di Oliver [user #910] - pubblicato il 21 agosto 2014 ore 07:00
Lo sappiamo tutti, la chitarra diverte in molti modi. Se è elettrica, poi, ci consente di giocare all’infinito con tutte quelle diavolerie che possiamo piazzare tra lei e l’amplificatore, a volte attrezzi indispensabili, più spesso dei placebo o degli alibi dietro i quali cerchiamo di nascondere le nostre inadeguatezze.
Lo sappiamo tutti, la chitarra diverte in molti modi. Se è elettrica, poi, ci consente di giocare all’infinito con tutte quelle diavolerie che possiamo piazzare tra lei e l’amplificatore, a volte attrezzi indispensabili, più spesso dei placebo o degli alibi dietro i quali cerchiamo di nascondere le nostre inadeguatezze.
Un gioco costoso, direte, ma non necessariamente: anche il solo sognare come assemblare il proprio rig ipotetico ci fa trascorrere piacevoli ore tra prove, ricerche, ascolti e confronti. Ognuno si diverte come può, soprattutto in tempi di crisi. Ma, inutile far finta di niente, nudi davanti allo specchio non possiamo far finta di ignorare la realtà (non quella... un’altra): evitiamo di affrontare il nocciolo del problema, preferendo allettanti scorciatoie. Come in un viaggio, la scorciatoia ci fa arrivare prima, ma ci priva del piacere del viaggiare e di tutto il bagaglio di esperienze che il viaggio comporta. Spesso ci si scandalizza perché si vede un imberbe ragazzino che, nonostante sia evidentemente alle prime armi, sfoggia una strumentazione che molti di noi hanno desiderato per tutta una vita. "Così non capisce nemmeno il valore di ciò che ha tra le mani", perché non ci è arrivato per gradi, facendo tutto il percorso e, in fondo, guadagnandoselo. È abbastanza vero, come il fatto che iniziare a suonare con l’ausilio di accordatori digitali o, peggio, dell’accordatura robotica non aiuta a sviluppare il proprio orecchio. Beh, le coloratissime scatolette, piene di attraenti lucine e di comodi pomelli fanno un po’ la stessa cosa al nostro tocco e alla nostra consapevolezza (e quindi controllo) dello strumento.
Qualcuno lo sa spiegare molto meglio di me. Per esempio, il buon Joe Bonamassa. Lasciamo perdere le inutili diatribe sul purismo, su come si dovrebbe suonare blues o meno... ognuno ha i propri gusti e Bonamassa è certamente uno di quelli che dividono l’audience. Ma nessuno può negare che abbia un TONE fenomenale, e che sappia perfettamente ciò che fa. Il video che segue è l’estratto di un’intervista/lezione che Joe ha rilasciato a Guitarist, nota rivista inglese. Secondo me è da ascoltare con molta attenzione: l’inglese di Bonamassa mi sembra di facile comprensione, ma anche senza una traduzione completa i concetti mi sembrano molto chiari. E importanti. Poi, come dice in chiusura, potrete anche andare a comprarvi il prossimo pedalino. Oppure no :)