Segnalato tra le sue maggiori influenze nonché riferimento per intere generazioni di musicisti, al chitarrista elettrico per eccellenza Davide Pannozzo dedica un tributo con A portrait of Jimi Hendrix. Registrato tutto in analogico e lontano dalla banale raccolta di cover, lo abbiamo ascoltato a fondo.
Se non fosse morto all'età di 27 anni, lo scorso 27 novembre Jimi Hendrix avrebbe compiuto 72 anni. A un sostenitore della numerologia o a un semplice chitarrista innamorato del prodigio di Seattle, certe coincidenze non possono passare inosservate. Davide Pannozzo non si è lasciato sfuggire l'occasione per dedicare un album speciale a Jimi, pubblicato proprio il 27 novembre 2014. A Portrait of Jimi Hendrix è una collezione di cover hendrixiane in chiave blues moderna, lontana anni luce dal classico tentativo di imitare stile e sound del voodoo child.
Quando si affronta un brano di Jimi ci si confronta inevitabilmente la sua leggenda e, il più delle volte, si esce inesorabilmente sconfitti. D'altronde, perché ascoltare un tributo quando si può avere l'originale? È con questa idea che si schiaccia il tasto play sul nuovo lavoro di Davide Pannozzo. Fin dai primi secondi, però, è chiaro che non ci si trova di fronte a un emulo, ma a un bluesman dal piglio moderno e dal fraseggio forbito che, come molti, è cresciuto a pane e Jimi Hendrix.
Le otto tracce attraverso cui si snoda A Portrait of Jimi Hendrix sono reinterpretate con un sound nettamente più elaborato ed educato rispetto all'approccio sporco e psichedelico di Jimi. L'uso degli effetti è ridotto al minimo, la chitarra di Davide graffia quando deve, ma è per lo più sui margini del clean appena sporcato. Batteria e basso, insieme ai quali ha registrato il tutto in presa diretta, senza sovraincisioni e su nastro magnetico, contribuiscono con un background pulito e compatto, che a tratti ricorda la musica soul o alcune derivazioni fusion più soft.
Il bluesman di Formia ha scelto brani sicuramente meno inflazionati rispetto a molti altri, come "Have you Ever Been" o "May This Be Love", e ne ha fatto delle composizioni nuove, dove il ritratto è sì di Jimi, come spiega il titolo, ma pennelli e colori sono a totale discrezione dell'interprete.
Tra le "solite" non può mancare "Little Wing", stavolta in un arrangiamento pressoché irriconoscibile prima dei due minuti di canzone e, finalmente, lasciando a casa "l'accordo stoppato signature" in apertura con cui sono state incise cover su cover fino alla nausea.
Non ultimo, fa sicuramente piacere sapere che il disco di un bluesman made in Italy, oltre a essersi guadagnato fin dall'uscita un posto nei top100 blues album su iTunes Italia e la prima posizione per dieci giorni, è comparso per circa due settimane anche nei top100 New blues realease in USA.
Prima di lasciare la parola a Davide, ecco un assaggio della traccia d'apertura del disco: "You Got Me Floating". è possibile acquistare il disco e ascoltare delle brevi anteprime di tutti i brani.
Credo che la situazione dell'ascolto musicale oggi sia disastrosa, tra streaming, cuffiette e hi-fi da pochi euro. Convincimi che vale ancora la pena di registrare in analogico come hai fatto per A portrait of Jimi Hendrix.
È vero, si spendono centinaia di euro in equipment, studio, microfoni, cavi, pedali boutique, chitarre ultracostose e poi ci si affida agli MP3 e supporti sempre più scadenti per l'ascolto. È il più grande paradosso dei nostri tempi ed è proprio per questo che ho accettato la sfida dell'analogico, quando l’etichetta Hemiolia Records mi ha contattato per affidarmi un progetto da registrare senza sovraincisioni, interamente e direttamente su nastro. Tutto è stato registrato in questo modo, neppure la voce è stata registrata in overdub!
