a una batteria suonata con notevole energia.
Gwynnett colpisce ancora. Questa volta morde, con un piccolo ma aggressivo amplificatore da 20W dalla struttura semplice, ma affatto banale. Ancora una volta il suono del campanello ha annunciato l'arrivo di uno scatolotto proveniente dal magico Antro di Formia, con un contenuto molto prezioso e speciale. Nonostante un mio (ormai famoso) tentativo di avvelenamento con un famigerato caffè, il Mago Merlino delle valvole non mi ha... tolto l'amicizia (manco fossimo su Facebook) anzi, la rinnova costantemente. Lo ringrazio ancora per questo immeritato privilegio.
Dopo avere rimosso l'accurato imballaggio, rimane -apparentemente- poco: la testatina è di dimensioni molto ridotte, sembra innocua e tranquilla. Un giocattolino. Dallo chassis metallico, impreziosito da una dedica personale del Maestro (che lo rende ancora più unico e prezioso), si protendono cinque valvolette. Basta però dare un'occhiata ai due trasformatori, di dimensioni e peso generosi, per comprendere che non si tratta affatto di un giocattolo.
Sul lato anteriore si trovano nell'ordine il jack di ingresso, gain, alti, bassi, medi, send/return, master e accensione. Nel pannello posteriore trovano posto l'uscita per il cabinet da 8 Ohm, una comoda uscita Line con regolazione di livello e l'abituale fusibile. In pratica, non manca nulla. O no? Non c'è l'interruttore di stand-by, in effetti.
Come avevo fatto in precedenza per il suo predecessore da 40W, "TheGwyn", ho deciso di assemblare un case ad hoc che contenesse esattamente la piccola testata. Ho utilizzato il solito multistrato da 20mm che, con dimensioni così ridotte, consente di ottenere facilmente una struttura robustissima, anche senza ricorrere a complicate lavorazioni a incastro. Per il rivestimento ho usato della finta pelle: in negozio l'ho trovata di vari colori, ma quando ho visto il bianco ho deciso immediatamente. Mentre attendevo il taglio della parte necessaria, ho casualmente visto un ritaglio di plexiglass rosso, che mi ha dato l'illuminazione per la realizzazione della copertura frontale: valvole a vista, in un'atmosfera che lascia intuire l'attitudine vivace della bestiolina.
Naturalmente, ben prima di avere anche solo preso le misure necessarie alla realizzazione del case, l'amplificatore è stato provato con curiosità. 20 watts, come anticipavo, ma non si direbbe affatto. Il piccoletto urla parecchio, facendo pensare a una potenza decisamente superiore. Con il volume all'incirca a metà corsa tiene tranquillamente testa a una batteria suonata con notevole energia. La riserva di pulito è ovviamente limitata -la testata non è progettata per suonare clean!- ma è comunque notevole e consente una buona versatilità. Ovviamente con chitarre dotate di humbucker la soglia si abbassa sensibilmente. Trovo però molto bello lo sweet spot intorno al quale basta variare la forza della pennata per colorare il clean con quel po' di spinta che conferisce una grande espressività, assecondata totalmente da una eccellente risposta dinamica. Interessantissimo il comportamento del controllo degli alti, il principale artefice nel disegnare il timbro finale. Anche con il gain al massimo, la sonorità rimane chiara e dinamica: niente distorsioni fuzzose o impastate, ma un overdrive naturale e leggero, che diventa crunch deciso solo quando si spinge particolarmente forte con la mano destra. Il tutto nel silenzio più totale. La firma del Maestro è l'assoluta silenziosità, anche con il gain al massimo. Una vera manna in sala di registrazione, che nell'idea di Gwynnett è il suo ambiente ideale. Per quanto ho constatato, comunque, non ha alcun problema a difendersi anche su un palco rock.
Anche se per comprendere e apprezzare il comportamento di questa ennesima, riuscita creatura del grande Gwynnett (al quale rimando ogni descrizione tecnica, io non ne sarei in grado) bisognerebbe provarlo e sentirlo con le proprie orecchie, ho provato a registrare qualche test esemplificativo. La testata è stata collegata a una cassa Marshall 1965B 4x10" e microfonata con uno Shure SM57, che entra direttamente nel Mac per essere registrato da Garageband. Nessun effetto (solo il riverbero è stato aggiunto successivamente in GarageBand), nessuna equalizzazione.
Nella prima clip si possono ascoltare dei suoni (quasi) clean, registrati con una Stratocaster, una Telecaster (un po' scordata, dann…!) e una Les Paul Double Cut, che ovviamente spinge più delle altre due.
Stesse chitarre, ma gain a ore 3.
Infine, un'idea di come si inserisca in un mix. Anche in questo caso ho scelto di non aggiungere alcun boost o overdrive, suonandola così come mam… papà l'ha fatta.
Per sentire il piccoletto con qualcosa che "spinge" tra chitarra e amplificatore, si può fare riferimento al recente test della Explorer BaCH.