Una didattica ben strutturata è un aspetto chiave per la diffusione della cultura musicale tra i giovani. All'incontro "Il Sud Riaccende La Musica", Gianni Rojatti ha condiviso dei parallelismi tra quella che era l'interazione musicale delle generazioni passate e la fruizione da parte degli adolescenti del nuovo millennio. Di seguito è riportato il suo intervento.
C'era un film, nel 1985, che si intitolava "Ritorno Al Futuro". È la storia di un adolescente che gode anche di una certa popolarità a scuola. È un ganzo, un figo. Per una serie di disavventure viene catapultato negli anni '50. Inizialmente viene visto come un alieno, deriso, ma poi alla fine del film si riscatta e, di fronte a quelli che in quel momento sono suoi coetanei ma che in realtà sarebbero i suoi genitori, diventa l'eroe perché a un festino fa un assolo di chitarra. Fa un assolo di chitarra esplosivo e strega la platea. Immaginate quella scena oggi. Se ora dovessimo fare un film in cui un adolescente diventa l'eroe di una festa lasciando tutti a bocca aperta, un assolo di chitarra sarebbe l'ultima delle soluzioni.
Il grande problema di oggi è che suonare non è più una cosa di moda, non rappresenta più un sistema con cui un ragazzo può diventare veramente trendy agli occhi dei suoi coetanei. Essere visti come strumentisti validi e virtuosi oggi è sempre di più una cosa veramente di nicchia che interessa esclusivamente ai ragazzi che hanno una cultura nell'ambito, grazie anche a una formazione familiare che l'abbia educati negli anni alla musica. La musica oggi, purtroppo ed è brutto a dirsi, non è più di moda. Quello che negli anni '70 era la rock star, cioè quello che rappresentava il massimo della trasgressione, della capacità di stregare, oggi è il tronista, quello che vince un talent… I ragazzi di oggi non hanno gli strumenti ermeneutici per capire la capacità della musica.
Prima è stato citato il neomeodico. Il neomelodico - e non so se è un elemento positivo - fa dei grandi numeri perché tratta delle tematiche molto vicine alle persone. Ma se noi analizziamo un altro fenomeno "trash" della musica quale può essere il punk, beh, anche il punk aveva delle tematiche molto crude e vicine alle esigenze dei giovani, per esempio la disoccupazione, l'emarginazione. Però, in una musica così di rottura come il punk c'erano degli elementi musicali assolutamente innovativi. Il punk faceva breccia in una scena musicale che era quella degli anni '70, del rock progressive, dell'hard rock, musica molto elaborata contaminata con della musica classica. Il punk inserì sì degli elementi primordiali, ma che comunque presupponevano grandi capacità musicali. Si dovevano suonare gli ottavi con un approccio ritmico alla chitarra in maniera molto precisa e serrata, si esploravano nuove sonorità. Purtroppo, invece, nel neomelodico e in molta musica che va oggi c'è ugualmente la capacità di importare dei contenuti in cui i ragazzi possano identificarsi, ma non c'è nulla di realmente interessante dal punto di vista musicale. Pensate che addirittura il neomelodico rappresenta per molti musicisti la possibilità di monetizzare, di fare un tour, ma poi gli si ritorce contro perché chi fa questo tipo di cose magari viene guardato non bene dai musicisti di una certa levatura, è quasi controproducente. In generale, comunque, ci troviamo di fronte a un tipo di proposta musicale che spesso snobba gli strumenti suonati. Musica che si basa sull'elettronica, sui campioni, per cui la situazione dal mio punto di vista di didatta è decisamente triste: la musica non rappresenta più un modo in cui il ragazzo possa sperare di ritagliarsi un posto al sole per essere l'eroe all'interno del suo gruppo. Non vedo, in molte delle proposte musicali attuali, la capacità di mettere in gioco anche l'abilità dello strumentista. La musica è sempre più fatta di contenuti, di testi, di grandi produzioni. Ma le produzioni di oggi sono produzioni elettroniche, ci sono dei DJ, dei produttori, che comunque hanno la loro valenza, ma lasciano sempre meno spazio a chi suona uno strumento tradizionale.
Inoltre c'è un'altra riflessione che mi lascia a bocca aperta: non esiste più la fruizione dei dischi. Un tempo la maniera migliore, per un giovane, di avvicinarsi alla musica era ascoltare i dischi. Ora chi li ascolta? Chi li compra? Pensate che io per la cresima mi sono fatto regalare lo stereo. Oggi i ragazzi non solo non ascoltano la musica nemmeno più col computer e lo stereo neanche sanno cos'è, ma l'ascoltano col cellulare. Questo innesta dei meccanismi stranissimi: i ragazzi fanno fatica a pensare che esista un album di un artista, considerano invece le canzoni di un artista. Se tu suggerisci loro di ascoltare un artista, loro scaricano immediatamente tutta la discografia. Non riescono a percepire l'atmosfera di un disco, le esecuzioni strumentali… c'è una confusione totale, non ci sono i dischi. Per cui i ragazzi non riconoscono questi valori della musica, è difficile per loro concepire un ascolto sensato, guidato in una corrente musicale o un percorso. Io credo che sia nostro dovere cercare di fornire, attraverso una formazione che è la didattica, gli strumenti per far riacquisire ai ragazzi il senso del valore delle capacità che può avere un bravo strumentista. Certo, è paradossale che la musica rock abbia attecchito come musica di rottura e adesso ci troviamo noi dall'altro lato della cattedra a doverla spiegare ai ragazzi. Spesso la musica moderna ha funzionato proprio perché era un'alternativa alla formazione classica. Quello che noi, per esempio, con la didattica di Accordo stiamo cercando di fare è provare a fornire gli strumenti interpretativi della musica. Tentare di riavvicinare i ragazzi, cercando di farli partire il prima possibile, per avere i mezzi per decifrare la bontà o meno di una proposta musicale. Questa è, tutto sommato, l'analisi della situazione per come la posso vedere io adesso, e il mio suggerimento è cercare di far avvicinare i ragazzi alla musica attraverso la didattica, la formazione delle scuole che deve cercare anche di essere più attenta ai gusti effettivi. Le scuole che mirano a formare dei musicisti professionisti spesso non trattano, se non in minima parte, tutto ciò che riguarda il rock, il punk, o il metal, a favore invece di altri stili come il jazz. Un punto cruciale sarebbe quello di fare della formazione musicale cercando di partire da quelli che sono i gusti e le attitudini dei ragazzi.
Gianni "Jana" Rojatti |