di redazione [user #116] - pubblicato il 21 luglio 2013 ore 08:00
Da Buddy Holly a Yngwie Malmsteen, la Stratocaster è stata la chitarra preferita di alcuni tra i musicisti più iconici di sempre. Suoni diversi, stili diversi, ma qual è il vero suono della Fender Stratocaster? Ce lo siamo chiesto anche noi in redazione.
Da Buddy Holly a Yngwie Malmsteen, la Stratocaster è stata la chitarra preferita di alcuni tra i musicisti più iconici di sempre. Suoni diversi, stili diversi, ma qual è il vero suono della Fender Stratocaster? Ce lo siamo chiesto anche noi in redazione.
Quando una chitarra viene usata in così tanti contesti, la sua impronta originale tende a confondersi, plasmarsi fino forse a svanire, nei casi più estremi. La Fender Stratocaster è una delle chitarre che più sono state adottate da musicisti diversi fra loro, impegnati ora in ritmiche funk, ora in riff rock, un attimo prima lanciati in lirici solismi e quello dopo pronti a frullare mille note al secondo. Spesso, quando l'aria si riempie delle note di David Gilmour ci si trova a pensare che quello, caldo e suadente, è l'inconfondibile suono della Fender Stratocaster. Ma poi subentra Hendrix con il suo grido tagliente a reclamare lo scettro. Insomma, qual è la voce vera della Strat? Noi ce lo siamo chiesto, selezionando alcuni brani che più associamo mentalmente a "quel" suono. E voi? Quali sono le canzoni e i chitarristi che, quando li ascoltate, vi fanno esclamare: "ecco la Stratocaster"?
Paolo Anessi Nel mio immaginario la Stratocaster detiene due enormi poteri: l'incredibile riconoscibilità del suono clean ruffiano e ammaliante e nello stesso tempo una versatilità timbrica fuori dal comune. Mi è veramente difficile accostarla a pochi nomi, ma non ho dubbi nell'affermare che i Dire Straits rimangono al primo posto nella riconoscibilità e nell'accostamento tra suono e Stratocaster. Sicuramente "Sultans of Swing" è quel suono lì. Hendrix, per esprimere la sua musica, ha utilizzato dei suoni bellissimi, anche se non sempre accostati alla posizione due e quattro della Fender: "Little Wing" è per me un riferimento sonoro molto importante. Clapton è un altro grande musicista che mi ricrea l'accostamento tra suono e strumento, anche se non ho un brano in particolare: Clapton è la Stratocaster come Pininfarina sta alla Ferrari. Infine, da grande fan di Gilmour, accosto a lui l'immagine di questa chitarra, anche se sono consapevole che non rientri in quella fascia di purismo sonoro tipicamente Fender, ma l'unione del timbro con la sua forte personalità ne hanno fatto nel personale immaginario un qualcosa di unico e subito riconoscibile: "Shine on Your Crazy Diamond" ne è un esempio. Forse la difficoltà di accostare l'intramontabile timbro a un musicista piuttosto che a un altro, deriva dal fatto che molte volte mi è involontariamente più semplice e diretto concepire il suono della Stratocaster come il suono della chitarra elettrica solidbody, solo dopo mi arrivano chitarristi, canzoni, generi e stili.
Alberto Biraghi Il suono della Stratocaster per eccellenza lo ha inventato Eric Clapton, l'extraterrestre che ha scovato la posizione intermedia tra ponte e centrale estraendone oro puro. Tutto il doppio Just One Night è un esempio di quel suono, inimitabile con qualunque strumento non costruito a Fullerton negli anni d'oro. Ma se proprio devo scegliere un titolo, direi l'ultimo: "Further On Up The Road", dove si coglie anche la differenza con la Telecaster del pur bravissimo Albert Lee.
"Sultans Of Swing". Mark Knopfler non ha inventato nulla, ma ha sintetizzato ed evoluto la voce delle chitarre di Buddy Holly e Hank Marvin, facendone un'icona del clean con un'inezia di crunch appena percettibile che resta un punto di riferimento. Non a caso, lasciata la vecchia Stratocaster rossa per altri strumenti, Mark quel suono non l'ha più ritrovato.
Stevie Ray Vaughan è l'anima di Jimi Henrix reincarnata. Ogni sua nota è un tributo alla Stratocaster, la sua compagna inseparabile. Qualunque brano inciso con Number One è un capolavoro di tone&feel, ma dovendo citare un brano direi "Love Me Darlin'" dal suo ultimo album In Step. Non se ne esce vivi ogni volta che lo si ascolta.
Denis Buratto Molto più facile per me parlare di Strat che di Les Paul, la chitarra con la CHI maiuscola per i miei gusti. Esempi di suoni che mi hanno segnato ne avrei a bizzeffe, anzi la difficoltà sta nello scegliere quali di questi sono i tre fondamentali.
Sicuramente pensando a una Stratocaster il primo suono che mi viene in mente è quello di Clapton, "Wonderful Tonight" è forse il brano che più rispecchia quell'idea, seguito da "Layla" e "Cocaine". Non so se sono i più rappresentativi, ma sono certo i primi che mi affollano il cervello.
