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Icefish: progressive da super eroi
Icefish: progressive da super eroi
di [user #48413] - pubblicato il

Sempre con un occhio di riguardo alla batteria, abbiamo ascoltato un altro grande disco ”Human Hardware”, primo lavoro degli Icefish. Gli Icefish sono una vera e propria super band composta da Andrea Casali (Astra) al basso e voce, Alex Argento (Simon Philips – Greg Bissonette) alle tastiere, Marco Sfogli (James LaBrie - PFM) alla chitarra. Un ensemble di super eroi, capitanato da un’istituzione vivente del batterismo progressive più tecnico, Virgil Donati (Steve Vai - Planet X)
La genesi di questa band arriva dalla passata collaborazione di Marco Sfogli e Alex Argento nell’album solista di Donati, Is This Life”  del 2013. Proprio da quell’esperienza prese piede l’idea di creare una nuova formazione, con l’intenzione di dar vita non più un progetto solista esclusivamente strumentale ma una vera e propria band. Per questo,  decisivo è stato l’inserto di Andrea Casali, cantante e musicista di straordinario talento.

Icefish: progressive da super eroi

Human Hardware” è un lavoro  molto attuale e che dal punto di vista tecnico marca lo stato dell’arte del linguaggio strumentale in questo ambito stilistico. Le radici dei brani affondano nel Progressive classico ma tutto è traghettato nel presente  attraverso una forte dose di sperimentazione e una decisa commistione con le sonorità moderne e i groove ritmici del Djent. La complessità delle idee ritmiche di Donati è sconvolgente e induce a un profondo ascolto dei suoi precedenti lavori con i Planet X.
Valore aggiunto del progetto - oltre al fatto che si tratta di una  band quasi interamente nostrana visto che lo stesso Donati ha origini italiane - è il fatto che gli Icefish abbiano creato il loro  album grazie al supporto dei  fan: il disco è stato finanziato  con  una campagna di Crowfounding su PledgeMusic.
Analizziamo, uno a uno, i brani del disco.
Il disco si apre con “Paralyzed” e fin dal principio capiamo che le fondamenta ritmiche create dal basso e dalla batteria sono davvero robuste: groove di doppio pedale di stampo Djent e fill linear, il tutto accompagnato da un sontuoso tappeto ritmico di tastiere, sound di chitarra potente ed una linea vocale ben ideata ed eseguita.
Meno aggressiva ma più curata in termine di melodie è la seconda traccia “It Begins”. In questo pezzo Virgil Donati ci ricorda  perché  èconsiderato - da metà degli anni '80 a oggi - uno dei migliori esecutori al mondo di Groove dispari e poliritmici. L’inciso della canzone è davvero orecchiabile e, solo dopo un primo ascolto, la melodia vocale resta in mente: ottimo gusto nelle scelte vocali stilistiche e compositive
Human Hardware”, title track dell’album, si apre con un complesso intro ritmico eseguito dal tapping della chitarra di Marco Sfogli e da uno shuffle poliritmico di Virgil Donati p che porta all’entrata delle tastiere di Alex Argento. Questo, con un giro di quintine, accompagna il ritmo principale di 4/4 eseguito dagli altri musicisti. Molto gradevole anche il susseguirsi degli assolo di Marco Sfogli e Alex Argento.
Ritorniamo all’influenza più Djent con “5 Years”. A livello melodico, per quanta riguarda le strofe iniziali possiamo notare un arrangiamento più scuro e aggressivo, per poi ritrovare più calma e melodia sull’inciso fino al magistrale assolo di chitarra di Marco Sfogli.



