Abbiamo raggiunto Daniele in studio di registrazione presso il Daniele è totalmente immerso nella produzione del suo prossimo disco e l’abbiamo letteralmente strappato alle registrazioni degli strumenti classici che saranno protagonisti nel suo nuovo lavoro. Nei prossimi mesi, pubblicheremo anche degli interessanti approfondimenti con il fonico Bolzoni legati alle riprese del suono di chitarra di Daniele e la produzione del disco. Durante le riprese del materiale musicale sconvolgente che Daniele ha suonato e spiegato per noi – e che stiamo trascrivendo - ci siamo persi anche in lunghe chiacchierate su musica, strumenti, chitarre e chitarristi. Eccone un resoconto.
Finalmente vedo dal vivo la tua . Questa è la seconda su cui metti le mani, giusto?
Sì, questa è la mia Custom ma prima ne avevo una rossa, di prova, che i ragazzi di Charvel mi avevano spedito un paio di anni fa. Una grande chitarra: ci ho registrato diverse cose e suonato parecchio dal vivo. Visto che mi sono trovato bene, da subito abbiamo iniziato a ragionare all’idea di crearne una espressamente per me, completamente customizzata.
Da cosa sei partito iniziando a immaginarla?
Il punto di partenza è stata la mia vecchia Fender rossa, la chitarra che ho suonato per quasi vent’anni, sempre, dal primo giorno in cui ho iniziato! Volevo mantenere un impianto che ne conservasse le caratteristiche di base.
Per esempio?
Beh…per esempio il manico scalloped, però pensato in maniera più moderna e quindi con uno scalloped graduale. Oppure i tasti molto alti, Jumbo. Al contempo ho cercato di affiancargli una suonabilità più attuale che la rendesse più comoda.
Comoda: ma tanto se tanto poi ci monti le 0:11…
Sì, è vero uso una scalatura medio alta di corde. Ma sai: io amo lottare con il mio strumento. Non mi piacciono le chitarre che suonano da sole, perché poi si sente. Io voglio combattere con la chitarra, ci deve essere uno scontro. Perché questo genera una risposta unica in termini di suono, di intenzione! A volte vince la chitarra, e io stecco. Ma a volte vinco io…e riesco a far uscire le cose con il suono che cerco, che inseguo. Se domini, se controlli il tuo strumento si sente. Sono piccoli dettagli, ma fanno la differenza. Però, comunque, questa chitarra mi facilità. Perchè è davvero facile arrivare nelle zone alte del manico.
E sui legni, come ti sei orientato?
Ho optato per dei legni che offrissero sonorità più calde. Quindi mogano cotto, il manico in acero caramellizzato. Quindi c'è anche un suono più scuro se vogliamo, più in linea con la direzione musicale che ho intrapreso negli ultimi anni…
Ovvero? Parli di un tuo approccio tecnico, esecutivo?
No, parlo del fatto che la mia scrittura musicale, la produzione della mia musica è sempre più protesa a far convivere la chitarra elettrica con strumenti classici: legni, archi…il disco a cui sto lavorando sarà tutto suonato da strumenti classici. Non ci sarà una band tradizionale con basso, batteria ad accompagnarmi. Le caratteristiche sonore di questa chitarra conciliano l’amalgama sonora tra la chitarra elettrica e questi strumenti.
Invece, in un contesto tradizionale come se la cava?
In quel senso, sto rivolgendo sempre di più il mio fraseggio e gusto musicale verso la fusion, il jazz. E il timbro più scuro e caldo di questa chitarra è perfetto in quel contesto.
Resta però, comunque una chitarra rock, che suoni con la distorsione, il delay…
Assolutamente, certo. Il carattere è quello così come l’utilizzo che ne faccio. Ma i ragazzi della Charvel sono riusciti a ampliarne la natura, rendendola capace di allargarsi verso una serie di colori e timbriche diverse che mi permettono di aprirmi verso le sonorità appena descritte.
Stai suonando molto in questo periodo?