A seguire non posso certo dimenticare Jimi Hendrix, il primo in grado di spremere dai single coil così tanta aggressività, irriverenza, capace di cambiare l'idea che c'era di Strat. Ovviamente il suo non è il classico suono che si accosterebbe alla signora Californiana, ma senza una tripletta di single coil brani come "Little Wing", "Voodoo Chile" e "Purple Haze" non sarebbero stati gli stessi.
Al terzo posto non posso dimenticare il mio suono di riferimento per quanto riguarda la Strat e il mio genere musicale preferito: il funk. Nile Rodgers con la sua Stratocaster è per me la macchina da groove totale. La ritmica di "Le Freak", ma anche il riffettino di "Get Lucky" sono un concentrato di pulizia e delicatezza con la forza di un treno in corsa.
Pietro Paolo Falco Se è vero che una chitarra "suona bene" quando ci fa suonare bene, sono convinto che una chitarra suoni "da Stratocaster" quando la si suona come tale. Lo stratocasterista si riconosce subito, lui vuole strapazzare le corde, sentirne la percussività, l'attacco, la brillantezza insieme a quel corpo ricco e un po' nasale. E quando lo stratocasterista imbraccia una Stratocaster, allora nasce la magia.
Mi sono trovato più volte a pensare "cavolo, questa sì che è una Stratocaster", anche davanti a suoni molto distanti tra loro, e forse è il suo segreto: la riconosci anche con pickup diversi, clean, imballata, ultra effettata, purché ci sia feeling col musicista. Ed è anche questo il motivo per cui indico un solo brano, ma in due versioni: "Little Wing". Inutile dire che mi riferisco a quelle di Jimi Hendrix e Stevie Ray Vaughan. Gli stili sono dissimili, i suoni pure. Jimi strappa via le note dalla chitarra, le pizzica una per una per farle venir fuori. Stevie invece fa l'opposto, sembra impegnato a tenere a bada un suono che altrimenti sfuggirebbe da tutte le parti. Eppure, quando parte quel "tucciào, dun… ciaca", non ho dubbi: quella è LA Stratocaster.
La Strat, però, è anche la chitarra dei groove, dei riff clean e compressi fino quasi a sembrare bassi in slap. Qui non faccio nomi e, a costo di sembrare razzista, dichiaro che il suono ritmico della Stratocaster ce l'ha il "turnista nero". Non si contano le produzioni funk, blues, RnB, rap e pop in cui la ritmica porta avanti tutto il pezzo, catturando la mia attenzione ancor più della melodia o degli assolo. Un esempio eclatante è il live Farm Aid 2005: Buddy Guy e John Mayer se le danno a suon di pentatonica, ma il riff di Ric Hall, lì dietro, è l'unica cosa che voglio sentire.
Luca Friso "Sultans of Swing". Il suono clean per eccellenza nella storia del rock. Eppure così rauco e ruvido. Tutto quello che avresti voluto far uscire dalla tua Stratocaster senza mai riuscirci davvero fino in fondo. Ma non serve andare molto lontano o troppo indietro nel tempo per sentire un gran suono di chitarra. Il fingerpicking di Drigo in "Rotolando verso Sud" rappresenta uno dei migliori esempi di cosa si possa ottenere da una Stratocaster con lo switch nella seconda posizione.
Federica Pudva Tre pezzi che mi portano prepotentemente alla mente la Stratocaster sono: "Little Wing" di Jimi Hendrix "Shine On You Crazy Diamond" dei Pink Floyd "Cold Shot" di Stevie Ray Vaughan.
"Shine On You Crazy Diamond" mi fa immediatamente pensare alla Strat. L'intro, in particolare, così scarno, con un semplice tappeto di pad, dà veramente voce allo strumento. Il suono della Strat col pickup al manico in diretta nell'ampli e il lirismo di Gilmour trasformano le poche, essenziali note del tema in qualcosa di epico (e Gilmour in uno dei più espressivi stratocasteriani di sempre).
Gianni Rojatti Mi piacciono le Stratocaster più bistrattate, quelle con il palettone, costruite tra la fine degli anni settanta e i primi ottanta. Quelle che generalmente i veri Stratocasteristi snobbano. Erano Stratocaster senza l’anima blues e l’impeto rock di quelle strapazzate da Hendrix, Clapton, Blackmore. Erano una generazione di Stratocaster imbracciate da band come Police, U2, alfiere di un nuovo chitarrismo: essenziale, tutto basato sulla ritmica e l’utilizzo di effetti. Piuttosto che una lista di brani, nomino un disco intero che descrive il suono di Stratocaster che amo. Under a Blood Red Sky degli U2 è un live del 1984 in cui la Stratocaster nera di The Edge scrive un capitolo importantissimo, quasi un manifesto programmatico di come sarà il suono della chitarra rock indie e alternative dei successivi vent’anni. Suoni gelidi, isterici, ritmiche con il delay sugli ottavi puntati che erano spilli di chitarra elettrica che ti si conficcavano nel cuore prima ancora che nelle orecchie. La Fender che entrava nel Vox AC30 sporcandosi prima nel Memory Man era la sorellina disubbidiente, lontana anni luce, da quella che sgranava pentatoniche nel Marshall imballato del rock dei settanta. Quella che finalmente si poteva suonare da guitar hero, senza per forza dover essere un professore di chitarra solista.