Le Jackson di Adrian Smith: l'alfabeto dell'heavy metal
di redazione [user #116] - pubblicato il 27 dicembre 2018 ore 08:00
Floyd Rose, raggio variabile e tutta la flessibilità di una configurazione HSS: le Jackson di Adrian Smith che hanno insegnato al mondo il sound del metal.
Gli Iron Maiden si avviano verso il mezzo secolo di attività. Il metal cambia, evolve tecnica e linguaggio, ma il sestetto britannico resta sulla cresta dell’onda per ricordare a intere generazioni di musicisti e appassionati quelli che sono i dettami della musica heavy per antonomasia, con il suo sound signature e una strumentazione che ha fatto storia.
Il Precision di Steve Harris e le super-Strat del trio Murray-Smith-Gers tutte Floyd Rose e humbucker al ponte sono un vero standard per chiunque si approcci al genere, come anche l’atipica formazione a tre chitarre è un marchio di fabbrica del loro metallo britannico. Nel triangolo a sei corde dei Maiden, Adrian Smith spezza la continuità firmata Fender di Janick Gers e Dave Murray con il suo ben noto debole per Jackson e in particolare per il modello San Dimas, tanto da averne fatto il suo strumento principale e oggetto di diverse signature che si sono succedute negli anni.
La collaborazione tra Smith e Jackson affonda le sue radici indietro nel tempo, in un misto di stima personale e passione per il brand che si traduce oggi in tre modelli differenti dedicati al metalhead britannico regolarmente in catalogo.
Nelle chitarre di Adrian Smith, quelle usate sul palco come le repliche destinate alle migliaia di appassionati che si affidano alla sua firma e garanzia, caratteristica irrinunciabile è il ponte Floyd Rose.
Nero in tutte le varianti, Jackson ne monta uno Original per l’edizione USA della San Dimas di Smith, mentre lo Special trova posto sulle due versioni appartenenti alla serie X, sia bianca come la USA sia la sgargiante versione SDXQ, con tastiera in acero e top quilted lasciato bene in vista sotto la finitura Transparent Green Burst. Quest’ultima è l’unica a non adoperare dot color madreperla bensì dei più classici puntini neri, per bilanciare quanto basta l’appariscente body figurato.
L’elettronica è un altro punto cardine della sonorità di Smith. La San Dimas americana opta quindi per l’intramontabile DiMarzio Super Distortion al ponte e per una coppia di Samarium Cobalt Noiseless da Stratocaster al centro e al manico. Jackson ha riproposto un setup simile con modelli di propria produzione sulle controparti X. In tutti i casi, la configurazione è l’HSS che ha rappresentato uno standard nella tradizione della super-Strat old school, dalla quale le signature di Adrian e il sound dei Maiden traggono ispirazione a piene mani.
Semplici e diretti, i controlli vedono un solo potenziometro per il volume e uno per il tono master, oltre l’imprescindibile selettore a cinque posizioni. Per un top pulito ed essenziale, il jack è spostato sul bordo del body: in tiglio per la X e la SDXQ, in ontano per la USA.
Il look classico delle San Dimas fa il paio con una suonabilità del tutto moderna e improntata sulla performance assoluta. La tastiera è in ebano sulle USA, palissandro sulla X e acero sulla SDXQ e sfoggia un raggio compound da 12 a 16 pollici per 22 jumbo fret, ideale per le ritmiche serrate e galoppanti quanto per le escursioni soliste estreme a cui i Maiden hanno abituato milioni di fan attraverso almeno due generazioni.