Arriviamo a capire la voglia di sperimentazione della band con “Revolution”: il ritmo dispari là fa da padrona ma, grazie ai tappeti di tastiera di Alex Argento, veniamo catapultati in un qualcosa di diverso dal classico prog o Djent. Di notevole fattura anche il suo assolo in cui si avverte la scuola di Jordan Rudess e Derek Sherinian.
A livello melodico abbiamo molto apprezzato il gioco di dissonanze che ci viene proposto dalle linee di chitarra e voce.
Seguendo sempre la voglia di sperimentazione, arriviamo a “Solitude” dove troviamo nel primo minuto della canzone un Virgil Donati che si prende il centro dell’attenzione grazie ad un bel shuffle groove, molto stile Porcaro dei Toto, ma non senza portare le sue tipiche variazioni agli accenti sul hit-hat. Molto  interessante, inoltre, il fill linear di due battute che inserisce come variazione allo shuffle. L’ultima metà della canzone possiamo ascoltare le notevoli doti vocali di Andrea Casali e nuovamente un’eccellente solistica di Marco Sfogli.
L’intro di “Your Eyes” si presenta in maniera molto aggressiva, degno di un’apertura al Gods of Metal, con un veloce BPM ed una chitarra graffiante. Successivamente, lo sviluppo della canzone segue il canone del classico Progressive Metal con ottime costruzioni melodiche nell’inciso ed infine un botta e risposta di assoli tra Sfogli e Argento.
La vera potenza vocale di Andrea Casali la troviamo nella canzone “Lost”, soprattutto nell’intro dove le sue linee vocali sono protagoniste. In questa canzone si avverte il ritorno alle radici del Prog Rock: il suono dell’organo Hammond di Argento accompagna perfettamente la strofa mentre Virgil Donati rinuncia decisamente ai suoi fill tecnici per darci un bellissimo accompagnamento ritmico classico, in cui si riesce a sentire al meglio anche il suono della sua Pearl MMX Master e dei suoi Sabjan.
Credevamo che la curva dinamica del disco fosse ormai nella parte bassa, quand’ecco che arriva l’ultima canzone “The Pieces” che ci presenta un intro con la bellissima esecuzione all’unisono di Sfogli e Argento. Quest’ultima traccia vuole mostrarci, un’ultima volta, la competenza esecutiva e creativa di ogni elemento della band: le linee vocali di Casali sono semplicemente perfette ed il suo basso sorregge bene la parte rimica eseguendo anche dei break all’unisono assieme a Sfogli; Argento è magistrale e utilizza suoni davvero azzeccati tra pianoforte, organo e synth nei  tappeti delle strofe/incisi.
Sfogli ci accompagna con groove graffianti e solistiche davvero gustose e melodiche, che rinunciano mai alla tecnica. Infine, Donati offre equilibrio tra tecnica e musicalità come pochissimi altri batteristi al mondo riescono a fare.

