Quando arriva il CD di un collaboratore da sentire è sempre un problema, soprattutto se oltre che collaboratore è anche un amico. La faccenda si fa seria, e se poi non mi piace? Con questo spirito "stai preoccupato" mi sono messo all'ascolto del CD "Sacro e Profano", nuovo lavoro di Paolo Anessi e Simona Grasso. Dubbioso sui titoli (per me che recito "It's only rock and roll but I like it" come fosse l'Ave Maria, un CD che si apre col titolo "Guarda che luna" non è il massimo dell'appeal), l'ho sparato dall'iPhone nel totale disprezzo della richiesta dell'autore ("sentilo su un buon impianto"). Dopo due pezzi ho capito che stavo facendo un torto a un gran lavoro, così ho schiacciato STOP e l'ho mandato sull'impianto stereo. E si è riempita - letteralmente - la stanza di musica, come non capita spesso.
Allora, in questo album ci sono almeno tre valori importanti: la voce, l'arrangiamento e le chitarre. La voce. Simona Grasso è un talento naturale, con un'intonazione perfetta e un gran feeling. Interpreta con originalità, a volte è provocatoria (cioè affronta in modo "profano" brani che per molti sono "sacri"), dispone di una musicalità che non è da molti. Alcune piccole ingenuità nell'interpretazione (beata gioventù) sono segnali positivi, a dimostrare che Simona ha ancora tanto margine per crescere. E chi la ferma quella? L'arrangiamento. Dimostra tutta la geniale follia creativa di Paolo Anessi e non mi riferisco solo agli effetti speciali, usati sempre con garbo e misura. Tutto è ripreso perfettamente, inclusi i deliziosi rumori delle dita sulle corde, chiarissimo, davanti e anche intorno, con una spazialità notevole, sembra di avere tutto lì, strumenti e voce, al posto giusto come in un club eppure ti avvolge. Se ascolti con attenzione ti rendi conto che quella sensazione di naturalezza è in realtà frutto di un lavoro certosino, creativo e rigoroso, sia in fase di ripresa, sia di produzione.
Infine le chitarre. Ecco, qui Paolo ha gioco facile, perché le sei corde lui le sa accarezzare con tocco gentile, rispettoso della tradizione jazz, ma al contempo con quel frizzo in più di chi ha masticato tanti generi ed è capace di sorprendenti con improvvisi guizzi tecnici. Che fosse bravo si sapeva, ma qui, sul suo terreno, dà il meglio.
Riassumendo. Jazz vero, quello nato nei ghetti per essere intrattenimento povero. Un jazz di pronta beva, piacevole da ascoltare, sapientemente incrociato con la nostra tradizione popolare. Un babà di CD, accattatevìllo a SHG e magari fatevelo firmare da Paolo e Simona, che non mancheranno di esibirsi per la gioia di tutti.
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