Non cercato lo Zoom G3 come soluzione unica, quindi con aspettative elevate su tutti i vari contenuti. Il motivo principale per cui alla fine ho ceduto alla GAS è stato il looper. Pare strano, ma avendolo preso usato a 100 euro tondi, non esiste un looper a due footswitch meno caro. Già, due footswitch, ovvero uno per record/overdub e l'altro per stop/erase. Vengo da un Ditto a uno switch solo, e stoppare il loop a tempo col doppio tap è un'esperienza mistica che non voglio più dover fare.
Quindi eccolo qui, lo Zoom G3.
Come looper ha quaranta secondi senza Undo, venti con. Si regola il livello del loop, tempo e quantizzazione (funziona assieme alla drum machine, vedremo) e benché non abbia i cinque minuti del Ditto, mi va benissimo. In fondo ambisco solo a registrare qualche battuta su cui fare i solo o improvvisare. Primo obbiettivo raggiunto.
Dicevamo che fa anche da rudimentale drum machine. E dico rudimentale perché, mentre il looper è ben pensato e integrato col resto delle funzioni, la parte ritmica un po' delude. Sembra aggiunta di fretta e senza convinzione. C'è una manciata di stili, loop molto semplici, ma il problema non è questo. Piuttosto, si attiva non da footswitch, ma si deve passare in modalità drum machine con un piccolo tasto da premere con le dita. Scomodo. Poi si potrà passare alle altre funzioni via footswitch, ma non si potrà tornare alla parte ritmica. Finché ci si rimane, si può stoppare via footswitch, ma se se ne esce no. Quindi questa funzionalità in soldoni è utilizzabile in modo molto limitato, giusto per esercitarsi.
Veniamo alle funzionalità per cui questo multieffetto è più noto, ovvero le simulazioni di amplificatori e pedali.
Il sistema è abbastanza intuitivo, si può farlo funzionare a patch, classicamente, o passando in una modalità in cui i vari effetti della patch sono visualizzati singolarmente, ciascuno associato a uno dei tre schermi e ai propri controlli diretti. Questi passaggi si ottengono tenendo premuto uno degli switch, e gli shortcut sono sempre mostrati sugli schermi o vicino agli switch direttamente sullo chassis. Insomma, a prova di chitarrista mono-neurone.
Pur avendo solo tre schermi, può avere fino a sei effetti in pedaliera virtuale. Si può scorrere su e giù lungo la catena premendo due switch contemporaneamente. Non è la cosa più comoda del mondo, ma funziona.
Anche passare da patch a pedaliera singola ha le sue stranezze: dicevamo che si passa tenendo premuto, giusto? Solo che, se premo e tengo premuto uno switch su cui è associato un effetto, questo si attiverà o disattiverà fino a quando il sistema capirà che volevo solo passare alle patch. A quel punto cambierà stato, creando di fatto un momento di discontinuità.
Spippolare il singolo ampli o pedale è comodo e intuitivo, con i tre controlli rotativi a scatti infiniti (odio i controlli virtuali con fondo corsa che ho trovato su arnesi come il MicroKorg) e i pulsanti per cambiare effetto e passare alle sottopagine. Insomma, cambiare effetto non è proprio comodissimo: non sono organizzati in banchi, quindi cercando qualcosa ci si ritrova a scorrerli tutti.
Ok, ci siamo, ho capito come accedere alle funzionalità. Ora si suona. Ho avuto sorprese sia positive sia negative, anche se quelle positive sono predominanti.
Gli ampli sono variegati, dai Fender clean, ai Marshall vintage e moderni, fino ad altri classici come Orange, Bogner, Hiwatt, e modelli decisamente hi-gain come Diezel e Mesa.
Ho trovato una qualità un po' altalenante, anche se mi è andata bene: i miei preferiti mi paiono venuti piuttosto bene, e parliamo di Bassman, plexi, Bluesbreaker. C'è una fedeltà in termini di pasta sonora davvero notevole, una dinamica realistica, insomma questi modelli mi hanno davvero sorpreso. Avevo provato vari Pod e parecchi software su PC con poca soddisfazione, ma questi modelli digitali sono davvero di un livello elevato.
La sfida per me però è: riusciranno a essere più convincenti, ma soprattutto più goduriosi da suonare di quello che uso per le sessioni in cuffia? Sto parlando proprio di resa diretta in cuffia.
Avendo due ampli valvolari che tutto sommato mi piacciono, non sento il bisogno di trasformarli con lo Zoom. Per la cronaca ci ho provato, ma continuo a preferire gli originali. Probabilmente la prova corretta sarebbe tra l'altro nel PA e non nella testata.
