Le chitarre più strane nate sotto la Cortina di Ferro
di Claudio Pezzella [user #62015] - pubblicato il 11 settembre 2023 ore 16:45
Mentre il blues, il jazz, il rock e il metal imperversavano in tutto il mondo, i Paesi ostracizzati dalla Cortina di Ferro provavano a tenere il passo a fatica. La musica, però, ebbe modo di penetrare anche oltre le briglie stringenti del Patto di Varsavia, conducendo alla nascita di strumenti poco convenzionali, ma apprezzati dai chitarristi dell’Est.
Oggi, l’angusta atmosfera respirata in quegli anni rappresenta un ricordo più o meno vivido per chi ha avuto modo di viverla e una finestra sul passato offerta dai libri di storia per i più giovani. Nel mondo della chitarra, però, le memorie della Cortina di Ferro echeggiano forti e chiare, visto che questi strumenti rappresentano, talvolta, veri e propri oggetti di desiderio. Pur essendo portati a pensare che le chitarre giapponesi siano quelle con la storia più interessante da raccontare, quanto accaduto negli anni della Guerra Fredda nei Paesi dell’Est Europa continua ad avere dell’incredibile e, queste chitarre intrise di storie intense, ne sono la testimonianza.
Se la globalizzazione sposta l’attenzione del pubblico di massa nei confronti dei grandi brand a Stelle e Strisce e delle sempre più qualitativamente pregiate produzioni orientali, c’è un’ampia pletora di collezionisti che non intende in alcun modo rinunciare alle gemme nascoste sotto la Cortina di Ferro ancora in attesa di essere riscoperte. Questi strumenti vedevano la luce in Bulgaria, Germania dell’Est, Russia e Cecoslovacchia e, pur rivelandosi più scarne e meno piacevoli sul fronte estetico rispetto ai design più comuni, portano con sé un’anima e un appeal del tutto unici.
Tonika EGS-650
Tonika fu la prima azienda sovietica di strumenti musicali. Negli anni ’60, le chitarre a marchio Tonika venivano costruite artigianalmente. La EGS-650 fu il primo esemplare prodotto in filiera industriale. Si tratta di una offset dalle linee molto alterate con corpo in betulla, tastiera in ebano e pickup single coil abbastanza simili, se non altro in termini estetici, a quelli che si potrebbero ritrovare su una Fender Jaguar. La Tonika EGS-650 presentava anche un ponte tremolo, oltre alla possibilità di essere acquistata in configurazione, almeno apparentemente, HH.
Formanta Solo II
Dalla Bielorussia con furore. Formanta era un brand attivo nella produzione di chitarre negli anni ’80. Oggi, la fabbrica di Barysaw è ancora attiva, pur producendo soltanto strumenti acustici. Al tempo, invece, uno dei modelli più famosi e, oggi, tra i più desiderati, era la Solo II. Come molte chitarre nate sotto la Cortina di Ferro, la Formanta Solo II porta con sé la cattiva reputazione di essere insuonabile. Inoltre, data la sua rarità e la presenza di effetti on board - caratteristica abbastanza comune nelle produzioni sovietiche - non è possibile acquistarne una a prezzi accessibili sul mercato dell’usato. Quanto alla singolarità delle circuitazioni presenti su questi strumenti, il tutto è riconducibile all’assenza di veri esperti di chitarre sul territorio e all’abbondanza di radiotecnici specializzati in ambito elettronico e audio. Comunque, alcune versioni della Solo II sono equipaggiate anche con un ponte in stile Bigsby molto rudimentale.
Maria Rhythm 12 corde
Storia vuole che queste chitarre venissero prodotte in una fabbrica di mobili e che pochissime persone le avessero acquistate. Ciò che è certo, è che questa simil-335 a dodici corde fosse costruita completamente in plastica. Sembrerebbe, inoltre, esistano delle varianti a sei corde e un basso Maria. Inoltre, la chitarra era equipaggiata con tre pickup single coil controllati da quattro potenziometri.
Stella
Prodotta in Russia, a Rostov sul Don, insieme alle chitarre Aelita, Stella fu uno degli ultimi esemplari - e uno degli esperimenti più ambiziosi - a essere costruiti tra quelle mura. Un body offset accoglie quattro pickup stereo, cinque potenziometri e otto switch. La chitarra poteva essere suonata in due modalità stereo o in mono. Stella era dotata anche di un ponte mobile, una versione primitiva dei ponti che si sarebbero potuti trovare su una più comune offset Fender.
Jolana Star IX
Prodotta in Cecoslovacchia, Jolana Star IX potrebbe ricordare molto alla lontana una Flying V. Le linee taglienti, il doppio single coil e il tremolo lasciano poco alle aspettative. Questo strumento, come molti altri costruiti nei Paesi dell’Est negli anni ’60 e fino alla caduta della URSS, era economico e non aveva alcuna stabilità o criterio costruttivo alle spalle. Il manico terminava con un palettone 3+3 a freccia, mentre le manopole dei potenziometri ricordano quelle che si potrebbero trovare su un qualsiasi impianto hi-fi dell’epoca. Al di là delle controversie, esemplari come la Jolana Star IX risultano tanto desiderati per la spontaneità con cui riconducono a quello specifico periodo storico, diventando delle vere e proprie capsule del tempo.