La bella stagione è finita e anche il viaggio del Vespautore volge al termine. Davide Taloni ci racconta le sue esperienze nelle ultime tappe del tour in Vespa che lo ha portato in giro per le strade e le piazze europee.
Slovacchia. Tanto verde, tanto grigio, tanta ricchezza, tanta povertà.Ci passo in una giornata di puro trasferimento, scappando dalle incombenti nuvole nere alle mie spalle.
La "luce" torna appena entro nel territorio Ungherese. Sento subito un buon feeling. Le persone sono veramente amichevoli e si fanno in quattro per darti una mano. Il paesaggio è incantevole, decido di andare verso il lago Balaton, ho bisogno di continuare a sentire il contatto con la natura. Sbaglio a interpretare il mio "GPS cartaceo" e finisco dritto a Budapest. Un errore, ma di quelli giusti.
La città è fantastica, pullula di colori e vita, sarebbe stato un errore non passarci.
C’è lo Sziget festival, ma non riesco a entrarci, tutto sold-out. Ne approffitto per suonare sulle rive del Danubio.
Qui trovo una calorosa risposta del pubblico. Da questo momento in avanti suonerò solo pezzi miei. Qui non c’è bisogno di fare la cover, per stare "a galla".
Il giorno dopo, direzione Siofok, lago Balaton, la voglia di suonare è tanta, il posto è perfetto, un prato sulle rive del lago. Attacco alle 15:30 e suono fino alle 18. Conosco persone, nuovi amici, c’è una bella interazione e suono finalmente con lo spirito giusto. Replicherò il giorno dopo a Balatonfured e due giorni dopo a Badacsonytomaj. Qui, complice il percorso da rispettare suono da mezzogiorno all’una, sotto la stecca del sole. Gli amici Ungheresi provvedono con bottiglie gelate di the e Coca-cola. Cosa voglio di più?
Poi via, verso la Slovenjia, i chilometri non sono pochi e, arrivo solo in serata a Maribor, dove prendo un Motel, mi metto nel letto e mi sveglio dieci ore dopo. Quasi nuovo.
Parto per Lubjiana, altra città che pullula di vita e di giovani. Qui suonare non è facile, o meglio, c’è un regolamento e come tale va rispettato. "No amplifiers" è il motto, puoi avere la batteria, fiati, essere in dieci, ma niente ampli. Decido di godermi la città e di ascoltare i colleghi.
Servirebbe un repertorio ad hoc.
Si rientra, verso Trieste. Quando vedo un molo, cerco sempre di suonarci sopra. Il calore Ungherese già mi manca, in ogni caso mi fermo e suono un paio d’ore. Trieste è ufficialmente l’ultima data del tour europeo. Mi fermerò a Bibione, in pochi chilometri prenderò una di quelle oggi chiamano "bombe d’acqua" e che io chiamo ancora oggi semplicemente "pioggia".
Prendo una stanza, devo mettere tutta l’attrezzatura, chitarra compresa, ad asciugare. Mi concedo qualche ora di camminata sulla sabbia, una delle mie principali fonti d’ispirazione. Il giorno dopo, al passo del Tonale, i sette gradi mi fanno capire che questa splendida avventura europea è ormai giunta al termine.