Ciao amici Accordiani,
buongiorno e ben trovati! Spero abbiate passato tutti delle belle e rilassanti vacanze e che il rientro alla “normalità delle cose” non sia stato troppo traumatico. Da parte mia, sono purtroppo giunto all’ ultimo giorno a Rofrano e domani mattina presto mi tocca affrontare, nuovamente, la “traversata” dell’ Italia fino a Seregno. Non sono certo mancate sorprese, colpi di scena vari e bizzarri “souvenirs”, tra cui un bel taglio all’ indice sinistro con l’ accetta; 3 bei punti, una scatola di antibiotici ed una iniezione antitetanica nelle chiappe: con qualcun’ altro in più, salivo direttamente sul podio e vincevo il premio….
Ora torniamo (a bomba) al post, però.
Non importa il genere: nella musica, i chitarristi in particolare, oltre al tocco e al proprio strumento (elementi questi unici e personali), hanno in comune una cosa: l’ amplificatore. In buona percentuale, parte del risultato finale di questa meravigliosa alchimia artistica è dovuta a questo componente. Anche parte della “riconoscibilità” dell’ artista è legata indubbiamente ad esso.
Cosa sarebbe stato Brian May senza i suoi amati e granitici Vox AC30? http:// E Stevie Ray Vaughan senza il suo Fender, affilato come un rasoio? E David Gilmour senza i suoi puliti ed elegantissimi Hiwatt? Oppure il compianto Dimebag Darrel, che coi suoi potenti Randall a transistor, acidi e compressi, ha “reinventato il metallo”, nel periodo a cavallo del nuovo millennio coi Pantera? Combinazioni spesso casuali e/o fortuite che hanno scritto la storia della cultura musicale moderna. La lista sarebbe lunga, anzi quasi infinita.
Il punto è che l’ ampli è importante, anzi, fondamentale alle finalità espressive del chitarrista.http://
Questo perché, come lo stesso geniale Leo Fender sosteneva, esso contribuisce (e deve contribuire) in maniera attiva al suono nella sua globalità. Il chitarrista lo sà benissimo ed è sempre molto attento a questo elemento cardine.
Come tutti ben sappiamo, un ampli è formato essenzialmente da due sezioni: quella preamplificatrice e quella finale di potenza (tralasciando per ora volutamente la parte attuatrice, formata dai coni, assolutamente da non sottovalutare in verità).
Compito del preamp è quello di preparare, di “formare” il suono proveniente dalla chitarra, calibrarlo ed arricchirlo armonicamente in modo da integrarsi perfettamente (o no, a seconda dei gusti) con lo stadio finale. Proprio in costui nascono le tendenze caratteriali e la “voce” che l’ ampli sfoggerà poi, a loro volta arricchite dalla sezione di potenza. A sua volta, quest’ ultima, ha il compito di proiettare e di “completare” attraverso i coni il “messaggio armonico”.
In particolare gli amplificatori vintage hanno questo tipo di ingegnerizzazione, nella quale le valvole di pre e quelle finali sono chiamate ad una continua e progressiva interazione reciproca. Come in un gioco di lenti deformanti, il risultato finale viene raggiunto a piccoli passi ed in modo assolutamente “naturale”. Tali primordiali scelte progettuali si sono dimostrate così vincenti che sono anche, a tutt’ oggi, riconosciute univocamente dai chitarristi, come le migliori.
Difatti, un buon suono distorto, non si ottiene quasi mai dal solo GAIN del canale addetto, ma da una sua oculata regolazione (in modo da avere le componenti armoniche desiderate) ed integrando con TONI e controllo MASTER del finale, fino al raggiungimento del risultato a noi soddisfacente in quanto a pacca, dinamica e soustain.
Ne sa qualcosa Eddie Van Halen ed i suoi vecchi Marshall, nelle incisioni del primo disco omonimo….http://
In tal modo anche gli altoparlanti (anch’ essi hanno una loro distorsione tipica) potranno così contribuire attivamente al “good sound” e….il nostro orecchio! Già, proprio lui!http://
Non c’è affatto da meravigliarsi se alcuni risultati sonici (per noi entusiasmanti) vengano fuori solo a determinati volumi. Questo, si badi bene, sia in fase di esecuzione che in fase di ascolto successivo ad un’ incisione.
Il fenomeno è davvero particolare, se non addirittura singolarmente unico: il nostro orecchio è in grado di correggere le sensazioni udite e perfino le proprie percezioni armoniche al variare del volume sonoro, arrivando addirittura a generare effetti di “auto-armonizzazione” .
Crea armoniche laddove fisicamente non ci sono, grazie ai fenomeni di “battimento” e/o di “intermodulazione” tra due o più frequenze…introduce anche sue “distorsioni”...http://
Ad esempio, all’ aumentare dell’ intensità sonora, i suoni acuti vengono percepiti come più acuti e quelli gravi come più gravi del reale. Musicalmente parlando, ecco perché che un ampli, oltre certi livelli, anche non arrivando ad una vistosa saturazione propria, acquista “apertura sonora” e .
Ma c’è anche di più; il fisico Harvey Fletcher ne condusse un interessante esperimento, peraltro riproducibile da chiunque a casa propria: basta l’ausilio di un amplificatore STEREO e di due generatori SINUSOIDALI (aventi tono puro quindi). Un qualsiasi computer con un programma quale “audacity” o “cooledit” è perfetto allo scopo.
Il primo oscillatore, settato sulla frequenza di 168 Hz, viene collegato al canale sinistro dell’ ampli stereofonico, mentre, al canale destro dello stesso, viene connesso il secondo generatore di tono , settato su 318Hz. Ascoltando i due suoni, la risultante percepita è estremamente fastidiosa e musicalmente dissonante. Man mano però che cresce l’ intensità sonora (alzando il livello del volume dell’ amplificatore), ecco che, ad un certo punto, i due suoni raggiungono il rapporto di ottava. In pratica l’ orecchio fa perdere ad entrambi 18 Hz e perciò è come se avessero rispettivamente 150 e 300 Hz. Queste due frequenze hanno una forte consonanza musicale, in quanto percepite in un intervallo di ottava, appunto. Il tutto senza ritoccare manualmente i due generatori!
Le conclusioni di questo post? Tirare le somme è estremamente semplice: Il suono della nostra amata ascia a sei corde è in realtà il risultato di molte sottili sfumature ed il suo ampli ha una sua voce personale, sì, ma che può essere ulteriormente arricchita da un saggio setup e… dal nostro orecchio!
Nel ringraziarvi, amici, per l’ attenzione prestatami e gli eventuali vostri commenti, vi saluto con affetto ed umiltà.
Al prox post,
Ciao Uàgliòooooo!
P.S. Saluto, come sopra, gwynnett, che ha sfornato durante le ferie dei post mozzafiato! Complimenti davvero! Avrei tanto voluto commentarli attivamente, ma non ho avuto tempo ed occasione. Lo stesso vale per mehari, pazzo scatenato.
Preparo i bagagli che poi si và.
Ciao cari