di paoloanessi [user #32554] - pubblicato il 22 febbraio 2015 ore 08:00
Come un confronto tra passato, presente e futuro, abbiamo messo faccia a faccia una Stratocaster e due chitarre di liuteria studiate per conservare la sua anima ma con concetti costruttivi moderni, per scoprire quanto può cambiare in una Strat senza che rinunci alla sua anima.
Come un confronto tra passato, presente e futuro, abbiamo messo faccia a faccia una Stratocaster e due chitarre di liuteria studiate per conservare la sua anima ma con concetti costruttivi moderni, per scoprire quanto può cambiare in una Strat senza che rinunci alla sua anima.
Icona tra le icone, la Stratocaster ha saputo attraversare oltre cinquant'anni di storia della musica moderna. Ormai patrimonio dell'umanità, non appartiene più solo al mondo dei musicisti ed è una delle pochissime chitarre riconosciute dai "comuni mortali" anche distanti dall'universo della sei-corde. Nel tempo è stata modificata, imitata, è mutata, e ci si potrebbe chiedere quanto è possibile allontanarsi da forma e materiali lasciandone inalterato il tipico sound.
Per provare ad averne un'idea, ho effettuato una comparativa audace tra una Stratocaster originale e due chitarre di liuteria molto diverse dal punto di vista della scelta dei materiali e del loro relativo assemblaggio, ma concettualmente votate a una direzione che vorrebbe a tutti costi mantenere intonsa la tanto tipica sonorità di casa Fender. Con l'imbarazzo della scelta, ho preferito usare come metro di paragone una Fender Stratocaster Road Worn '60, riedizione del 2009 color sunburst. Il body in ontano è vissuto e consumato al punto giusto, la tastiera è in palissandro con 21 tasti e i pickup sono tre Tex Mex. Insieme agli altri componenti impiegati per la registrazione, questa non è stata scelta con la pretesa di proporre il "suono Stratocaster definitivo", ma più semplicemente per mettere al centro dell'attenzione un timbro eccellente e credibile che potesse farsi riconoscere all'istante semplicemente come un tipico suono Stratocaster. Sul secondo vertice della "triangolare", ho messo l'ultima nata in casa Zacchetti, liutaio già noto ai lettori di Accordo per la TeleLego. Con questo modello, l'intento non era una replica più o meno fedele come quella vista in questo articolo, quanto raccogliere la filosofia costruttiva e integralità di sound proiettandole verso una visione più contemporanea. Il corpo è in frassino, 22 tasti e manico con dimensione a scalare: sui primi cinque tasti sentiamo la circonferenza tondeggiante e old-style dei manici rock blues 60's per una presa forte, mentre man mano che scendiamo lungo la testiera il manico si assottiglia cambiando persino la curva che risulta meno accentuata, verosimilmente molto vicino a una chitarra tipo Ibanez o Jackson. I tasti jumbo su tastiera in palissandro Rio con raggiatura da 10" chiudono il cerchio insieme ai pickup Lollar 1963 per confezionare uno strumento veloce e moderno. Il particolare, da puristi dell'Hendrix sound, è nel pickup al ponte montato con l'inclinazione contraria come appunto fece involontariamente il grande Jimi in quanto utilizzava chitarre da destro nonostante fosse mancino. In questo articolo si può sentire l'effetto di un pickup inclinato diversamente dal solito. Una menzione particolare va alle meccaniche Steinberger a funzionamento verticale. Morbide, dannatamente regolari nell'azione e dal look inconfondibile assolvono appieno il loro compito, a scapito di un prezzo che si aggira intorno ai 150€ circa, tasse d'importazione e trasporto compresi.
L'ultima chitarra in gioco è quella a cui penso come Stratocaster del futuro. Gianni mi regalò qualche anno fa l'opportunità di sbizzarrirmi nel farmi fare una solid body, le uniche condizioni furono che fosse il più versatile possibile e che potesse spingere al massimo le sue capacità costruttive. Forse, se fosse sopravvissuto alle mie indicibili proposte, sarebbe stato capace di resistere alla maggior parte delle richieste a venire. Il corpo è in Abura, legno africano dalla sonorità che si pone fra il tono più scuro del mogano e quello più brillante dell'acero, per ottenere una buona enfasi delle frequenze medio-acute. Il pickup centrale è un single coil, mentre al ponte e al manico sono stati montati degli humbucker I-Spira Duplo e Falco. Nella comparativa, sono stati impiegati solo splittati per giocare ad "armi pari" con le altre due concorrenti. Nella configurazione a bobina singola, sono capaci entrambi di restituire tagli di frequenze tipici della stratoide. Il manico è l'altra grande particolarità di questa chitarra. Ho personalizzato in tutto e per tutto la dimensione, copiando le misure della Custom Ibanez, quella con il corpo slim per capirci, ma con la scalatura di una PRS che la fa percepire come una via di mezzo tra Gibson e Fender. Il manico è un cinque-pezzi super performante e pure bello a vedersi grazie ai due inserti in legno più scuro. Chiude il tutto la raggiatura da 12", veloce e piatta quanto basta. Ultima peculiarità, il ponte Floyd Rose è recuperato sul mercato dell'usato da un Ibanez ormai dismessa. Questa chitarra è quella "per tutti i giorni", con cui spesso mi capita di passare da una lezione con arpeggi clean da pop a una in walking e chord melody jazzistico per finire con un blues infuocato di TS9 e bending strappa-corde.
Per l'amplificazione mi sono affidato al mio caro Vox AC 30 del 1968. Per catturarne il suo suono ho utilizzato il Samson MTR 231 a condensatore, come scheda audio e superficie di controllo infine ho cablato il tutto nello Zoom R16 collegato via USB al computer. Ovviamente, qualsiasi parametro è stato lasciato immutato nel cambio di chitarra, ho quindi confrontato ogni singola posizione delle classiche cinque presenti sulla Stratocaster tenendo presente il profumo chitarristico e stilistico con cui ho cercato di caratterizzare ogni mini test.
Come conclusione per tutti gli argomenti trattati fino a qui, rimane l'analisi della propria percezione, influenzata dall'ambiente in cui ascoltiamo un suono, con che tipo di diffusori e, non di minor importanza, la memoria musicale coadiuvata ed influenzata semplicemente da una vita di ascolti, che è sempre il nostro metro di giudizio principale e più intimo. Come diceva un politico ribadito poi da un famoso comico satirico televisivo: fatti una Stratocaster tua, anzi meglio, fatti un suono Stratocaster tuo così che è anche meglio!