Basta un’occhiata alla Rider per individuare precise fonti d’ispirazione dietro il progetto Soundsation, e basta guardare un po’ più da vicino per capire di trovarsi davanti a qualcosa di sì legato alla tradizione, eppure originale, esclusivo.
Abbiamo imparato a conoscere Soundsation testandone diversi strumenti su Accordo, compresa la classicissima e la più “contemporanea” . In tutti i casi, il brand ha dimostrato una certa attenzione al rapporto qualità prezzo, e la Rider Deluxe tiene fede al concetto coniugando un’estetica e una suonabilità propri delle derive custom del classico Stratocaster con un prezzo sul cartellino accattivante, in piena fascia medio-bassa.
La natura Deluxe della Rider parte dall’estetica: a coprire l’immancabile body in ontano c’è infatti un appariscente top in acero fiammato.
La scelta di adottare finiture semitrasparenti sull’intera gamma non è casuale, e l’intenzione è chiaramente quella di valorizzare la selezione dei legni. Il body dell’esemplare in prova sembra essere composto da soli due pezzi, affiancati in maniera più che degna per garantire un’estetica uniforme e gradevole, com’è possibile notare in video. Sul davanti, i due fogli di acero del top si congiungono esattamente al centro, con una fiammatura non estrema, ma ben presente.
Tutto intorno, il sunburst è profondo, bello a vedersi, avvolto in un gloss a specchio che sembra evidenziare un pizzico in più l’insieme.
Agli antipodi è la scelta estetica riservata al manico: la finitura satinata non riflette la luce allo stesso modo, ma diventa un vero piacere sotto le mani. Inoltre, si tratta di un acero “roasted” trattato ad alte temperature su cui è applicata una tavola di acero con lo stesso trattamento a fare da tastiera.
Bruno a vedersi, ha un che di occhiolinato piacevolmente tridimensionale. Per uno strumento della sua fascia di prezzo, il manico caramellato è senza dubbio un elemento che spicca nella scheda tecnica della Rider Deluxe. Moderno nell’estetica ma anche sul piano tecnico, preferisce un profilo leggermente a D che, in abbinamento a una tastiera da 16 pollici, regala una suonabilità d’impianto moderno, scorrevole grazie a fret ben rifiniti ma non sempre facile da domare a causa dell’action piuttosto morbida di fabbrica che può richiedere una certa padronanza per assicurare un’intonazione ottimale, in particolare se si intende calcare la mano.
Nata per rappresentare un degno muletto tra le mani di un musicista navigato quanto la principessa dell’harem nella collezione di uno studente più giovane, la Deluxe non si fa mancare piccoli accorgimenti mirati a garantire una certa affidabilità. Le meccaniche bloccanti e il ponte Wilkinson a sei viti con sellette chiuse trasmettono solidità e, con il dovuto stretching delle corde, dimostrano una stabilità adeguata. Certo non da double locking, ma del tutto in linea con le pretese e le necessità di un chitarrista pop o rock nel senso più recente del termine, ai quali la Rider si rivolge con discreta decisione.
Il suono è infatti di quelli classici, con il taglio hi-fi di un progetto al passo coi tempi.
Come da tradizione Soundsation, a provvedere ai pickup è Wilkinson, con due single coil al manico e al centro con poli staggered abbinati a un humbucker al ponte. Questo è splittabile mediante push pull sul secondo tono, in un circuito classico da Strat, cioè con i due toni relativi al manico e al centrale, senza filtri per quello al ponte.
Tradizionale è anche il selettore a cinque posizioni, per ottenere le combinazioni inconfondibili della scuola californiana, che nella Deluxe vengono fuori con naturalezza e articolazione.
La voce è in generale grossa, dettagliata sui medio-bassi eppure non prepotente sui bassi più estremi. Allo stesso modo gli acuti risuonano chiari, ma non penetranti, dimostrando così anche una certa propensione alla saturazione senza temere di sfociare in timbri acidi.
In una prova sul campo appare chiaro che ammicca alla storia della chitarra elettrica californiana per eccellenza, reinterpretandone i punti fermi al servizio di un chitarrismo anche evoluto, che vuole articolare accordi e voicing elaborati su un raggio più piatto rispetto ai canoni vintage, contando su un suono compatto, predisposto all’uso di effetti anche a costo di rinunciare all’incisività spiccata dei progetti d’estrazione retrò.
Il tutto confezionato in un look capace di rispecchiare alla perfezione l’impronta generale dello strumento, con una varietà di finiture tutte con legni a vista, tra classici del genere e sfumature inedite nelle varianti , , , , , , , e .
In un mare di Strat-style in fascia media, Soundsation esce dal coro con un approccio proprio di un filone modernistico, che dalla super-Strat da rock torna ai suoni clean e alle estetiche eleganti per inserire in fascia media un’opzione capace di diventare fortemente concorrenziale proprio in virtù della sua originalità. |