Buche a effe, cassa sottile e due spalle mancanti in una cassa tondeggiante e dalla “pancia” abbondante richiamano una precisa costellazione nell’universo della chitarra elettrica. La Yamaha SA2200 è una semiacustica di produzione giapponese dall’estetica raffinata e dalla liuteria non da meno, che non nasconde il suo desiderio di reinterpretare uno dei classici americani per eccellenza.
Lo shape si rifà direttamente all’epoca di transizione tra le chitarre hollow body e solid body, quando le casse si andavano assottigliando e si diffondeva la tendenza a introdurre un blocco di legno massello al centro, sotto le corde, per rendere gli strumenti più resistenti ai fenomeni di feedback. Era l’epoca d’oro delle ES335.
A queste la SA2200 si ispira da vicino ma, contro le spalle tondeggianti della Gibson, la Yamaha preferisce delle “corna” più affusolate che, insieme al tacco morbido e appena accennato descritto dal manico incollato, rendono l’accesso ai fret più acuti comodo e naturale.
Con la SA2200, Yamaha ha voluto impreziosire un progetto storico, arricchendolo con un’affidabilità moderna e un’estetica a dir poco sfarzosa.
La ricca fiammatura del laminato che compone il body semihollow cela un blocco di acero massello nella porzione centrale. Il manico è in mogano, abbinato a una tastiera in ebano dal classico diapason corto da 24,75 pollici. Un profilo mediamente abbondante accoglie la mano come su una semiacustica dal richiamo tradizionale, e un gustoso binding cinge i 22 fret dai bordi ben lavorati, intervallati da segnatasti a blocco spaccati nel mezzo.
L’hardware dorato valorizza e riscalda i toni già morbidi del Violin Sunburst.
L’attenzione per il dettaglio non si limita solo a soddisfare l’occhio, e i componenti scelti dimostrano da subito un’indiscussa qualità. Le meccaniche Gotoh risultano sensibili e dall’escursione regolare, a rendere l’accordatura facile da raggiungere e da mantenere.
Anche l’elettronica colpisce positivamente, con due humbucker basati su magneti Alnico V immersi in una configurazione versatile ed efficiente.
Come da tradizione, la SA2200 dispone di volumi e toni indipendenti. Maggior flessibilità è resa possibile dalla presenza di meccanismi push-pull sui due toni per lo split dei rispettivi pickup.
A restare attive sono le bobine più interne e la possibilità di agire individualmente sui pickup permette di richiamare una discreta gamma di sonorità.
Si può passare agevolmente dalle timbriche docili e articolate dell’humbucker al manico all’incisività di un single coil a ridosso del ponte, ammiccando a derive fenderiane ora vintage e ora moderne quando si splitta l’uno o l’altro dei pickup nelle posizioni mediane, conservando sempre una spiccata sensibilità dinamica e una evidente vocalità semiacustica.
L’uscita dei pickup è sufficiente a mandare in saturazione gli amplificatori più sensibili, ma la propensione per il vintage è evidente in qualsiasi condizione, rendendo la SA una scelta appetitosa per chi ha bisogno di una notevole versatilità, ma intende tenere i piedi ben piantati nella tradizione.
Vero coltellino svizzero a sei corde, la Yamaha SA2200 convince già alle prime note. Il prezzo è quello di uno strumento di fascia alta, come lo è la realizzazione stessa del modello. Quello che ne risulta è un mix capace di scuotere gli animi dei rocker quanto dei bluesman e dei jazzisti della prima ora, senza distinzioni, mettendo d’accordo un po’ tutti e senza per questo cedere al minimo compromesso.
Sul sito Yamaha è possibile vederla più da vicino . Una prova sul campo, se il genere è nelle vostre corde, è decisamente raccomandata. |