Abbiamo registrato tutto dal vivo, come si faceva un tempo. Mi è bastato entrare nel loro studio di Perugia per capire che mi trovavo di fronte a qualcosa che dovevo assolutamente fare. Riascoltare la propria musica dal supporto analogico e con gli ascolti giusti è come assistere al proprio concerto! Si tratta di una qualità sonora andata ormai perduta nel mondo discografico di oggi, una realtà di cui a dire il vero non conoscevo neppure l’esistenza.
Da lì, sono andato a fondo per capire la filosofia e la tecnologia che c’è dietro e me ne sono inesorabilmente innamorato.
Ho trovato interessante la scelta di interpretare i brani con uno stile tuo anziché imitare Jimi. Mi sembra la risposta alla tipica domanda "perché ascoltare un disco di cover quando posso ascoltare l'originale?", ho visto giusto?
Grazie, sei molto gentile! Hai visto giusto. Purtroppo non sopporto i cloni, e non sono un grande amante dei "dischi tributo" che ripropongono le stesse versioni degli originali. Ho cercato di creare “un ritratto” di Jimi Hendrix (da qui il titolo), filtrando la sua musica attraverso la mia sensibilità. Una mia rilettura della sua straordinaria e inimitabile musica.
Nella tracklist hai accantonato alcuni grandi classici in favore di brani in un certo senso "minori" nella carriera di Jimi. Come mai la scelta di lasciare a casa pezzi come "Foxy Lady", "Purple Haze"...?
Giustissimo! Da fan e da appassionato della musica di Jimi Hendrix ho pensato di proporre quei brani meno “famosi”, meno conosciuti al grande pubblico, che hanno un significato profondo, ancora inesplorato. Sono convinto che l’essenza di Jimi Hendrix sta proprio in brani come “May this be Love” o “If 6 Was 9”, dove si scorge un Jimi poetico, sensibile, ma anche arguto con una grande intelligenza politica. Un artista ben più vasto e poliedrico di quello che ci è arrivato negli anni.
Inaspettatamente, il disco si conclude con una "cover di una cover". C'è un motivo per questa decisione?
Sì, Hoochie Coochie Man non è ovviamente di Jimi, ma è un brano che Jimi ha suonato nelle celebri BBC Sessions (disco postumo uscito nel '98) e che pare amasse molto. In realtà è stato il primo brano che abbiamo suonato durante la session di registrazione. Ci è piaciuta l’intenzione, così abbiamo deciso di inserirlo come “bonus track” nel disco.
Come consideri lo stato di salute del blues oggi?
Penso che il blues sia ancora in buona salute a livello internazionale. Negli ultimi anni ho suonato molto in Germania, Francia, Inghilterra, America e in questi luoghi ho notato grande attenzione per il genere. Purtroppo in Italia non c’è una vera e propria cultura del blues e manca una reale attenzione su questo linguaggio da parte di radio e TV. Ci sono tuttavia delle situazioni molto interessanti.
nota della redazione: a seguito delle curiosità mosse dai lettori, Davide ha voluto chiarire i retroscena della registrazione all-analog del disco. Riportiamo di seguito l'aggiornamento.
Questo progetto è nato per nostra scelta dalla filiera analogica, poiché volevamo offrire a tutto il nostro pubblico, indipendentemente dalle possibilità tecniche ed economiche (ovvero tutti coloro che non hanno un impianto da migliaia di euro e non possono acquistare un nastro da centinaia di euro), di poter ascoltare quello che noi riteniamo con molta umiltà e modestia un ottimo prodotto.
Questo progetto è stato costruito ad hoc per l’etichetta analogica Hemiolia Records. Una volta registrato il nastro in fase di riascolto abbiamo ritenuto che fosse un peccato escludere il 90% degli ascoltatori. Così, partendo dalla qualità indiscussa della filiera analogica, abbiamo scelto di offrire a tutti la possibilità di ascoltare il progetto anche in digitale. Da qui la scelta di utilizzare Loudr che permette la distribuzione anche dei file digitali nei formati meno compressi (flac e apple looseless).