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Una Traditional dal suono tradizionale
Una Traditional dal suono tradizionale
di [user #30720] - pubblicato il

Piccole modifiche all'elettronica e all'hardware non stravolgono una chitarra, ma possono regalare quelle sfumature necessarie perché aderisca meglio ai gusti del suo proprietario, come far riacquistare a una Les Paul moderna il timbro aperto e aggressivo di un modello d'epoca.
Piccole modifiche all'elettronica e all'hardware non stravolgono una chitarra, ma possono regalare quelle sfumature necessarie perché aderisca meglio ai gusti del suo proprietario, come far riacquistare a una Les Paul moderna il timbro aperto e aggressivo di un modello d'epoca.

Come illustrato in questo articolo, le basi per definire se uno strumento è buono o meno sono la validità del progetto e la costanza qualitativa nella serie. Non ho di certo provato tutte le Gibson Les Paul Traditional presenti in giro nei negozi italiani, ma ogni qualvolta si è presentata la possibilità di imbracciarne una non desistito dal pluggarla nel primo ampli a disposizione per saggiarne il suono e la suonabilità.
Perché parlo di Les Paul Traditional? Perché ne ho una, del 2012 per la precisione.
Perché scrivere un articolo su una chitarra tutto sommato già ben conosciuta e recensita? Perché sulla mia ho operato una serie di upgrade, la cui descrizione potrebbe essere utile a quanti vogliano un certo tipo di suono, grosso modo offerto per un prezzo decisamente più alto dalle Custom Shop, senza dover vendere un rene.

Dai miei diari, per coloro i quali li hanno letti, e dai miei commenti molti sapranno già che ho acquistato la chitarra più di un anno fa per corrispondenza da uno dei più grossi nomi presenti sul mercato italiano e che gli interventi non sono stati abbastanza importanti da poter essere considerati radicali. Un altro dubbio per i lettori di questo articolo potrebbe essere perché mi sia avventurato in un acquisto "importante", considerato il costo della chitarra, al buio. Ebbene, in virtù delle prove pregresse e del fatto che un viaggio dalla Calabria in direzione dell’Emilia Romagna avrebbe corroso il budget non ulteriormente incrementabile a disposizione, ho optato per la soluzione “acquisto a scatola chiusa”, confidando nella costanza qualitativa che avevo osservato nei modelli avuti tra le mani in precedenza e nella serietà del dealer presso il quale ho ritenuto opportuno rivolgermi.

Una Traditional dal suono tradizionale

Ciò premesso e a scanso di qualunque equivoco, la chitarra giunta a casa suonava benissimo ed esattamente come mi aspettavo. Contemporaneamente avevo anche cambiato ampli e dopo un po’ di rodaggio con entrambe le nuove parti in causa ho sancito quale fossero i punti chiave sui quali intervenire per poter piegare la chitarra al sound che ho sempre associato alla Les Paul.
Consentitemi quindi di esporre ancora una volta il concetto che le Les Paul storicamente non suonavano né cupe né intubate e sono state precise scelte progettuali, da me oltremodo non condivise, ad aver fatto scaturire la convinzione che questo tipo di chitarre debbano possedere sonorità molto chiuse, quasi scure oserei dire. Sono cresciuto però con l’orecchio allenato, grazie all’educazione musicale di matrice paterna, all’ascolto di Les Paul che avevano invece suoni molto twangy, quasi "telecasterosi", per cui non c’è stata storia, quello era il sound che dovevo riuscire a tirar fuori dalla mia Les Paul. Perciò ho pianificato i miei interventi in modo tale che andassero ad agire sul suono in maniera graduale.

