A volte in studio capitano le cose più strane, almeno apparentemente: quest'oggi, nel registrare gli arrangiamenti di chitarra per una piccola produzione musicale, decido di rispolverare il caro Roland Jazz Chorus.
Tra tantissimi colori possibili del chorus, quello prodotto dalla Roland ha un che di senza tempo, una sorta di evergreen dei chorus, con quel senso di apertura, quasi di freschezza si potrebbe dire, di frequenze alte pulite e distinte.
Così suona l'ampli, perfetto per riprodurre il sound fusion e new wave anni ‘80 ma soprattutto per ottenere tessiture arpeggiate che creino un arrangiamento omogeneo ed efficace. Questa, perlomeno, è l'idea che avevo in mente per queste parti di chitarra.
Provate a immaginare, soprattutto chi non è mai stato in uno studio, la routine di inizio giornata: accendi tutte le macchine, cabli l'amplificatore (asta, cavo, posizionamento del microfono, in questo caso un a condensatore molto brillante), fai i livelli del preamplificatore, regoli il canale ed entri in Cubase via Firewire. Crei il progetto con le relative impostazioni e a questo punto sei pronto per accordare la chitarra e poi scaldarti le mani. Ma, del resto, ci sta anche una prima pausa per lavarti via lo stress della prima ora passata a fare il fonico che pensa a 100mila cose. Altro che il chitarrista che arriva e vuole suonare!
Bene, finita la pausa, riscaldato, sono pronto: schiaccio "Rec" e comincio con una prova di suono senza pensare alla parte da registrare, sgranando qualche accordo. Con grande sorpresa il chorus nella traccia è praticamente sparito, o meglio, si sente più che altro una specie di disturbo in lontananza.
Provo a smanettare con il Rate e il Depth, le uniche due regolazioni presenti: il chorus inonda letteralmente la sala di ripresa, c'è eccome e funziona tutto bene.
Gira e rigira, provo a spostare il microfono sull'altro cono, quello di destra, ed ecco la sorpresa: il suono riprodotto da questo cono pulsa, con un detune e un leggero tremolo.
Provo allora a spostare indietro il microfono, in modo da riprendere entrambi i coni contemporaneamente e... sorpresa! Ecco il chorus.
La spiegazione è tanto semplice quanto curiosa: l'amplificatore crea "analogicamente" il chorus nell’aria sfruttando la somma di due segnali, di cui uno periodicamente variabile in intonazione. Il risultato crea di fatto la sensazione di chorus.
Curioso, vero?
Qui di sotto trovate dei clip audio, per apprezzare pienamente e immediatamente l’effetto.
Ecco quindi il solo cono di sinistra, nonostante il chorus sia acceso sull'ampli:
Mentre, microfonando solo il cono destro, questo è quello che si sente:
Posizionando il microfono a circa trenta centimetri al centro dei due coni e regolandolo su omnidirezionale, ecco finalmente il classico chorus Roland.