Lo strumento in questione si chiama Ferrarotti Unoenne, un modello (super)economico di chitarra classica prodotta da una storica azienda liuteristica torinese.
La storia di questa chitarra (indendo proprio dell'esemplare in mio possesso) ha una storia piuttosto imbarazzante. Sì perché di solito gli strumenti datati portano con orgoglio il ricordo di suonate indimenticabili, in compagnia di gente indimenticabile, in posti indimenticabili. Ma questo non è il caso della mia chitarra.
Essa apparteneva a mia cugina. In realtà appartiene ancora, ma non avendola mai rivendicata, la proprietà è passata nelle mie mani. Diciamo la verità: mia cugina suonava il pianoforte, e la chitarra l'ha utilizzata durante un breve approccio al mondo chitarristico. Ma il fascino di avere una chitarra in casa (!) ha portato a numerosi interessamenti da parte degli altri cugini... così la chitarra è passata di mano un po' ovunque (persino mia sorella ha fatto un tentativo!!). Ma pareva proprio che lo strumento non trovasse le mani adatte che lo facessero funzionare.
Detto così sembra quasi che io abbia un paio di mani miracolate, ma sappiamo tutti che non è così. Resta il fatto, però, che da quando la possiedo non ho mai smesso di suonare....
Intendiamoci: non ha un bel suono. Non me la sento, però, di categorizzarla come una "merda". Purtroppo si trovano ben poche notizie sul web. Sul sito ufficiale c'è scritto solamente che si tratta di una chitarra per lo studio per ragazzi... insomma il prezzo di mercato (ammesso che si possa parlare di tale) si aggira intorno ai 50 euro (proprio a volerne cavare fino all'ultimo centesimo). Ma poco m'importa, perché ci mancherebbe altro che la vendessi.
Tuttavia, sempre cercando sul web, ho trovato molto interessante la storia che raccontava un tizio (di Roma), e che ha dell'incredibile. In pratica spiegava che aveva ricevuto in regalo (all'età di sette anni) un esemplare di Ferrarotti Unoenne, e che ne era rimasto colpito dal cartiglio raffigurante una preziosa stampa della Mole Antonelliana. Poi spiegava che la grande caratteristica di questa chitarra è la completa assenza del tacco e la mancanza del XIX tasto, anche se sulla tastiera avanza abbondantemente dello spazio. Spiegava che sicuramente questi due accorgimenti sono dovuti a grandi sforzi di ricerca sulla proiezione del suono, derivati direttamente da quelli di Torres ed alla sua chitarra con fasce e fondo di cartone.
Siccome le mie conoscenze hanno grossi limiti (soprattutto nel mondo delle chitarre classiche), lascio a voi i giudizi nella speranza di capirci qualcosa.
Quello su cui sicuramente ha fatto centro è la storia del fondo in cartone. Lo strumento infatti è stato realizzato con del pregiatissimo laminato (!). Sì, avete capito bene: nessun palissandro indiano e quant'altro, solo dello stupidissimo laminato. E, in tutta sincerità, si sente...
Da questa foto, in seguito a scalfiture varie (diciamo che non è mai stata trattata con i guanti) si può intravedere il legnaccio con cui è stata realizzata.
Purtroppo la tastiera è molto rovinata. «Che figo!» esclamerebbero gli amanti del relic, ma a me (specie sul palissandro, ammesso che questo sia palissandro :D) non piace proprio. Non pongo nemmeno il quesito: immagino che non ci sia proprio nulla da fare. Ma sapreste almeno indicarmi un prodotto per lucidare i tasti?
Il manico non ha inclinazioni pericolose (e per come l'ho trovata nella soffitta, questa è una gran fortuna), tuttavia ha un'action talmente alta da far venire le vertigini a un suonatore di contrabbasso. In più, lo spessore dello stesso è così grosso da risultare quasi insuonabile... diciamo che il comfort non è una sua qualità.
La paletta ha la classica forma della chitarra classica, le meccaniche sono discrete a vedersi, ma funzionalmente pessime.
Questa foto può sembrare una ripetizione di quella qui sopra, ma m'è venuta talmente bene che merita un posto di diritto in questo diario.
Il suono è molto (ma molto) morbido, con uno sbilanciamento verso i bassi. Tuttavia non è palesemente sgradevole (o è solo pietà?).
Ad ogni modo sono felice di averla ritrovata, e al di la dell'esiguo valore (sempre concesso che si possa parlare di valore economico), guardandola mi tornano in mente le "zappate" che facevo insieme ai miei amici, le lezioni "clandestine" nell'oratorio della chiesa del mio quartiere, l'arpeggio di Nothing Else Matters e i concerti che facevo davanti ad un pubblico invisibile in piedi sul mio letto. I miei unici concerti.
Ora posso finalmente dichiarare a gran voce di essere un felice possessore di una chitarra vintage ;)
Buon Anno a tutti gli accordiani,
Andrea.