La più semplice delle soluzioni per poter aprire la strada al suono in una Les Paul della divisione USA è la sostituzione di potenziometri e condensatori. Non si sa per quale strano motivo la Gibson abbia deciso di dotare le proprie chitarre più industriali di potenziometri lineari da 300Kohm per i volumi e condensatori con valori capacitivi più elevati rispetto a quelli indicati nei wiring di tipo vintage. Per tal motivo la prima cosa che ho fatto è stata sostituire tutti e quattro i potenziometri di serie con altrettanti di tipo logaritmico e da 500Kohm nominali, nonché i due condensatori, adottandone uno da 15uF per il pickup al manico e uno da 22uF per quello al ponte.
Molti potrebbero ribattere che i potenziometri dei toni dovrebbero essere lineari, ma ho preferito mantenere quella che era la configurazione di fabbrica in quanto ho riscontrato un maggior feeling con questa soluzione. Chiaramente questa è una faccenda di carattere puramente personale. Per ciò che concerne invece i condensatori, ho ritenuto opportuno installare per il pickup al manico un valore più basso in termini di capacità, per consentire, in linea puramente teorica, un leggerissimo passaggio di frequenze acute in più rispetto al pickup al ponte. D’altronde conosciamo il carattere dei ‘57 Classic di casa Gibson, ma ammetto di aver attinto e tanto dalle tonnellate di esperienze altrui sotto questo punto di vista sui vari siti di appassionati e amatori delle sei corde, italiani e non.
Piccola considerazione di natura economica: non fatevi infinocchiare da chi cerca di vendere come se si trattasse di roba esoterica potenziometri e condensatori, che sono certamente componenti elettroniche meravigliose nella loro semplicità, ma servendovi presso i siti che riforniscono i negozi di elettronica potrete risparmiare tanti (relativamente al valore basso di questi articoli) soldini da investire per le birre che accompagneranno il faidate più bello che c’è.
I risultati ottenuti con questo tipo di intervento consistono principalmente in sfumature, che percepirete tanto più nitidamente quanto più alta qualitativamente sarà l’amplificazione alla quale vi affidate. Io ho un JCM800 dell’82 e vi posso garantire che le differenze di suono che ho avvertito sul mio main amp sono decisamente più nette che non sul modesto, seppur egregio in contesto casalingo, Vypyr da 15W, per il semplice motivo che rispetta molto di più il segnale in ingresso che gli mandate dentro, non dovendo scomporlo in tanti 1 e 0.

Dunque il suono si è arricchito di frequenze alte, anche a potenziometri completamente aperti, ma ruotando i volumi ho potuto riscontrare nettamente una maggiore progressività nell’abbassamento del guadagno più che dei decibel percepiti. In buona sostanza, se visionerete delle interviste di Joe Bonamassa in cui sostiene che il miglior overdrive possibile ce l’avete già con una Les Paul e un Marshall bello dinamico, secondo me suonando con una chitarra con un wiring del genere ne avrete logicamente la conferma. E se vorrete suonare con quei suoni più cupi non dovrete fare altro che giocare con i potenziometri dei toni, tornando quindi al sound di partenza, certamente consigliato per distorsioni più violente.

Una Traditional dal suono tradizionale

Tuttavia mi mancava ancora quella croccantezza che volevo tirar fuori dalla chitarra. Da una discussione proprio sulle pagine di Accordo con il gentilissimo Luca Villani ho appreso che il motivo principale poteva risiedere nei pickup di serie che, pur proponendosi come repliche dei PAF, non restituiscono lo stesso suono dei modelli dell’epoca d’oro delle Burst.
Mi si sono aperte dunque mentalmente due strade: sostituire i pickup oppure cercare di scavare le medie dei Classic ’57, soprattutto le medio-basse, rendere le basse meno marmoree e incrementare le acute. Come? Intervenendo sull’hardware. Io ho optato per questa seconda opzione, sia per motivi economici (in quanto ponte e stoptail, certo in relazione alla qualità che si predilige, costano comunque quanto uno solo dei due pickup da dover acquistare) sia per impossibilità (vista la mia collocazione geografica) di aver accesso facilmente a scorte di repliche PAF, anche magari di conoscenti, da poter imprestare per decidere quale suoni meglio in accoppiata alla mia chitarra.
Ho dunque iniziato una ricerca abbastanza intensa di tutti gli articoli e i commenti sui vari forum inerenti ponti, stud, boccole e stoptail presenti sulla rete. Alla fine, grazie anche alla consulenza di quello splendido accordiano che è il buon mastro Oliver, ho trovato il referente giusto presso cui rivolgermi per l’acquisto delle componenti interessate.

