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Reverend Thundergun, vintage ma non troppo
Reverend Thundergun, vintage ma non troppo
di [user #16167] - pubblicato il

Abbiamo provato un basso con un taglio stravagante. Un look che strizza l’occhio al passato, ma con un’elettronica moderna e versatile. Lo abbiamo messo in mano ad Enrico Galetta da BassLine per un test approfondito.
Thundergun è un nome rock, il basso che lo porta lo è altrettanto. Il Reverend che abbiamo tra le mani è un quattro corde dalle forme (così come il nome) vagamente ispirate al Thunderbird Gibson, un’altra arma da rock micidiale. Il body è in Korina ed è coperto da una sottile vernice blonde, denominata dalla casa americana Vintage Clear, splendida nell’abbinata con il battipenna nero che fa subito Telecaster. Sono molto belli anche gli altri due colori a disposizione, il Wine Red e il Midnight Black, ma il Vintage resta il nostro preferito, soprattutto perché sottolinea le forme non canoniche del body, con uno scalino che mette in evidenza la zona dei pick up.

Entrambi i megnieti sono realizzati dalla stessa Reverend. Al ponte troviamo un humbucker, il Thick. Un magnete ceramico, dotato di un buon output, per spingere bene soprattutto quando si compete con batterie e chitarre incazzate. Al manico invece lo Split che, nonostante sfoggi le stesse dimensioni del collega, è un single coil P style, con magneti sfalsati con medi più in evidenza. I controlli a disposizione sono tre, volume tono e pan. Quest’ultimo è un potenziometro che semplicemente miscela i due microfoni, dando la possibilità di ottenere molte più sfumature rispetto a un selettore a tre vie e più comodamente rispetto alla classica elettronica Jazz.

Reverend Thundergun, vintage ma non troppo

Anche il manico a 22 tasti medium jumbo è realizzato in Korina. Anziché in un sol blocco però, questo è un laminato in cinque pezzi, l’essenza del body è alternata al più scuro noce. Questo permette di dare una maggiore solidità alla struttura, garantendo assieme alle meccaniche un’accordatura stabile.

Ancorato con quattro viti al corpo troviamo infine il ponte Lock Down. Questo è realizzato con un blocco di acciaio cromato, dall’aspetto solido e durevole. Le quattro sellette sono bloccate da una vite a brugola, questo permette (a detta della casa produttrice) di trasmettere al meglio le vibrazioni della corda al corpo. A differenza delle sellette classiche che poggiano su due sottili viti quelle del Thundergun sono completamente a contatto con il basamento del ponte.

Colleghiamo quindi la tuono-pistola ad una testata Aguilar con cassa Alusonic in alluminio. Cominciamo aprendo il solo pick up al ponte. Il timbro del Reverend si dimostra subito punchy, carico quanto basta di basse, ma con medie e alte sempre intellegibili e ben riconoscibili. Con un plettro tra le dita si è pronti per qualche scorribanda hard rock. La voce solida e piena garantisce una presenza importante anche quando si torna a suonare con le dita. Spostandoci verso il pick up al manico la situazione cambia radicalmente. Le medie emergono con più vigore e dal cono scaturisce una timbrica più nasale, ideale per spostarsi su ambiti più bluesy, ma perché no, jazz. La qualità con cui è realizzato il Reverend non emerge solo dall’amplificatore, ma si percepisce anche sotto le dita. Le finiture curate, i materiali di pregio fanno il paio con un peso contenuto e una buona comodità. Il manico in particolar modo regala un buon feeling fin da subito. Non è sottile, ma ha un piacevole profilo arrotondato che accoglie la mano senza affaticarla. La buona ergonomia è merito anche del buon setup che ha subito lo strumento in negozio, ma già di base si presenta come un ottimo strumento.


Il Reverend Thundergun è un basso che sulle prime può sembrare vintage oriented. L’elettronica però lo rende super versatile e non è solo un’affilata arma da rock, sa essere gentile e rotondo all’occorrenza oppure aggressivo e veramente cattivo. Il prezzo che si aggira intorno ai 1200 euro è appropriato vista la qualità messa in mostra dallo strumento, una prova è vivamente consigliata.


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