Dicevo, per me il riferimento per l'uso in cuffia è il Tech21 British (o suo fratello Blonde) che copre egregiamente le tonalità Marshall, da JTM45 a plexi. Ha botta, dinamica, complessità tonale. Lo metto nel mixer e lo posso trattare come un ampli vero a tutti gli effetti.
Le simulazioni dello Zoom G3 sono in termini puramente tonali, di contenuti armonici, anche più fedeli. Il plexi è più plexi insomma. Però dove il digitale fallisce è su due fronti: il primo, stranamente, è quello dei bassi. Il Tech21 ha bassi corposi, largamente modulabili, mentre lo Zoom è un po' fiacco. Anche mettendo al massimo, impasta prima di dare botta. Il secondo punto debole è la dinamica. Tutto lo Zoom suona come una catena ben microfonata, ben compressa in modo non fastidioso, ma "pettinato". È come ci si aspetta una traccia registrata per benino, non come essere in sala davanti alla 4X12.
Quindi, a conti fatti, credo che continuerò a usare il mio fido preamp analogico. Ma vi assicuro che non siamo a un abisso.
Altri ampli mi sono invece parsi davvero brutti: dall'Orange che suona scatolosissimo ai vari Carr e Two Rock che, più che delle testate boutique, sembrano dei transistor da battaglia. Sono un po' deluso. Sugli hi-gain non mi pronuncio, non essendo un gran fan. Sono un po' rumorosi, in ogni caso.
Per i pedali vale un discorso simile: le modulazioni e gli effetti di delay, pitch shift e sintesi valgono l'acquisto, sono ineccepibili e, senza fare i puristi, ingannerebbero quasi chiunque in un blind test. Ci sono le solite cose poco usate ma che fa figo avere, come sinth simil organo, bit crusher, etc. Per quanto riguarda i pedali di overdrive e distorsione, invece, c'è di tutto. Si va dal TS808 che suona bene, ma più medioso di un TS9 vero in una prova A/B, mentre il TS808 vero lo ricordavo meno medioso del TS9. C'è il Distortion+ che è piuttosto fedele, ma anche il Big Muff che è totalmente inventato ovvero, pur suonando bene, non ha nulla della risposta del vero Muff, anche questo in una prova A/B diretta. Anzi, per assurdo ho trovato più divertente la versione digitale, rispetto al vero Muff che non mi è mai piaciuto troppo.
C'è il Fuzz Face che anche qui, provato a fianco dell'Hendrix Mini Fuzz Face vero, non ha praticamente nulla a che fare: non del tono, non della risposta al tocco. Pare una cosa del tutto diversa, scuro e poco usabile.
Insomma, a conti fatti, per me doveva essere un looper a due switch con "qualcosa in più" e, in quest'ottica e a questa cifra, il rapporto qualità/prezzo è assurdo in senso positivo.
Come piattaforma unica, senza altri pedali, invece mi pare troppo costretto e macchinoso, vuoi per i passaggi tra patch e pedali singoli, vuoi per navigare la catena di effetti.
La qualità delle simulazioni mi ha sorpreso in positivo ove funziona, mentre quelle meno ispirate sono da lasciare assolutamente stare. Non posso né voglio fare paragoni con AxeFx, Kemper o simili. Parliamo di oggetti che costano dalle dieci volte in su. Giudico quello che sento e c'è del buono, tutto sommato.
Dopo qualche giorno di utilizzo posso sottolineare pro e contro, e in generale penso lo userò per le cose in cui funziona bene, senza forzarlo a essere la pietra filosofale dei multieffetto.
Pro:
- Intuitivo! Si suona senza timore di perdersi in menu e impostazioni
- Looper: hey, funziona!
- Alcuni effetti sono davvero azzeccati (vedere la conclusione)
- Qualità di alcune simulazioni ma...
Contro:
- ... altre sono inascoltabili
- Sento la mancanza di un controllo master volume fisico
- Drum machine non integrata nel sistema, e all'atto pratico di uso limitatissimo
- Resa dei toni bassi in genere
- Simulazioni di cassa sempre associate agli ampli e non utilizzabili separatamente in catene ibride digitale/analogico.
Io l'ho messo al termine della catena della pedaliera, prima di lui ci sono il Tech 21 British, un paio di delay, un paio di overdrive, un wah e un Fuzz Face. Allo Zoom lascio fisso uno degli effetti più azzeccati, "Air" ovvero una spazializzazione che simula la risposta di impulso di una stanza. È convincente e dona anche al mio preamp analogico quel che di realistico, davvero essenziale dopo averlo provato. Poi passo al digitale se voglio un suono clean diverso e, ovviamente, il looper.
Se mi ostinassi a volerlo promuovere o bocciare finirei per odiarlo, avendo difetti oggettivi. Usandolo intelligentemente e nelle cose in cui eccelle, invece, ha migliorato sia il mio suono sia il mio piacere di suonare con un looper decente.