Il recente dei Måneskin ha prodotto reazioni di ogni genere, in gran parte , spesso accade in Rete e come si legge nei pochi, ma significativi esempi qui sopra.
Ma noi siamo musicisti, perdiana! Quindi anziché giudicare cogliamo l'occasione per ripercorrere la storia di una pratica che è profondamente radicata nella musica rock.
Londra, 1964. Il soffitto della "Railway Tavern in Harrow and Wealdstone" dove suonano dei giovanissimi The Who è talmente basso che Pete Townshend lo urta con la paletta della sua Rickenbacker. Il manico si spezza, ma nessuno se ne accorge, Pete perde le staffe e completa l'opera, prima picchiando la chitarra per terra, poi contro l'amplificatore. Il pubblico è affascinato e apprezza la performance a tal punto che Pete decide di renderla un momento fisso degli show, con coreografie sempre più epiche, facendo di un evento accidentale un rito propiziatorio da dare in pasto al pubblico. Comincia così l'era delle chitarre spaccate.
Il film Blow-Up di Antonioni è un capolavoro assoluto, godibile oggi, ma stupefacente nel 1966 per l'uso magistrale delle allegorie. La Nikon F di David Hemmings nel cassetto della Rolls Royce e l'elica di legno acquistata non si sa perché emozionano quasi quanto la bellezza di Jane Birkin e Vanessa Redgrave. Ma ancora di più emoziona l'episodio con gli Yardbirds, quando il Vox di Jeff Beck gracchia e lui sfoga la sua frustrazione sulla Hofner semiacustica che sta suonando. Con quel film il "guitar smashing" viene consacrato come forma d'arte da uno dei più grandi registi della storia.
Grande amico di Pete Townshend, l'immortale Jimi Hendrix per un po' lo imita, poi - come spesso accade - l'allievo supera il maestro. Nel 1967, a Monterey Pop, si produce in un evento quasi voo-doo spruzzando carburante da accendisigari sulla sua Stratocaster, dandole fuoco e poi schiantandola contro ogni cosa solida a portata di manico. Ne fanno le spese il Marshall, il microfono e perfino la batteria, ma Jimi ha aperto la strada a una evoluzione del "guitar smashing" che continuerà anche dopo la sua morte prematura nel 1970.
A raccogliere l'eredità di Hendrix è Paul Stanley, che a partire dai primi anni Settanta e per vari decenni si diverte a devastare le sue Ibanez. Le imponenti coreografie dei Kiss aiutano e Paul porta il "guitar smashing" a vera propria forma d'arte alternativa, con le Ibanez messe al rogo come Giovanna d'Arco, tra fiamme altissime e folle in delirio.
Nel settembre 1979 i Clash suonano in uno dei luoghi di musica più importanti di New York, il Palladium, purtroppo demolito nel 1997. Il teatro è stipato e le guardie impediscono alle persone sedute di alzarsi e ballare. La cosa non piace a Paul Simonon, che dichiara tutta la sua avversione all'ordine costituito schiantando il suo Precision Bass. A differenza degli altri questo episodio è unico nella carriera di un bassista certo non delicato coi suoi strumenti, ma non fino al punto di fare de "guitar smashing" (o meglio, "bas smashing") un momento ricorrente dei concerti.
Anno 1980. Alla fine del concerto dei Plasmatic al New York City’s Pier 62 la mitica Wendy O. Williams lancia una Cadillac stipata di esplosivo contro il palco dove la band si è esibita fino a qualche istante prima. I musicisti si dileguano giusto in tempo, il materiale è completamente distrutto. È un momento clou della carriera della straordinaria musicista-artista, che va oltre il "guitar smashing" visto che le sue chitarre le fa a pezzi con una sega elettrica.
Richie Blackmore è un altro feroce "guitar smasher". Comincia negli anni Settanta a spaccare le sue Stratocaster e prosegue nel tempo, accanendosi sempre di più e scagliandole con una tale furia da renderle irriconoscibili. Il giochetto continua fino al 1987, quando una Stratocaster che sta subendo il trattamento si vendica spezzando dito del chitarrista, tanto che i Deep Purple devono annullare i concerti successivi.
Kurt Cobain adorava i pawn shop, quei negozietti americani in cui i poveracci impegnano qualunque cosa per racimolare qualche dollaro. Miniere di chitarre anche di gran classe nei primi anni della vintagemania, i pawn shop sono presto diventati fonti inesauribili di chitarre in genere scadenti, proprio il genere più amato (si fa per dire) dal chitarrista dei Nirvana, che ne ha schiantata schiantata almeno una a concerto per tutta la sua purtroppo breve carriera.
Nel 1991 Garth Brooks, superstar del country, schianta una Takamine acustica contro quella del suo chitarrista Ty England alla fine di un concerto alla Reunion Arena di Dallas. Le chitarre vanno in pezzi, ma i pezzi della Takamine di Brooks vengono raccolti e conservati con cura fino al 2007, quando la chitarra viene rimessa assieme alla bell'e meglio e donata in beneficenza. Il "guitar smashing" impegnato per il sociale!
Nel corso del tour dei Muse del 2004 Matthew Bellamy ha battuto il record del "guitar smashing" schiantando ben 140 (centoquaranta) chitarre. Roba da Guinness.
Emily Armstrong, chitarrista della band post-hardocre Dead Sara assieme a Siouxie, è la più nota e attiva guitar smasher di sesso femminile. Ha schiantato una chitarra a concerto a partire dalla formazione della band nel 2002.
Ritzy Bryan, chitarrista dei Joy Formidable, passa alla storia come "early guitar smasher", avendo schiantato la sua chitarra a metà del primo brano del concerto della sua band al Reading Festival del 2010. Non è dato sapere con se qualcuno si è fidato a prestarle una chitarra per andare avanti.
"You give me just one fucking minute? I am not Justin Bieber, you mother fuckers!". Billie Joe Armstrong pensa che il cartello "1 minute" sia stato esposto per tagliare il tempo ai Green Day che si esibiscono a iHeartRadio Festival nel settembre 2012. Dopo una lunghissima serie di improperi il chitarrista frantuma la sua magnifica Les Paul TV blonde e se ne va mandando tutti... a quel paese. Si capisce che non stava benissimo perché dopo pochi giorni annuncia che sta entrando in un centro di riabilitazione per liberarsi dalla dipensenza da supefacenti e alcol.
E come non ricordare, a chiosa di questa rassegna... devastante, il "guitar smashing" dell'immenso, indimenticabile, geniale John Belushi? La chitarra che ci va di mezzo non è sua, ma del povero Stephen Bishop, aka "Charming Guy with Guitar", la cui esecuzione di "I Gave My Love A Cherry" è insopportabile per Bluto, il quale però. dopo aver dato sfogo alla sua rabbia, gli lancia un "sorry..." e con lo sguardo aggiunge "non ne potevo proprio fare a meno".
Riflessione finale di uno che di smashing se ne intende visto che l'ha inventato: Pete Townshend: “For me, it was an expression of a kind of youthful, artistic notion. It wasn’t about anger or my own frustrations”. Lunga vita al rock.
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