di redazione [user #116] - pubblicato il 10 settembre 2013 ore 14:30
Una delle Telecaster più ricercate di sempre, affidata alla storia dai Beatles con l'indimenticabile concerto Rooftop Concert, torna nel 2013 grazie agli artigiani del Custom Shop. La Closet Classic Rosewood è interamente realizzata in palissandro, dal fondo del body alla punta del manico.
Una delle Telecaster più ricercate di sempre, affidata alla storia dai Beatles con l'indimenticabile concerto Rooftop Concert, torna nel 2013 grazie agli artigiani del Custom Shop. La Closet Classic Rosewood è interamente realizzata in palissandro, dal fondo del body alla punta del manico.
La Telecaster è da sempre associata a legni chiari, nell'aspetto quanto nel suono, ma c'è stato un periodo in cui anche la "bionda" di casa Fender si è votata a toni e colori più scuri. Verso la fine degli anni '60, Fender realizzò diversi strumenti interamente in palissandro. Questi ebbero vita breve, ma il loro utilizzo da parte di alcuni guitar hero dell'epoca fu sufficiente a immortalarli nell'immaginario generale e a renderli fortemente desiderabili dai collezionisti. Una su tutte, la Telecaster appartenuta a George Harrison è certamente la più famosa delle Fender in palissandro. George aveva usato una Rosewood Telecaster per incidere "Let It Be" e, sempre con i Beatles, per tenere il concerto conosciuto come "Rooftop Concert", il 30 gennaio 1969.
Dopo la breve apparizione negli anni '60, la Rosewood Telecaster è tornata poi negli anni '80 per fare un'altra veloce toccata e fuga nel mercato giapponese. Ora, grazie alle mani esperte del Custom Shop, la Telecaster in palissandro torna in una nuova edizione limitata made in USA, per la linea Closet Classic.
La Fender Closet Classic Rosewood Telecaster è una replica fedele dei modelli originali degli anni '60, con gli stessi legni selezionati a mano per qualità e bellezza. Il body, come anche manico e tastiera, è in palissandro con finitura naturale satinata. Il profilo del manico è ispirato a quello degli anni '60, di forma a C con taglio ovaleggiante e abbondante sotto il palmo. La tastiera conta 21 tasti Narrow Jumbo su un raggio di curvatura da 9,5 pollici e il diapason misura i classici 25,5 pollici.
Il ponte, storicamente corretto, è a tre sellette filettate e con corde passanti attraverso il corpo. Sul retro delle meccaniche, tutte in metallo cromato, si nota l'iniziale "F" stile vintage.
La configurazione elettronica è la classica a due single coil e, se quello al ponte è fisicamente fissato sulla sua placca in metallo, quello al manico trova il suo solito posto nel battipenna nero a tre strati. Entrambi i pickup sono prodotti dal Custom Shop su specifiche dell'epoca ma con un timbro leggermente più consistente e progetto riveduto con nuove tecnologie. I modelli in oggetto prendono il nome di Twisted Tele Single Coil. Sotto la placca cromata dei controlli è presente l'apprezzato circuito di tono Greasebucket, che può tagliare le alte frequenze senza sbilanciare eccessivamente il suono in direzione di quelle più basse. La miscelazione dei pickup, di tipo tradizionale, prevede tre posizioni in cui usare i due single coil insieme o individualmente.
Ammirando la Rosewood Telecaster di profilo e da dietro si notano gli inserti in legno chiaro, presumibilmente acero, che vanno a sostituire quelli che, tradizionalmente, su una Telecaster sono in noce. La classica "skunk stripe" longitudinale sul retro del manico, infatti, qui spicca con un colore pallido, come si fa notare una sottile linea che traccia tutto il contorno del corpo, con un effetto pancake. Quello che manca, invece, è il tipico "tappo" per il truss rod sulla paletta, che si può trovare invece sulle moderne Telecaster con accesso alla base del manico. Osservando la vecchia riedizione giapponese e alcune Custom Shop precedentemente prodotte in piccole quantità, si nota il "tappo" in acero, ancora una volta per spiccare sullo sfondo in palissandro. Sulla nuova Custom Shop, invece, la paletta è integra, senza fori né "tappi", esattamente com'era la Telecaster imbracciata da George Harrison sul tetto della Apple.