Una Traditional dal suono tradizionale

L’hardware da me selezionato consiste in un ponte di tipo ABR-1 non wire prodotto da Faber, dotato di un sistema di bloccaggio che lo fissa ai perni senza possibilità di movimenti anche in assenza delle corde. Il problema dei ponti di questo tipo è che non possono essere montati sui perni di tipo Nashville, ma Faber offre diverse soluzioni per ovviare a questo inconveniente.
Io, dal canto mio, ho optato per la rimozione dei vecchi perni e relative boccole e ho montato dei perni nuovi che presentano una spessa base che va a fissarsi direttamente nel legno e l’apice esterno sul quale si avvitano le thumbweels per regolare l’action, ovvero l’altezza dell’intero ponte, in blocco unico.

La rimozione delle boccole è semplicissima e indolore, in quanto il kit comprende già un bullone che, avvitandosi, spinge le stesse al di fuori della loro sede. Dopodiché, martello in mano, pochi colpi ed ecco che i nuovi perni già sono fissati all’interno del corpo della chitarra. Per di più, onde evitare che nell’atto del martellamento i perni possano andare a piegarsi, Faber fornisce nel kit anche dei cilindretti in plastica dura, che si posizionano sugli stessi, caricandosi completamente della forza impressa dal martello.

Venendo allo stoptail, invece, ho preferito lasciare le boccole originali e montare unicamente dei perni nuovi. Tuttavia Faber ha pensato bene di fornire anche questa componente di un sistema di tipo locking, geniale nella sua semplicità.
Altri costruttori di hardware sul mercato hanno dotato i loro sistemi di vitine che fermano lo stoptail, in Faber invece hanno pensato di dotare il kit di rondelle di varia altezza che consentono, una volta serrate le grosse viti che ancorano il sistema alla chitarra, di bloccare il tutto, cosicché anche a corde levate non ci sono rischi di vedere il tailpiece cadere rovinosamente sul top, rischiando di graffiare lo stesso. In più con questo sistema avrete comunque la massima libertà di regolare lo stoptail all’altezza che preferite. È possibile acquistare a parte altre rondelle di spessori diversi.

Ora parliamo un po' del perché ho adottato queste soluzioni.
In primo luogo ponte, perni e boccole sono in acciaio, materiale a mio avviso più nobile rispetto allo zamack utilizzato di serie da parte di Gibson. Stesso discorso per lo stoptail, dato che quello nuovo è in alluminio e pesa sensibilmente in meno rispetto a quello originale. La soluzione adottata mi consente inoltre di poter tenere lo stoptail praticamente adagiato sul top, cosa impossibilitata prima dalla presenza sulla porzione posteriore del ponte Nashville delle viti di regolazione per le sellette, sulle quali le corde sarebbero andate a impattare. Altro improvement importante, come lo definirebbero gli anglosassoni, è il materiale di cui sono fatte le sellette, ovvero l’ottone. Le sellette possono giungere a casa sia con l’intaccatura per il passaggio delle corde, sia completamente vergini.
Non operando modifiche rispetto allo standard nell’ordine esse saranno di tipo notched, ma richiederanno comunque un lavoro di fino da operare tramite carta abrasiva e con le stesse corde vecchie che avrete smontato in precedenza. Io non sono un liutaio e non posso fornirvi il consiglio migliore da seguire, ma ho fatto così e in un mese la chitarra non ha mostrato cedimenti nell’accordatura o rotture delle corde, dunque se tanto mi dà tanto il lavoro è stato compiuto in maniera giusta.
Faber consente di selezionare anche sellette in acciaio e titanio, persino singolarmente. È d'altronde possibile scegliere il titanio come materiale costitutivo di tutte le parti interessate, pagando una sostanziale differenza di prezzo. Inoltre tutte le parti acquistate sono presenti in finitura nuova o aged, sia nickelate sia dorate.