Pochissimo. Negli ultimi mesi sto suonando davvero pochissimo. La produzione del mio prossimo disco mi sta totalmente assorbendo. Ci ho dedicato tutto il tempo e le energie a mia disposizione. Solo per preparare le partiture da affidare ai musicisti classici coinvolti nella registrazione, ci ho investito un mese. Nei provini avevo realizzato gli strumenti classici con virtual instrument, quindi in Midi che avrei dovuto trascrivere negli spartiti da affidare agli esecutori. Ecco, solo per quantizzare le parti Midi - che ho voluto gestire fuori dalla griglia perché mantenessero un respiro vivo, naturale - ci ho messo più di tre settimane. Un lavoro allucinante!
Trovi comunque il tempo per ascoltare musica.
Quello sì, sempre. Anzi, forse proprio per il fatto che ho suonato poco, magari per compensare, ho ascoltato moltissime cose...
Cosa ascolti?
Un po’ di tutto. Ma in particolare compositori, come Bernard Herrmann per esempio...
Grandioso! Quello di “Psycho” di Hitchcock…
Sì, ma oltre alla musica meravigliosa che ha prodotto per i film ne ha scritta tantissima altra di superlativa. Per esempio sto ascoltando e adoro la sua Sinfonietta per Archi…
poi ascolto molti compositori classici dei primi del novecento, francesi, impressionisti come Albert Roussel. Poi ascolto parecchio e mi piace scoprire compositori minori, sconosciuti che non di rado utilizzano soluzioni musicali davvero interessanti. Mi piacciono i compositori barocchi italiani, Arcangelo Corelli su tutti. Oppure tanti compositori veneziani come Benedetto Marcello, Domenico Gallo testimoni di un approccio puro al contrappunto…e io li ascolto, leggo le partiture cerco di capire come ottengono determinati effetti musicali. Sono una fonte preziosa dalla quale traggo idee per le soluzioni musicali dei miei arrangiamenti.
Da questi ascolti, escono anche spunti squisitamente chitarristici?
Assolutamente. Molte delle mie idee e soluzioni escono dall’ascolto di altri strumenti. Solo ascoltando musica sinfonica, da camera ho avuto l’ispirazione per coltivare e sviluppare determinati approcci chitarristici.
E oltre alla musica classica?
Ascolto cose molto vicine al Jazz, Bebop soprattutto. Mi piacciono anche i chitarristi jazz contemporanei come Julian Lage, Mike Moreno, Kurt Rosenwinkel…
Per cosa li apprezzi?
La timbrica, i fraseggi e l’articolazione sullo strumento. Ma anche sul versante rock, ci sono ottimi chitarristi. Mi viene in mente Mario dei Chon o Tosin Abasi degli Animals As Leaders. Abasi mi piace per le soluzioni timbriche e per l’idea di portare soluzioni di matrice fusion nel metal, con un approccio inedito, moderno. È l’idea di crossover che amo e che, del resto, è quella che inseguo io nelle mie composizioni.
C’è molta contaminazione nel metal contemporaneo…
Assolutamente, come nella fusion del resto. Ed è una cosa che adoro. Fusion, Metal sono generi nei quali non ci sono barriere. Ho sentito band di metal Djent che utilizzano il sax per gli assolo. Trovo sia spettacolare! Così come mi piace l’idea del timbro delle chitarre a sette e otto corde e gli scenari sonori che aprono…
Tu però, non ne hai mai fatto un utilizzo intensivo…
È vero, anche se ho utilizzato un pochino la sette corde nelle ritmiche del mio primo disco…Guarda, della otto corde mi piace il timbro. Ma la direzione musicale che sto prendendo, con l’utilizzo degli strumenti classici, si discosta dalla possibilità di utilizzarla. Pensa che ne mio prossimo disco, ho utilizzato il controfagotto proprio per lavorare su un range di sonorità e parti che sarebbero associabili al lavoro di una chitarra a otto corde in un contesto Djent. Solo che il controfagotto riesce a scendere molto più in basso e diventare ancora più cattivo.
Lo hai distorto?
Sì, stiamo provando a utilizzare la distorsione. Utilizzerò il controfagotto in maniera molto spinta, sarà davvero in primo piano.
Daniele Gottardo ha ancora un Guitar Hero?
Sì, lo stesso, da sempre: Ace Frehley!
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