di redazione [user #116] - pubblicato il 07 marzo 2015 ore 08:00
Oggi il chorus non è il primo effetto che un chitarrista mette in pedaliera, mentre qualche decade fa lo vendevano praticamente già imbullonato nei rack. Per chi si ostinasse a volerlo in catena, ecco qualcosa da tenere a mente per il suo posizionamento.
Oggi il chorus non è il primo effetto che un chitarrista mette in pedaliera, mentre qualche decade fa lo vendevano praticamente già imbullonato nei rack. Per chi si ostinasse a volerlo in catena, ecco qualcosa da tenere a mente per il suo posizionamento.
Considerato da alcuni un effetto destinato a morire con gli anni '90, il chorus può cambiare profondamente a seconda del posizionamento in catena e offrire nuovi spunti anche ai chitarristi più navigati. Alcuni amano metterlo prima delle distorsioni, stile Zakk Wilde, altri lo piazzano dopo lo stadio di gain cambiandogli letteralmente faccia. Tu dove lo piazzi o consigli di piazzarlo solitamente?
Risponde Claudio di FXCase: In effetti il chorus si vede sempre meno, o almeno, si vedono sempre più spesso effetti multipli tipo gli Eventide o Strymon, che racchiudono in sé più di una sola modulazione. Per la disposizione, di solito, a me il chorus piace dopo le distorsioni, ma lascio sempre la scelta al cliente spiegando le differenze.
Risponde Guido di Vinteck: Generalmente, per molti è assodato che il chorus vada piazzato nel loop effetti. Questa assunzione è derivata dall’era rack, dove i multieffetti contenevano tutto e venivano piazzati tra pre e finale. Di fatto il tempo di ritardo di un chorus è talmente breve da non creare nessun tipo di impasto del suono come avviene con delay e reverb. Io personalmente consiglio sempre, se utilizzato con le distorsioni, di piazzarlo prima. Ne risulta un effetto molto più morbido, non metallico e meno invadente. Inoltre, messo dopo gli OD/Dist tende a creare un evidente innalzamento percepito del segnale, che nel mix di uscita può creare squilibri e attirare gli insulti del fonico di turno. Stessa cosa dicasi tra l’altro per il flanger che però, essendo spesso utilizzato volutamente come effetto invasivo, può essere messo dopo proprio per esaltarne tale funzione. Possiamo riportare lo stesso discorso sul phaser che, pur avendo un principio di funzionamento molto diverso, senza linee di ritardo, si comporta in modo identico. Messo in fronte alle distorsioni risulta meno invasivo e molto più morbido.