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Plexitone: perde peso resta in forma!
Plexitone: perde peso resta in forma!
di [user #16167] - pubblicato il

Il Plexitone, uno dei prodotti più amati della famiglia Carl Martin, si semplifica. Perde qualche manopola e qualche etto, ma guadagna semplicità, leggerezza ed efficacia. Lo abbiamo provato nell’O.U.T Side Studio di Michele Quaini con una Strat e un bell’amplificatore.
Direttamente dalla Danimarca è piombato in redazione il Plexitone Single Channel, la versione riveduta e ridotta del Plexitone Standard. Realizzata in collaborazione con Pete Thorn (noto session man americano), il Single Channel non si limita a perdere qualche pezzo e a cambiare colore. Certo, queste sono le caratteristiche che saltano all’occhio in maniera più evidente, ma è all’interno che si nascondono le differenze più importanti.

Sostanzialmente, il circuito utilizzato per il piccolo effetto dorato è lo stesso del canale High Gain della versione standard. L’intervento di Thorn però, ha leggermente influenzato i tecnici, che hanno limato i componenti fino a ottenere un sound più grosso sulle basse e meno tagliente sulle alte. Il risultato però lo ascolteremo più avanti. Oltre ai centimetri e al peso il Plexitone ha perso anche qualche manopola. Il Single Channel, infatti, è dotato solo di tre controlli, i classici Tone, Volume e Gain. Nonostante l’alimentazione sia con il classico spinotto di tipo Boss, a 9V con negativo centrale, grazie al circuito DC-DC converter, il Carl Martin lavora, come nella versione originale, a 12volt, mantenendo così le stesse caratteristiche timbriche che hanno reso così apprezzato il full size.

Ora tocca collegare l’overdrive tra la John Cruz di Michele e la Dangelo Special Drive che ci accompagna già da diversi test, ma non prima di citare l’ottima qualità dei componenti (almeno quelli esterni che si possono toccare con mano). Connettori, manopole e switch danno tutti l’impressione di essere tosti quanto basta per durare in eterno senza fare scherzi. 

Plexitone: perde peso resta in forma!

Il Plexitone non solo porta con se un eredità pesante, dovuta all’apprezzamento di cui gode il modello standard, ma ha nel nome un “Plexi” che pesa come un macigno. Cominciamo con il gain bassissimo e volume abbastanza sostenuto. In modalità boost l’OD nordico toglie già qualche soddisfazione. Increspa a dovere la voce della Dangelo, settata su un clean già sull’orlo del precipizio. La spintarella è sufficiente a farci precipitare nel crunch senza ritorno. Decidiamo di non aprire il paracadute, ma alzare subito l’asticella del guadagno e mettere in luce la vera voce del Single Channel. Le note acide, condite da una buona dose di basse non tardano a farsi percepire. Basta passare al single coil al manico per risuscitare (con il dovuto rispetto) Jimi. Il sound è quello, bello ciccio, sporco e un po’ rozzo. Allo stesso tempo però le alte frizzanti regalano una buona presenza che non ci fa rimpiangere l’avere abbandonato il PU al ponte.

Pur utilizzando dei singoli bisogna tenere molto aperti i toni. Il Plexitone tende ad essere un po’ scuro se si scende sotto le ore 12 con il controllo di tone, ma poco male, resta sufficiente corsa anche per utilizzare gli humbucker più dark di una Les Paul.

Continuiamo con la discesa nel baratro del gain, superiamo la metà, zona dove il sound si fa davvero potente e aggressivo (nonostante tra le mani Michele abbia una Strat). Un po’ di sano palm muting e qualche ritmica cattiva e il Carl Martin ci ha conquistato. Manca ancora qualche grado prima di arrivare alla fine del potenziometro del guadagno. Quando nelle istruzioni parlano di Hi Gain non sbagliano. Il Plexitone Single Channel riesce a spingersi davvero verso territori ben più che hard rock senza riserve, dritto come un treno pronto a sbriciolare qualsiasi cosa gli si pari davanti. 



Per concludere, nonostante la cura dimagrante, il Carl Martin dorato resta davvero in forma, anzi riesce a dimostrarsi versatile almeno quanto la versione standard. Un’ottima gestione della dinamica e il buon funzionamento dei controlli permettono di usarlo come leggero overdrive o come diabolico distorsore senza nessun problema. Oltre ad alleggerirsi di peso, dimagrisce anche nel prezzo. Per metterselo in pedaliera bastano 189 euro circa, contro i 250 del classico pedalone nero e blu.

A breve pubblicheremo anche una comparativa tra il Single Channel e il modello standard, così da poterne apprezzare al meglio le differenze. 


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di Pestolesto [user #12533]
commento del 14/07/2015 ore 09:10:45
Dalla Danimarca alla Redazione ha impiegato circa 2 anni per fare il viaggio, o sbaglio?
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di swing [user #1906]
commento del 14/07/2015 ore 10:51:5
Mi piace parecchio. Per il miei gusti ha il giusto bilanciamento di frequenze basse (non sono invasive)
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di luis68 [user #35769]
commento del 14/07/2015 ore 16:29:16
Sicuramente un bell'od,all'epoca avevo intenzione di prenderlo ma scelsi il plexidrive,credo che quest'ultimo abbia una pasta piu' rotonda,meno sferragliante,il gain e' piu' gestibile in tutta la sua corsa,quasi pulito fino ad ore 10/11,poi si incattivisce sempre piu,ma non troppo.
U
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di Claes [user #29011]
commento del 15/07/2015 ore 19:23:37
Avrei preferito un tocco alla Hendrix ma non so se usava un plexi. Con la Strat, c'era un sound da Fender esagerato e più grinta - con un paio di pedalini poi spinta extra per assoli. Una buona prova suono è da fare usando pedale + line in clean - senza ampli. Per adesso non lo trovo convincente né come booster, né come a tutta birra alzando il drive.
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di Cattublepa [user #36736]
commento del 17/07/2015 ore 08:46:16
Li ho entrambi, come timbrica e versatilità preferisco nettamente la versione standard.
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di adsl36 utente non più registrato
commento del 21/07/2015 ore 00:13:35
aò, nun me piace!
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di adsl36 utente non più registrato
commento del 21/07/2015 ore 00:14:12
e costa pure 'na cifra...
Rispondi
di simmessa [user #8424]
commento del 21/07/2015 ore 13:42:29
Cercate english man su Aliexpress, poi mi dite ;)

Ciao a tutti!

S.
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