di Lucanu [user #24570] - pubblicato il 09 maggio 2013 ore 20:59
...su un palco tra la fine degli anni 60 e tutti gli anni 70.
Ciao a tutti,
da un po' di tempo in particolare, ma da tanto tempo in realtà mi sto facendo una domanda che paradossalmente nessuno ha mai davvero saputo rispondere, o meglio, nessuno ha davvero spiegato bene.
Credo, come molti di voi chitarristi, amiamo (quasi) tutti il gran suono che un Marshall Plexi da 100W può esprimere, specie quando si tira su il volume e l'ampli comincia a saturare. Molti di noi amano il suono di Hendrix o gli AC/DC con quei muri di Marshall dietro.
La mia domanda-osservazione però in realtà è un po' complessa. Parlo per esperienza personale in particolare.
Tra la fine degli anni 60 e quasi tutti i 70 quando non c'erano veri stompbox con overdrive (a parte il fuzz) per ottenere un vero suono overdrive alla AC/DC bisognava tirar su l'ampli col volume. Ma quanto era possibile resistere a certi volumi su un palco? Me lo chiedo da suonatore, cantante, fonico. Senza un attentatore dietro (oggi decisamente reperibile) o un master volume non è umano lavorare in quel modo. Mi chiedo cosa sentisse sul palco uno qualunque del gruppo.
Il batterista sostanzialmente non poteva contare su un sistema di monitor tali da eguagliare il volume di questi mostri, lo stesso chitarrista non sentirebbe altro, il cantante avrebbe le proprie spie ad un volume tale che probabilmente il suo microfono entrerebbe in larsen perpetuo. Senza contare poi chi doveva gestire il PA.
Allora, a parte la registrazione in studio, quali erano i metodi di allora per attenuare o meglio gestire questo tipo di situazione?
Quando vedo un vecchio live con questi muri di Marshall mi chiedo sempre se chi stava sul palco sentiva qualcosa oltre la chitarra…
Spero di aver spiegato al meglio il mio dubbio amletico e la mia ignoranza.