di janblazer [user #26680] - pubblicato il 02 gennaio 2012 ore 17:40
Era un sabato pomeriggio di metà dicembre e aspettavo l’arrivo del falegname per la consegna di un nuovo tavolo progettato per la cucina.
Io non appartengo alla nuova generazione dell’usa e getta, se qualcosa al momento non mi serve, finisce immancabilmente in solaio, e così, nell’attesa, sono andato sotto il tetto a fare un po’ di ordine.
Sposto una cassa, giro intorno alle sedie Luigi Filippo, appoggio una specchiera a una piattaia tarlata e senza piedini, e poi il mio occhio cade su una vecchia e impolverata valigia. Non so se vi ricordate le valigie di una volta, di cuoio color marroncino, con la doppia chiusura e il manico rinforzato, era una di quelle che mio papà con la fronte imperlata di sudore caricava sulla bagagliera ancorata al tettuccio della Fiat 850 quando si partiva per le vacanze tanti anni fa. Con un doppio “clac” sincronizzato faccio scattare le chiusure e apro..
Meraviglia !! Tra le altre cianfrusaglie ci sono una decina di numeri della rivista “Over”.
“Over” era il periodico del mitico Duilio Gambino, noto gallerista torinese e talent scout nel mondo dell’Arte.
Il suo “Over Studio” in Piazza Vittorio Veneto, come progetto, organizzazione e intenti, ricordava la Factory di Andy Warhol, era un porto di mare di artisti in cui regnava un costruttivo e continuo fermento.
Con Gambino, persona squisita e sincera, ho collaborato per un po’ di anni, e nel 1999, in una mostra intitolata “Pit Stop” ho avuto la soddisfazione di vedere due mie opere di fianco ai lavori di Daniele Galliano, protagonista indiscusso del Padiglione Italia all’ultima Biennale di Venezia del 2011.
Da allora sono passati più di dodici anni e tante cose sono cambiate nella mia vita, nelle mie passioni, nei miei progetti, nei miei sogni e nelle immancabili delusioni. Ho sfogliato con velata malinconia alcune pagine del vecchio mensile patinato e per un attimo un flashback ha attraversato la mia mente ripercorrendo quel periodo della mia vita caratterizzato da colori, tele e pennelli, poi ho avuto una folgorazione. Far rivivere in qualche modo quel momento, ridare vita a un qualcosa che per me era stato molto importante. La copertina di un numero della rivista sarebbe diventato il top della mia prossima Cigar Box Guitar, e così è stato. Ho trovato molto ironica e divertente la prima pagina di un numero del 1985 con il Mickey Mouse terrorizzato sotto le gambe di una improbabile dark lady in reggicalze con la frusta, e così ho iniziato la realizzazione della CBG. Non vi voglio annoiare con il racconto di come è stata costruita, vi ho già stressato abbastanza con la “Cinco Pesos” e questa è molto simile alla precedente, si differenzia solo per una maggior cura nei particolari, tipo il manico arrotondato, la paletta senza spigoli, la tastiera con i fret e altre piccole migliorie. Il senso di questo diario è che tutto ciò che nella nostra vita abbiamo fatto, tutte le strade intraprese, le esperienze maturate, le gratificazioni e gli insuccessi, non è da considerare solamente come “il passato”, ma è l’insieme di emozioni e stati d’animo che hanno contribuito a plasmare il nostro carattere e a dare forza e sensibilità alla nostra anima. Ogni tanto facciamo visita al nostro solaio, va bene anche una soffitta immaginaria, sfogliamo un impolverato libro di quando andavamo a scuola, ascoltiamo uno scricchiolante LP che abbiamo ballato per mesi quando avevamo 18 anni, rileggiamo una dimenticata lettera d’amore.
Troveremo un pezzetto di noi stessi, magari abbandonato in un angolo.. e che credevamo perso per sempre.