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Link utili
Il sito degli Icefish
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di Lisboa [user #47337]
commento del 25/05/2018 ore 23:21:45
Davanti a musicisti cosí ci si toglie il cappello. Suonano tutti mostruosamente bene, sono preparati da paura, E vantano collaborazioni con i migliori al mondo. Massimo rispetto, dunque, e auguri di ogni successo possibile. Anche se oggi, con questo genere, non sará una passeggiata sfondare..
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di Baconevio [user #41610]
commento del 28/05/2018 ore 08:24:53
a me pare un progetto vuoto di reali idee, freddissimo.
naturalmente, musicisti non in discussione.
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di Ghesboro [user #47283]
commento del 30/05/2018 ore 23:00:25
Siamo in due ad aver avuto questa impressione
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di Baconevio [user #41610]
commento del 31/05/2018 ore 21:17:5
mi pare fin troppo palese...ma ripeto, sui musicisti nulla quaestio, magari sapessi suonare così :D
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di qualunquemente1967 [user #39296]
commento del 28/05/2018 ore 08:58:18
Musicisti bravissimi che pero' aime' esprimono concetti inconprensibili per il popolo .... questo genere musicale e' strettamente di nicchia e per pochi appassionati un po come il jazz .... comunque sia a me da veramente grande gioia vedere ed ascoltare musicisti Italiani che si interfacciano a star Americane alla pari ! Ci siamo anche noi cazzo ! Bravo lo Sfogli e tutta la banda ! Ciaooo
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di francesco72 [user #31226]
commento del 28/05/2018 ore 10:12:24
Ciao, relativamente al fatto che ci siamo anche noi, perlomeno in ambito metal, è una vita che ci siamo: Vanadium, Bulldozer, Rhapsody, Death SS sono solo alcune delle band italiane che nulla avevano/hanno da invidiare ad americani o inglesi di pari genere. Forse è un problema di sciovinismo al contrario: gli italiani escludono a priori prodotti italiani (non solo nella musica) a meno che non siano allineati con spaghetti e mandolino.
Ciao
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di dale [user #2255]
commento del 28/05/2018 ore 12:14:1
Hai anche ragione, il "problema" è che se vengono dalla mie parti Riley Walker o Band of heatens mi precipito a vederli, perché fanno musica che mi piace, band locali che fanno inediti mi annoiano, non ne ho trovata una che mi appassioni, una.
Quindi non ne farei solo un discorso di esterofilia.
È proprio la musica che è diversa.
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di francesco72 [user #31226]
commento del 28/05/2018 ore 13:27:49
Mi permetto due note: ognuno ha i propri gusti, ma non capisco come fai a paragonare un professionista tipo walker alle band locali. Tra l'altro è ben noto che ai concerti ci si diverte per quanto si conosce il repertorio, se però uno non si da' nemmeno la pena di conoscere le band locali, con tutti i mezzi gratuiti che ci sono, credo che i lamenti funebri perchè "nessuno ci fa suonare" o "suonano solo le cover band" siano la logica conseguenza.
Secondo appunto, quelli che ho citato io non sono certo band da localino: i Rhapsody, ad esempio, hanno un bagaglio notevole e sono in giro da una vita. Piacciano o meno non sono inferiori ai dragon force, però sono italiani e non li filiamo di striscio, i secondi ammeregani, quindi riempiono i palazzetti ed hanno i pezzi su guitar hero della play station. Mah.
Ciao
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di francesco72 [user #31226]
commento del 28/05/2018 ore 10:06:15
Ciao, sono un amante del genere da quando avevo 15 anni (quindi 30 anni fa) e non posso che fare i complimenti per quel che ho sentito. Tuttavia non sono d'accordo sulla modernità, non trovo particolari innovazioni rispetto ai vecchi tempi: mi pare che siamo ben saldi entro i binari del genere come da un po' codificati. Spero che non facciano la fine dei Moon of Steel.
Ciao
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di francesco72 [user #31226]
commento del 28/05/2018 ore 10:14:05
Aggiungo una postilla all'intervento precedente: il mio è il punto di vista del chitarrista/bassista, mi riservo una valutazione più approfondita col mio batterista.
Ciao
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di Gianni Rojatti [user #17404]
commento del 28/05/2018 ore 12:47:4

Baconevio, io invece, trovo che un'idea forte ci sia ed è quella della forza melodica delle linee di voce e degli arrangiamenti che li supportano in tante aperture. C'è una solarità, una morbidezza, una matrice Pop (nel senso più lusinghiero e nobile del termine) che sono tipicamente nostri, tipicamente italiani. E questo su un impianto stilistico del genere, rende il progetto assolutamente originale.

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di Baconevio [user #41610]
commento del 28/05/2018 ore 20:50:51
ciao Gianni,
consentimi...molta ma molta più freschezza nella tua proposta musicale con i Dolcetti che qui, dove ci sono i soliti suoni ascoltati negli ultimi 10 anni in quasi tutti i dischi prog-metal, le solite tastiere glaciali, i soliti colpi dispari di batteria. la voce la trovo fuori contesto, un po' come fu per il primo LaBrie nei dream theater. ripeto, musicisti fuori discussione (sfogli tra l'altro è conterraneo e l'ho conosciuto per lavoro qualche anno fa, fortissimo) ma nel complesso il progetto non mi affascina. fortunatamente sono solo gusti...non certo verità :)
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di Carrera [user #31493]
commento del 28/05/2018 ore 18:05:35
Discone!
Ottimo mix di bravura strumentale e songwriting.
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