Una Traditional dal suono tradizionale

Veniamo ora alle differenze percepite. Ho atteso un po’ prima di proporre quest’articolo in quanto doveva esaurirsi l’effetto delle corde nuove. Dunque, la presenza dell’acciaio, di un raccordo diretto tra il ponte e il legno in luogo di boccole e viti separate, le vitine che saldano lo stesso in maniera importante, lo stoptail radente il top che aumenta la pressione delle corde sulle sellette sono tutti fattori responsabili di un incremento del sustain.
Non si tratta di qualcosa di sconvolgente, per cui se avete 100 e rotti euro da investire e se siete alla ricerca di un incremento della durata delle note vi sconsiglio questo intervento. Stiamo parlando di sfumature su una chitarra, la mia, che non aveva comunque problemi di durata delle note, che però rimangono piacevoli scoperte inaspettate al termine del lavoro.

Parlando invece di suono, il discorso si fa assai interessante. Per quanto mi riguarda la componente principale nel cambiamento è sicuramente il materiale di cui sono fatte le sellette: l’ottone, che conferisce quella sorta di tintinnio twangoso, che si accompagna a un aumento considerevole delle armoniche che fuoriescono dal V30 del mio ampli. Vi assicuro però che l’incremento di volume del suono che proviene dalle corde a chitarra non pluggata in taluni momenti è sconcertante e le alte si fanno sentire a sufficienza da dover chiudere il tono in taluni frangenti, cosa questa sconosciuta prima degli upgrades operati. Le medio-basse non sono più in evidenza e le basse hanno perso quella compattezza granitica in favore dello slabbramento tutto vintage caratteristico di certi strumenti d’annata (mi posso solo attenere ai video su YouTube, alla musica che ascolto e alle mie copie Les Paul "vintage" anni '70).

Consiglio questo interventi a chi vuole una Les Paul che suoni in stile Pearly Gates. Se amate suoni più moderni e usate distorsioni più violente allora tenetevi la vostra Gibson USA così come vi è arrivata a casa, elettronica a parte, che io cambierei sempre e comunque.

Una piccola soddisfazione che mi voglio togliere è che avendo tolto le boccole dal top ho potuto saggiarne anche lo spessore e vi posso assicurare che è bello spesso, contrariamente a quanto mi è capitato di leggere in giro di tanto in tanto in riferimento a fantomatiche teorie che vorrebbero le Gibson post-2007 come chitarre di serie B rispetto a quelle precedenti. Non sono così maniaco da aver confrontato il peso tra il vecchio hardware e quello nuovo, ma sullo stoptail vi posso garantire che la differenza si sente eccome.

Di seguito la lista precisa di ciò che alla chitarra è stato montato per ottenere i risultati attuali:
- N.4 potenziometri logaritmici Bourns da 500Kohm (codice di riferimento PDB241-GTR03-504A2)
- N.1 Condensatore carta-olio Pio Russian Cap K40Y-9V 400V 15nF
- N.1 Condensatori carta-olio Vintage Pio Russian Cap K40Y 400V 22nF
- N.1 Faber iNsert-NG, Bridge Stud/Adapter, Nickel plated, gloss (one pair)
- N.1 Faber TL-ING, Inch thread, nickel gloss
- N.1 Faber TP-59NG, Vintage Spec ALU Stop Tailpiece, nickel, gloss
- N.1 Faber ABRL-59BG, Nickel plated, natural brass saddles, gloss finish
Inoltre per puro senso estetico sono stati sostituite le manopole con dei top hat in finitura gold originali Gibson e la trussrod cover con una blank, anch’essa originale Gibson.

Per completezza di informazioni gli upgrade in totale non arrivano neanche a 200€. Sinceramente sono felice di aver personalizzato il mio strumento tutto da solo e a chi dovesse obiettarmi che la chitarra non essendo più originale abbia perso di valore rispondo che non ho intenzione di venderla e che se volessi riottenere il suono precedente, e ci tengo a sottolineare solo ed esclusivamente per questo motivo, è tutto altamente reversibile.
Detto ciò non mi sogno di ritenere la mia chitarra all’altezza di una Custom Shop, che rimarrà sempre uno strumento da 1000€ in più con ciò che in termini di pregio questo comporta, ma sicuramente la mia Les Paul suona come per me deve suonare una Les Paul e questo mi basta. Inoltre la soddisfazione è tanta perché ho verificato se ciò che ipotizzavo corrispondesse al vero oppure no e posso dire di conoscere il mio strumento in maniera piuttosto "intima".

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