Nata nel 1961 con il fardello pesante dell'illustre nome di Lester William Polfus, più noto al grande pubblico come Les Paul, la SG ebbe un inizio tutt'altro che promettente. Appena uscita, Gibson pensava di aver sfoderato il colpo del Drago e la presentò bella tronfia nel listino prezzi di quell'anno in varie livree, tra cui una versione Junior con un P90 dog ear, una versione Special con due P90 soap bar, una versione Standard con i mitici due PAF e un paio di versioni Custom in elegantissima finitura white, di cui una a tre pickup PAF e con la possibilità di avere a richiesta la nuova leva denominata Sideways Vibrato.
Sulla carta, goduria allo stato puro. Design innovativo, tutta in mogano e sottile, quindi più comoda, più leggera, con più facile accesso a tutta la tastiera, con una leva di design quasi art-déco, in cinque versioni. Insomma, un rigore a porta vuota, sempre sulla carta.
Ahimè il signore che le prestava il nome non era dello stesso avviso e immediatamente tirò le orecchie a mamma Gibson, lamentando che l'oggetto era gracilino, bruttino, più una entry level che una solid body di lusso come le "vere Les Paul". Insomma, a farla breve puntò i piedi e pose il veto sull'utilizzare il suo nome sullo sgorbietto. Per non parlare della leva che da utilizzare era un delirio e scordava la chitarra solo a guardarla, anche se molto bella.
Gibson corse ai ripari (senza impegnarsi più di tanto a mio avviso) e rinominò la nuova nata SG, ovvero Solid Guitar. Sobrio, sintetico, inequivocabile, altresì poco romantico o evocativo. Un po' come comperare un cane e chiamarlo "Cane".
A parte non brillare per inventiva il prodotto, dopo un iniziale scetticismo, divise i gibsoniani ma prese comunque piede, diventando una delle asce icona del rock.
Quella che mi è capitata tra le mani è una SG del 1967, secondo alcuni una delle annate migliori. Tra questi, uno per tutti Robby Krieger.
La chitarra pesa 3,2Kg. Nata color Cherry, oggi si è scurita un po' prendendo sfumature marroni. A differenza dei modelli fino al 1965, ha il battipenna largo, cosiddetto batwing. La leva vibrato è la famosissima Vibrola con la lira incisa sulla parte frontale. Indubbiamente un passo avanti rispetto al Sideways. Io ce l'ho di serie su svariate chitarre e devo dire che se non se ne fa un uso alla Steve Vai tiene egregiamente l'accordatura.
La voce è affidata agli originali Patent Number a magnete corto, eredi diretti dei PAF dismessi pochi anni prima. Sul suono e sulle armoniche c'è poco da dire: ascoltate i Doors, i Quicksilver di John Cipollina, perché no gli AC-DC, anche se Angus ne usa una un po' più recente, la pasta sonora è quella. Il tono è sempre corposo, con bassi ben definiti e quell'honk quasi umano sulle medie, che solo le chitarre pre-'70 possiedono. Non sono pickup di grandissima potenza, ciò che li caratterizza e li differenzia fra loro sono il colore, le sfumature sempre diverse e la presenza importante che te li fa riconoscere quando cantano.
Il mogano è vissuto e le cicatrici degli anni passati sui palchi sono ben visibili, ma non deturpano, anzi le danno quel carattere che oggi i vari custom shop si sforzano di riprodurre artificialmente nelle versioni aged o relic che dir si voglia, peraltro con ottimi risultati. Ma l'originale rimane l'originale.
Il numero di serie è poco indicativo, anche se questa in particolare ha un numero certamente del 1967. Erano anni in cui il fenomeno vintage non esisteva e le numerazioni a casa Gibson venivano distribuite un tanto al chilo. Un dettaglio che può far chiarezza sull'età è nell'attacco del manico: il '67 fa uno scalino, mentre il '68 ne è privo. Nel '67 si possono trovare i primi manici a tre pezzi e con un minuscolo accenno di voluta, quasi impercettibile, noto tra gli appassionati con il nomignolo di "mosquito bite".
In alcune palette, sparisce il puntino sulla I. La cosa simpatica è che non c'è un criterio assoluto, chi ce l'ha, chi no. Il dato pregnante rimane lo scalino nell'attacco del manico, per altro, nella mia insolitamente molto generoso nelle dimensioni, il che le dà a mio parere un suonone.
Come la giri la giri, rimane una chitarra pazzesca, con un suono meraviglioso. Controversie d'epoca a parte, la SG è una chitarra che ha fatto, fa e farà la storia ancora per molti anni. Le nuove sono ottime chitarre che possono dare grandi soddisfazioni, ma le vecchie sono un'altra cosa: fascino, storia e sostanza formano un legame compatto e indissolubile che, per chi come me è cresciuto con il rock e il blues degli anni giusti, fa e farà sempre la differenza.
Amici, non vi parlo più di tanto di prezzi, non è per tutte le tasche e, con il solito millino e spiccioli a cui sono abituato, qui ci fate poco. Una '67 tutta originale negli ultimi anni comincia a essere costosetta. Tuttavia, se siete armati di euro e non vi spaventate con facilità, potreste aggiudicarvi un pezzo che vi cambierà la vita.